Ancora una settimana molto negativa per il Dollaro Neozelandese che si conferma una delle peggiori divise del 2025 a causa di un mix di fattori negativi che simultaneamente stanno agendo da freno ad ogni tentativo di ripresa.
L’economia locale batte in testa e questo ha costretto la Banca centrale (la RBNZ) ad abbassare i tassi negli ultimi mesi. Probabilmente non siamo però ancora arrivati al punto di minimo e nel prossimo meeting la RBNZ potrebbe dare un’altra sforbiciata viste le notizie che arrivano dallo stato dell’occupazione (Riunioni Banca centrale Nuova Zelanda: le date dei meeting 2025).
Dollaro Neozelandese: pesa il differenziale dei tassi
Il differenziale dei tassi rimane un tema che zavorra il Neozelandese sia contro dollaro che contro euro. In un contesto economico recessivo come quello che si sta materializzando in Nuova Zelanda la svalutazione appare un passaggio inevitabile. I tassi di interesse a 2 anni si posizionano pochi punti base sopra quelli europei e questo rende meno interessante l’attività di carry trade, soprattutto con prospettive di nuove manovre di riduzione dei tassi.
Dopo il calo del secondo trimestre, la crescita dell’occupazione nel terzo trimestre è stata zero e questo conferma le difficoltà della congiuntura del Paese dell’area pacifica. La disoccupazione ha toccato il punto più alto dal 2016 con i senza lavoro al 5,3% a testimonianza che ancora l’easing monetario non ha inciso profondamente sullo stato dell’economia.
I dati della bilancia commerciale cinese hanno accentuato lo scenario recessivo e la svalutazione del Kiwi. I numeri sono risultati al di sotto delle attese sia per l’export che per l’import di Pechino, paese a cui la Nuova Zelanda per ovvi motivi geografici è strettamente dipendente.
Le esportazioni cinesi sono infatti scese a sorpresa ad ottobre del 1,1% a causa del forte calo di spedizioni verso gli Stati Uniti (-25%), ma anche l’import batte in testa con un incremento anemico del 1% che rende lo spettro della deflazione ancora più vicino. Questa domanda fiacca naturalmente si ribalta a cascata anche su economie orientate all’esportazione di commodity come Australia e appunto Nuova Zelanda.
EUR/NZD verso i top dal 2009
La trade war vede indubbiamente la Nuova Zelanda come una vittima e nel rapporto di cambio EUR/NZD stiamo assistendo ad un progressivo quanto preoccupante deterioramento.
Con il superamento di quota 2 nel rapporto EUR/NZD il cross ha evidenziato una fragilità che adesso fa temere un sell off ancora più violento qualora i mercati finanziari entrassero in modalità correzione. Tecnicamente siamo in una zona quasi inesplorata per EUR/NZD con i massimi storici del 2009 a rappresentare un obiettivo a questo punto non impossibile per i prossimi mesi che risulterebbe particolarmente preoccupanti per le sorti dell’economia neozelandese.

Lo stesso discorso vale per NZD/USD che sta puntando nuovamente verso quella zona di 0,55 che dal 2020 in avanti ha sempre frenato il calo del Kiwi. Uno sfondamento verso il basso aprirebbe scenari tecnici molto negativi per il Dollaro Neozelandese. In questo momento eviterei qualsiasi presa di posizione sul Kiwi attendendo segnali di bottom concreti da parte del mercato.
