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Ancora un tracollo in Borsa per Wirecard, nel mirino ora l'Ente di vigilanza sui conti della società;
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Levata di scudi contro la società tedesca che ieri ha dichiarato l'insolvenza;
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Il caso Wirecard impone l'ennesima riflessione sui controlli degli Organi regolatori e sulle prospettive future.
Ormai è notte fonda per Wirecard. Il titolo in Borsa si sta spegnendo e con una velocità impressionante. Anche oggi un tracollo del 52%, che si aggiunge al -71% di ieri. A meno di colpi di scena clamorosi si attende solo il suono delle campane a morto e il trasporto del feretro di un'azienda che fino a poco tempo fa era l'orgoglio di un'intera Nazione, quella tedesca, e che ora ne è diventata la vergogna.
L'ultima notizia è l'ennesima mazzata: la Commissione UE farà richiesta all'ESMA di mettere il naso sull'operato della BaFin, la Consob tedesca. Da un'intervista rilasciata dal vice presidente Dombrovskis al Financial Times, si evince che a muovere l'organismo sovranazionale europeo è il timore che tutta la vicenda che interessa l'ex gioiellino di Baviera si ripercuota sulla fiducia degli investitori verso l'Europa. Per questa ragione Bruxelles vorrebbe scoprire se ci sono state violazioni da parte del Regolatore nel fornire le informazioni adeguate.
In tal caso l'Unione Europea potrebbe addirittura chiedere alla BaFin di apportare delle modifiche alle sue norme interne, cosa molto inconsueta e poco applicata fino ad ora. La reazione dell'ente regolatore è stata perentoria, definendo la situazione un disastro totale e una vergogna nazionale. Ora il numero uno dell'Ente, Felix Hufeld, dovrà riferire sulla vicenda la prossima settimana di fronte alla Commissione Finanze del Bundestag. L'ESMA invece dovrà fornire una risposta dettagliata entro metà luglio.
Non finisce qui. Le Commissione Europea intende far luce anche sul comportamento di Ernst&Young, la società di revisione dei conti di Wirecard. Più precisamente le Autorità di Vigilanza tedesche dovranno scoprire se nell'operato del revisore ci sia stato il rispetto della legislazione comunitaria.
Insolvenza Wirecard: tutti contro la società
Ogni giorno piove sul bagnato. È stato mosso un vespaio e adesso è cosa assai ardua riuscire a contenerne gli effetti. La FCA, che è l'ente che regolamenta le attività finanziarie in Gran Bretagna, stamattina ha fatto sapere di avere accerchiato Wirecard imponendo alcune limitazioni, come il divieto di cessione degli assets e di svolgimento di qualunque attività regolamentata.
Poco prima è stata la volta di Visa e Mastercard che, secondo indiscrezioni fornite da Bloomberg, sarebbero intenzionate a impedire alla fintech di utilizzare i propri network dei pagamenti. I portavoce delle due società non hanno nè smentito nè confermato, limitandosi a ribadire un monitoraggio di tutta la situazione e un comportamento consequenziale alle informazioni ricevute. Nel tentativo estremo e disperato di dare una certa rassicurazione al mercato, l'ufficio stampa di Wirecard ha fatto sapere che i sistemi di pagamento continuano a funzionare come sempre.
Inoltre, mentre le due banche filippine tirate in ballo da Wirecard hanno ribadito a gran voce l'estraneità totale ai fatti, la Soft Bank, holding finanziaria coinvolta nella vicenda, citerà in giudizio Ernst&Young per avere avuto un ruolo determinante nello scandalo.
Tutti questi fatti arrivano quasi in concomitanza alla dichiarazione di insolvenza della società tedesca avvenuta nella giornata di ieri, e presentata dal CdA al Tribunale di Monaco di Baviera. Una decisione inevitabile e che fa di Wirecard la prima società insolvente del Dax 30 dopo soli due anni di permanenza nel principale indice borsistico tedesco.
Wirecard: un triste epilogo e un monito per il futuro
Se si pensa a come questa odissea giungerà al termine viene da rabbrividire. Definita da molti la PayPal teutonica, Wirecard è riuscita nel tempo a fare suoi più di 300 mila clienti e a capitalizzare 20 miliardi di euro. Basta leggere i dati dell'ultimo bilancio pubblicato e ci si trova di fronte a una realtà completamente diversa da quella che le cronache dei giornali ci stanno ponendo davanti: 2,2 miliardi di fatturato e un utile al netto delle imposte di 347 milioni di euro. Valori fittizi ovviamente e una capitalizzazione che si è quasi completamente sgonfiata dopo i ripetuti tonfi azionari nella Piazza di Francoforte.
Ancora una volta la storia si ripete riguardo la supervisione inadeguata da parte dei regolatori. E questo accenderebbe l'ennesimo allarme in ottica futura. La SEC, che vigila sulla Borsa americana, si è espressa in maniera pesante sulle modalità di controllo, rilevando che in USA lo stesso avviene in maniera più approfondita rispetto all'Europa. Per questo occorrerebbe un cambiamento di tendenza.
Una soluzione in proposito viene fornita da parte di Antonio Simeone, cofondatore di Euklid e tra i massimi esperti di fintech. L'esperto propone l'idea dell'intelligenza artificiale, ossia di inserire tutti i bilanci in un registro distribuito e tramite un algoritmo individuare le situazioni più a rischio e che potrebbero generare nel tempo casi gravi a livello sistemico. Basterà per evitare il ripetersi di fatti incresciosi come questo?