Il Senato americano non è riuscito ad approvare il disegno di legge temporaneo per estendere i finanziamenti federali, aprendo così la strada a un nuovo shutdown. Il voto, fermatosi a 55-45, non ha raggiunto la soglia minima dei 60 consensi necessari. Alla base del fallimento c’è lo scontro politico sulla sanità: i Democratici spingevano per includere il rinnovo dei sussidi dell’Affordable Care Act, mentre i Repubblicani chiedevano di rinviare il tema a un dibattito separato. In assenza di un accordo, il governo federale si prepara a fermare parzialmente le sue attività. In questo articolo e nel video in allegato, vedremo nel dettaglio quali saranno i rischi di questa situazione per lo S&P500.
Shutdown USA: dati economici e rischi per la Fed
La storia americana è ricca di shutdown: negli ultimi quarant’anni se ne sono contati venti, con una durata media di otto giorni e impatti generalmente contenuti sull’economia. Tuttavia, la situazione attuale si presenta più delicata. L’interruzione del flusso di dati macroeconomici, in particolare quelli relativi al mercato del lavoro, arriva in un momento cruciale per la Federal Reserve.
Il job report di settembre non sarà pubblicato, privando i policymaker di uno degli indicatori più importanti per valutare l’andamento dell’economia. In un contesto in cui la disoccupazione è salita al 4,3% e le nuove assunzioni si sono fermate a 22.000 unità ad agosto, la scarsità di informazioni ufficiali potrebbe condizionare la riunione della Fed del 28-29 ottobre, inducendo i membri a mantenere i tassi invariati dopo il taglio di settembre.
Mercati tra record e prese di profitto
L’impatto sui mercati finanziari, almeno nell’immediato, rischia di tradursi in maggiore volatilità. Dopo un rally impressionante da aprile (+33% per l’S&P500), gli indici si trovano oggi a livelli record, con valutazioni che iniziano a preoccupare gli analisti.
La mancanza di chiarezza politica e l’incertezza sui dati economici a seguito dello shutdown USA potrebbero offrire il pretesto per prese di profitto, soprattutto dopo il miglior settembre per l’S&P dal 2013. L’oro, da sempre bene rifugio per eccellenza, ha già reagito correndo ai massimi storici e segnando nel 2025 un guadagno del 48%, il migliore dal 1979.
Dall'apertura odierna, pare proprio che incertezza e paura stiano avendo la meglio sui mercati, con S&P 500 e Nasdaq 100 che perdono rispettivamente 40 e 160 punti.
Differenze rispetto al passato
Rispetto al passato, lo scenario odierno presenta una differenza fondamentale: durante lo shutdown USA del 2018, il più lungo della storia, i listini beneficiarono di un rimbalzo perché venivano da una fase di correzione dovuta alla stretta monetaria della Fed. Oggi la situazione è opposta: i mercati sono sui massimi assoluti e la Fed non appare intenzionata a ulteriori concessioni.
Tuttavia, le prospettive di medio termine restano solide. Gli utili societari dell’S&P500 sono attesi in crescita di oltre il 10% quest’anno e del 13% nel 2026, mentre gli investimenti nell’intelligenza artificiale e i programmi fiscali come la “One Big Beautiful Bill” continuano a fornire una spinta significativa all’economia.
Pausa fisiologica prima del rally di fine anno
Per gli investitori, dunque, un eventuale arretramento dei listini in concomitanza con lo shutdown USA potrebbe rappresentare più una pausa fisiologica ed un'opportunità che l’inizio di una fase ribassista strutturale. Da ottobre, inoltre, si apre storicamente uno dei trimestri migliori per Wall Street: dal 1950 l’S&P ha registrato in questo periodo una media di +4,2%, con l’80% delle volte in territorio positivo.
Sul fronte tecnico, l’S&P500 resta l’indice da monitorare con maggiore attenzione. Dopo mesi di corsa, il mercato appare tirato rispetto alle medie di lungo periodo e lo shutdown potrebbe agire come catalizzatore per un ritracciamento di breve.
Fonte: Trive.com/it
Come da analisi grafica sullo S&P500, il movimento di apertura è palesemente dovuto all'incertezza momentanea dovuta alla notizia appena descritta. Faremo molta attenzione a dei possibili scenari ribassisti fino ad area 6.600-6.550 punti che rappresenta il vero range supportivo creatosi a settembre.
Se questo supporto non dovesse tenere, solo a quel punto si aprirebbero degli scenari ribassisti leggermente più preoccupanti ma, fino ad allora, la situazione resta sostanzialmente tranquilla.
Paradossalmente, un rifiuto di quella zona aprirebbe a scenari "long" molto interessanti che cavalcherebbero il trend rialzista di lungo periodo attualmente in atto. Sostanzialmente, vedendo l'incertezza delle ultime ore, staremo ad aspettare e preferiremo operazioni di brevissimo termine.
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Riteniamo che in momenti di incertezza, come quello creato dallo shutdown USA, questo tipo di operatività possa essere una soluzione giusta per approfittare dell'aumento di volatilità ed attendere il momento giusto per il lungo periodo.
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