Durante la sua riunione di novembre, la Banca d'Inghilterra (BoE) ha confermato il tasso di sconto al 4%. La decisione è stata presa con 5 voti a favore e 4 contrari.
Questa scelta, in linea con le previsioni del mercato, arriva dopo un periodo di intensa incertezza economica e rispecchia la volontà della Bank of England di navigare con cautela in un contesto di inflazione in calo e dinamiche di crescita economica più deboli.
I dati recenti confermano una discesa dell’inflazione nel Regno Unito, con i prezzi al consumo che nel mese di settembre, in versione "core", hanno registrato un calo dal 3,6 al 3,5% (l'indice "headline" si è invece confermato al 3,8%).
La Bank of England non ha fretta
Nonostante alcuni segnali positivi, il Comitato di Politica Monetaria ha deciso di mantenere il tasso al 4%, indicando una posizione di cautela rispetto a un possibile allentamento delle politiche monetarie. Il vicepresidente della Banca, Martin Sartorius, ha dichiarato che, pur prevedendo un ulteriore calo dell'inflazione nel 2026, la Bank of England non intende "accelerare" il processo di riduzione dei tassi per evitare che i rischi di una reazione tardiva dei consumi o del mercato del lavoro possano compromettere il recupero.
Dal punto di vista del mercato valutario, la conferma del benchmark al 4% non ha avuto un impatto immediato sul cambio GBP/USD. La reazione iniziale del mercato ha visto la sterlina rafforzarsi leggermente dopo l’annuncio, grazie alla conferma che la Banca d’Inghilterra non è pronta a intraprendere un ciclo di riduzione dei tassi troppo aggressivo, un fattore che sostiene la percezione di un ciclo di politica monetaria relativamente più elevato rispetto alle altre principali economie.
Dai minimi degli ultimi sei mesi in zona 1,30 toccati il giorno prima dell’annuncio, stiamo assistendo ad lieve recupero che ha riportato il pound in zona a 1,315.
Ieri un indebolimento della moneta d'Oltremanica è stato innescato dalle indicazioni arrivate dal mercato del lavoro: a settembre il tasso di disoccupazione è salito dal 4,8% al 5%, la crescita delle retribuzioni è passata dal 5 al 4,8% mentre le richieste di sussidio, ad ottobre, sono aumentate da 400 a 29 mila unità.
Debolezza economica e spread tra politiche monetarie pesano sul pound
La debolezza strutturale della crescita economica nel Regno Unito continua a influenzare le aspettative per la sterlina. L'instabilità politica, unita alla debole crescita del PIL (ancora sotto la media delle economie avanzate), limita il potenziale di rialzo del pound nei confronti del dollaro, che beneficia della solida performance economica negli Stati Uniti e delle aspettative di una Fed più aggressiva in politica monetaria.
La disparità tra le politiche monetarie della Fed e della BoE potrebbe continuare a esercitare pressione sul GBP/USD, infatti se la BoE dovesse ridurre il costo del denaro, mentre la Fed dovesse mantenere i tassi attuali (come recentemente paventato dal chairman Powell), il differenziale di rendimento finirebbe per spingere il dollaro.
Nel medio-lungo periodo, la crescita economica e l’andamento dell’occupazione in Gran Bretagna diventeranno fattori chiave. Se l'inflazione continuerà a scendere senza compromettere la crescita, la Banca d’Inghilterra potrebbe essere più propensa a iniziare il ciclo di allentamento dei tassi verso metà 2026, ma solo se le previsioni economiche indicheranno una crescita stabile e sostenibile.
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