Il dollaro USA è tornato tra le valute preferite dagli investitori. Quest’anno il Dollar Index - l’indice che misura l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere delle principali divise - è sceso di circa otto punti percentuali, ma ha recuperato quasi il 4% dai minimi di settembre. Uno dei motivi per cui gli operatori valutari hanno ripreso a comprare dollari è legato al carry trade.
Rispetto a valute come lo yen e il franco svizzero, il dollaro USA mantiene ancora un vantaggio significativo in termini di rendimento. Di conseguenza, prendere a prestito denaro denominato in monete a basso rendimento per investirlo in valute con un ritorno più elevato resta una strategia profittevole. Specialmente in un contesto di bassa volatilità, come quello attuale dopo l’approvazione al Senato americano del disegno di legge che ha posto fine allo shutdown nel Paese.
Il carry trade con il dollaro USA batte l’investimento in azioni
Fare carry trade con il dollaro risulta più conveniente che puntare sul mercato azionario. È quanto emerge da uno studio di Bloomberg che mette a confronto i rendimenti corretti per il rischio. In pratica, è stato confrontato il divario di rendimento tra il dollaro USA e i tassi di prestito in yen o franchi con i rendimenti degli utili, utilizzati come proxy per quelli azionari.
Tutto ciò è stato poi corretto per la volatilità implicita del mese successivo, misurata attraverso le opzioni su valute e azioni. Per le azioni cinesi, invece, è stata calcolata la volatilità realizzata. Mentre il rendimento da carry corretto per il rischio si aggira intorno allo 0,54% su base annua, le azioni statunitensi non offrono alcun ritorno, e i titoli cinesi rendono appena lo 0,23%.
"Il dollaro finirà per essere di nuovo una delle valute di carry più elevate", ha dichiarato Yuxuan Tang, strategist di JP Morgan Private Bank a Hong Kong. "Che si tratti di una prospettiva direzionale o di carry, si tratterà comunque di un dollaro forte", ha aggiunto. Secondo Aroop Chatterjee, stratega di Wells Fargo a New York, "i carry trade in dollari potrebbero rimanere interessanti finché il contesto macroeconomico e dei mercati finanziari resterà resiliente".
I rischi del carry trade
La strategia di carry trade basata sul dollaro USA non è però priva di rischi. Un’incognita importante riguarda la politica monetaria della Federal Reserve. Se la Banca centrale americana dovesse segnalare un taglio dei tassi d’interesse più rapido rispetto alle aspettative del mercato, la volatilità del dollaro potrebbe aumentare, mentre il suo rendimento si ridurrebbe. In tal caso, gli investitori troverebbero meno attraente comprare dollari, a causa del minor ritorno offerto, con conseguente pressione sui prezzi e possibile riduzione - o persino annullamento - dei guadagni da carry.
"Poiché la Fed potrebbe ancora ridurre con cautela i tassi di riferimento nel breve termine, il dollaro potrebbe rimanere un carry asset interessante", ha commentato Jacky Tang, Chief investment officer di Deutsche Bank AG per i mercati emergenti e responsabile della gestione discrezionale dei portafogli.
"Tuttavia, l’anno prossimo permane un’incertezza, poiché la Fed potrebbe modificare il ritmo dei tagli dei tassi con il nuovo presidente". Il mandato di Jerome Powell, infatti, scade a maggio 2026 e sarà probabilmente sostituito da una figura vicina al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, favorevole a una politica monetaria fortemente accomodante.