Nel mese di novembre l’euro ha perso terreno contro dollaro americano e diverse valute emergenti soprattutto dell’area Latam, mentre la moneta unica ha recuperato molto terreno su alcune divise asiatiche e dell’area pacifica.
In un mese di novembre contraddistinto nella prima parte dall’incertezza dello shutdown americano, dall’assenza conseguente di dati macro e quindi dalla scarsa visibilità della politica monetaria della Fed, il dollaro americano è stato un tipico "safe haven" (come il franco svizzero), ma anche diverse valute emergenti che hanno visto ammorbidite le condizioni sui dazi di Trump hanno sfruttato il momento.
Bene emergenti e Dollaro USA
Nello specifico, il real brasiliano ha guadagnato oltre il 2% grazie alla sospensione dei dazi del 40% imposti dall’amministrazione Trump su diverse commodity alimentari.
Bene anche il peso messicano in ripresa dopo il taglio dei tassi di interesse dal quale è emersa però la volontà della Banca centrale di fermare per il momento nuove manovre di riduzione nel costo del denaro che permetterebbero alla valuta centro americana di mantenere un ghiotto carry di rendimento reale ancora per diversi mesi.
Bene il rublo russo sull’onda non tanto della ripresa del prezzo del petrolio sempre stabile sui minimi, quanto sui successi bellici in Ucraina e sulla prospettiva di un piano di pace che vedrebbe il Paese come sostanziale vincitore di una guerra che dura da oltre 3 anni.
I guadagni si sono concentrati sul biglietto verde, soprattutto perché in seno alla FED sono evidenti delle spaccature circa l’evoluzione della politica monetaria che lascerebbero intendere poche manovre di taglio nei prossimi mesi oltre a quella già prevista. Il differenziale di tasso è così tornato a salire favorendo il dollaro rispetto all’euro.
Performance forex novembre: male l'area Pacifica
Tra chi è andato peggio c’è buona parte dell’area valutaria del Pacifico. A cominciare da quello yen giapponese colpito duramente da una serie di situazioni contingenti. L’atteggiamento ostile della neo premier verso la Cina e un eventuale attacco a Taiwan.
Un maxi pacchetto fiscale finalizzato a rilanciare la crescita, ma anche ad infiammare ulteriormente l’inflazione con una Bank of Japan a rischio indipendenza visto l’invito di Takaishi fatto senza giri di parole a non alzare i tassi di interesse per non ingolfare i benefici effetti del nuovo piano fiscale. Situazioni che hanno spinto lo yen su nuovi minimi valicando contro euro la delicata soglia di 180.
Male anche il won sudcoreano sull’onda della crisi in Borsa del tech e dei chip in particolare, affossati da corpose vendite nelle ultime settimane.
Infine, male anche il dollaro neozelandese, tra le peggiori valute della settimana, sul persistere di una condizione economica fragile di recessione e una politica monetaria dovish che rende meno attraente il possesso di debito neozelandese in termini di carry di rendimento ormai inesistente rispetto all’euro.
E ora si entra nel sempre molto volatile mese di dicembre che storicamente è sempre stato portatore di movimenti importanti soprattutto sulle valute a più alto rendimento. Vedremo chi si potrà fregiare del Santa Claus rally da qui a Natale e chi invece subirà le canoniche prese di profitto di fine anno.