Lo yuan cinese sta di nuovo perdendo terreno, a conferma di una recessione globale che potrebbe toccare anche Paesi che hanno la “necessità” di crescere per evitare disordini sociali, come la Cina. Lo scorso maggio, mi ero occupato della valuta cinese in questo articolo. In quel momento USD/CNY si era reso protagonista di una spike di prezzo che aveva messo in chiaro come ogni cambiamento nel trend rialzista di lungo periodo fosse prematuro da mettere in preventivo per l’ultima parte dell’anno.
Mi sentirei di ribadire la conclusione di quell’articolo “Siamo al rialzo bisettimanale più forte degli ultimi 10 anni, anche più marcato di quello di agosto 2015 quando le autorità cinesi all’improvviso colsero di sorpresa i mercati svalutando lo yuan. Il grafico parla chiaro. Rientrato sopra la linea di tendenza rialzista, per le quotazioni si riaprono le porte di un recupero che potrebbe tornare a spingersi fin sotto quota 7, a quel punto un’occasione per rifare il punto della situazione e valutare se bond ed equity cinesi stanno esprimendo un corretto rapporto tra rischio e rendimento”.
USD/CNY: prossimo obiettivo area 6,9-7,1?
Gli eccessi di volatilità di maggio sono adesso rientrati con un consolidamento di un paio di mesi che ora mostra tutta la volontà di terminare e muoversi verso l’alto. Il rialzo dei tassi americani è sicuramente una delle cause di questo processo di svalutazione dello yuan: i Treasury sono più appetibili in termini di rendimento e l’onere sul debito dei Paesi emergenti è maggiore.
L’inflazione in Cina rimane moderata al 2,7%, ma prezzi alla produzione in calo mensile a luglio dell'1,3% confermano che la politica monetaria può avere spazio per ulteriori allentamenti. Questo è positivo per i corsi obbligazionari ma non per la valuta, anche se i rendimenti reali si mantengono neutrali. Non si ravvisano per il momento tensioni sul mondo corporate, almeno con rating investment grade. Gli spread creditizi sono infatti ai minimi di sempre.
La vicenda Taiwan e lo stretto legame con la Russia impongono prudenza e così i deflussi hanno raggiunto livelli visti ai tempi della svalutazione del 2015. Questa volta la Cina non agirà volontariamente sulla leva valutaria ma potrebbe favorire il trascinamento verso il basso da parte del mercato nel valore dello yuan. Ribadisco quindi le previsioni: un ritorno in zona 6,9/7,1 nei prossimi mesi è da mettere in preventivo. A quel punto si osserverà il quadro grafico e fondamentale per capire se ha senso rientrare sullo yuan cinese.