-
Un rapporto del Congresso americano mette all'angolo le società tecnologiche accusandole di abuso di potere monopolistico;
-
La questione assume grande rilevanza a livello politico con l'incombenza delle elezioni presidenziali USA;
-
La reazione delle Big Tech imputate è stata dura, mentre gli investitori hanno venduto i loro titoli in Borsa nella seduta di ieri
Big Tech sotto attacco a Wall Street. Il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di usare il pugno di ferro contro i giganti della tecnologia per pratiche scorrette nei confronti della concorrenza. Un'inchiesta durata oltre un anno da parte del Comitato Antitrust alla Camera, guidato dall'esponente dei Democratici David Cicilline, ha rilevato un sottobosco di operazioni atte a spazzare via eventuali competitor con acquisizioni, commissioni fuori mercato e condizioni contrattuali capestro.
449 pagine di accuse verso Amazon, Google, Apple e Facebook, che insieme fanno 5 miliardi di capitalizzazione, per smontare l'enorme potere monopolistico raggiunto. Da qui un nuovo progetto parlamentare che modifica ampiamente la legge antitrust e che mira ad imporre divieti assoluti di nuove acquisizioni, separazioni strutturali, maggiori controlli e multe salate per atteggiamenti sleali e predominanti.
Guerra alle Big Tech: una questione politica?
La questione ha indubbiamente una rilevanza di carattere politico in prospettiva delle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020. Il fatto che l'iniziativa dell'inchiesta sia partita dai Democratici fa capire che, qualora Joe Biden dovesse essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti, per le società tecnologiche americane si prospettano tempi duri.
Con questo non significa che i Repubblicani abbiano lesinato critiche nei confronti dell'esercizio esagerato del potere hi-tech. Infatti quattro Conservatori hanno appoggiato convintamente alcune misure mirate a irrobustire la capacità d'intervento da parte delle Autorità di regolamentazione. La linea generale nei confronti delle società "incriminate" sembra essere più morbida, in virtù anche del riflesso a livello sociale che una battaglia senza confine potrà avere.
Su quest'ultimo aspetto, il leader repubblicano alla Commissione Giustizia, Jim Jordan, ha preso una posizione ancora più netta, considerando il j'accuse dei Democratici come un atto profondamente discriminatorio nei confronti dei giganti di Internet. Nel caos generale potrebbe anche pesare il giudizio della FED che più volte si è espressa contro le distorsioni del mercato create dalla preminenza dei gruppi tecnologici.
Rapporto antitrust: la reazione delle Big Tech sui mercati
Nella seduta di ieri a Wall Street le società dell'hi-tech sono state bersagliate dalle vendite, complice anche il tweet di Donald Trump con cui l'inquilino alla Casa Bianca ha comunicato la rottura dei rapporti con i Democratici per il piano degli stimoli fiscali. Apple ha perso il 2,87% e ha fatto sapere in una nota che avrebbe rilasciato una risposta più approfondita nei prossimi giorni, ma che intanto si trova in disaccordo con le conclusioni del rapporto, sebbene un maggiore controllo delle Autorità sia doveroso.
Google si è espresso in maniera netta bollando le imputazioni del Congresso come obsolete e imprecise. In merito, il rapporto del Comitato sembra suggerire alla società guidata da Sundar Pinchai di separare le attività di gestione delle aste per lo spazio pubblicitario online e la partecipazione alle stesse, poiché in chiaro conflitto d'interesse. Ieri il colosso internet è arretrato al NASDAQ del 2,15%.
Facebook è stata messa sotto accusa in particolare per l'acquisizione di Instagram avvenuta nel 2012, considerata un atto per inghiottire un pericoloso concorrente. In risposta agli attacchi, la società di Mark Zuckerberg si è difesa affermando che le acquisizioni avvengono in ogni settore e vengono effettuate per innovare la propria tecnologia e per offrire servizi di maggiore qualità all'utenza. Sell-off anche sul titolo Facebook ieri a Wall Street, che ha chiuso la seduta in calo del 2,26%.
Più energica la reazione di Amazon, come maggiore è stata la perdita delle azioni in Borsa (-3,10%). Il colosso e-commerce si è scagliato contro il rapporto accusandolo di mettere all'angolo in questo modo milioni di negozi online che rivendono i prodotti, con la conseguenza di un aumento dei prezzi e la riduzione delle opzioni per i consumatori.