L'ottimismo sull'intelligenza artificiale continua a spingere Wall Street verso nuovi record storici, eclissando le preoccupazioni derivanti dallo
shutdown e dal possibile declino dell'economia americana a causa dell'indebolimento del mercato del lavoro. Negli ultimi giorni, gli investitori si sono esaltati con l'
accordo tra OpenAI e Advanced Micro Devices (AMD), secondo cui la startup americana dell'intelligenza artificiale potrebbe arrivare ad acquisire una partecipazione del 10% nel produttore e progettista di chip (
AMD: accordo con OpenAI sull'AI, azioni in orbita a Wall Street).
La partnership si basa sulla costruzione di infrastrutture AI (Artificial Intelligence) utilizzando 6 gigawatt di GPU AMD per diversi anni, il che potrebbe generare decine di miliardi di dollari di nuove entrate per l'azienda con sede a Santa Clara, in California. Le azioni AMD infatti sono andate in orbita dopo l'annuncio dell'accordo. Il mese scorso era stato il titolo Oracle a impennarsi in maniera clamorosa, a seguito di un'intesa da 300 miliardi di dollari tra la società di software e OpenAI.
Secondo i dati elaborati da Bloomberg, il Nasdaq 100 ha stabilito ben 30 volte il suo massimo di sempre quest'anno, mentre l'anno scorso aveva raggiunto nuovi top per 45 volte. Questo però lo rende più vulnerabile alla minaccia delle prese di profitto, avvertono gli strategist di Citigroup. Questo rischio è "aumentato rapidamente in tutti i mercati ed è particolarmente elevato per il Nasdaq, ostacolando potenzialmente un ulteriore rialzo", ha scritto in una nota il team della banca americana guidato da Chris Montagu.
Wall Street: ancora aleggia lo spettro delle dot-com
Il monito di Citigroup si accompagna a quello di altri osservatori finanziari, che riportano alla memoria quanto successe a inizio anni 2000 quando lo scoppio della
bolla delle dot-com tramortì i titoli tecnologici affondando il Nasdaq come mai accaduto prima. Oggi potrebbe ripetersi lo stesso scenario?
Brian Mulberry, gestore del portafoglio clienti di Zacks Investment Management mette in guardia riguardo gli accordi che le società tecnologiche hanno fatto quest'anno sull'intelligenza artificiale. "Se una di queste operazioni dovesse fallire, si avrebbe un effetto domino a valle che penso sia preoccupante", ha affermato. "Mi ricorda quello che è successo con le telecomunicazioni a metà degli anni Novanta". A lasciare perplesso l'asset manager è il fatto che c'è una struttura circolare del capitale in questi accordi, ossia "le società che usano i soldi dell'altra per acquistare i prodotti l'una dell'altra".
Se dovesse esserci una catastrofe nel settore tecnologico come avvenne con le aziende Internet di 25 anni fa, l'effetto potrebbe essere ancora più dirompente perché i principali titoli tech rappresentano oggi circa il 35% dell'indice S&P 500, a fronte di meno del 15% nel 1999. "Il mercato sta valutando queste operazioni come se tutti coloro che effettuano transazioni con OpenAI saranno vincitori", ha affermato Michael O'Rourke, Chief market strategist di Jonestrading.
"OpenAI è un'azienda con un flusso di cassa negativo e non ha nulla da perdere firmando questi accordi. Gli investitori dovrebbero essere più esigenti. Ma questo è un ambiente in cui prima si compra, poi si fanno domande". E questo ambiente "è potenzialmente più esplosivo del 1999", ha aggiunto.