Tra i fattori che anche in questo 2025 stanno spingendo le Borse a Wall Street ce n'è uno che spesso è sottovalutato: i buyback. Secondo Howard Silverblatt, senior index analyst di S&P Dow Jones Indices, le aziende dell’S&P 500 sono sulla buona strada per superare ogni precedente record in termini di riacquisto di azioni proprie nel 2025, battendo persino il picco raggiunto appena un anno fa.
Nel 2024 i buyback avevano toccato quota 942,5 miliardi di dollari. E i dati più recenti segnalano un’accelerazione: solo nel mese di luglio 2025, le società hanno annunciato riacquisti per 165,63 miliardi, un record mensile assoluto, rileva Birinyi Associates. Complessivamente, da inizio anno, i buyback annunciati hanno raggiunto 926,1 miliardi di dollari.
È importante ricordare che un buyback annunciato non equivale a un’operazione effettivamente eseguita: l’autorizzazione da parte del Consiglio d’amministrazione non sempre si traduce in acquisti immediati. Tuttavia, l’entità degli annunci indica chiaramente che le aziende sono intenzionate a sostenere l'andamento dei propri titoli anche in un contesto macro incerto.
Silverblatt prevede che “nella seconda metà dell’anno sarà rilevato un nuovo record”, confermando una tendenza destinata a proseguire.
Buyback S&P 500: conti societari ok ma attenzione alle valutazioni
Questa ondata di buyback arriva in un momento in cui i mercati azionari si trovano in una fase interlocutoria. Dal fronte societario, i conti della Corporate America si stanno dimostrando particolarmente solidi: con poco meno del 70% delle società dell'S&P 500 che finora ha alzato il velo sui conti, John Butters di FactSet calcola che l'82% ha battuto le stime in termini di EPS ed il 79% ha riportato una sorpresa positiva dal fronte dei ricavi.
Sull'intero trimestre, il tasso di crescita degli utili dovrebbe attestarsi al 10,3% annuo. Nel caso in cui l'incremento dovesse superare il 10%, si tratterà del terzo trimestre consecutivo di crescita degli utili a due cifre.
Una nota dolente è rappresentata dalle valutazioni: di poco sotto i 25 punti, il rapporto prezzo/utili è maggiore della media storica, fissata a 15-16 volte. Il dato è visto in riduzione in quota 25 nel primo trimestre 2026 e sotto le 23 volte nel Q2.
Utili societari solidi, prezzi elevati, ma anche tassi di interesse alti, incertezza geopolitica e segnali contrastanti dalla crescita globale: in un simile contesto gli investitori sembrano aggrapparsi alla stabilità apparente offerta dai riacquisti. Ma se da un lato questi sostengono la domanda e riducono il flottante, dall’altro pongono interrogativi sull’effettiva capacità delle aziende di generare crescita organica.
Il buyback, infatti, è una leva potente ma ambigua: da un lato restituisce valore agli azionisti, dall’altro può celare una mancanza di alternative strategiche. “Quando un’azienda non trova impieghi più redditizi per la liquidità – innovazione, acquisizioni o espansione – spesso opta per riacquistare le proprie azioni”, evidenzia Nicholas Colas, cofondatore di DataTrek Research. Il messaggio implicito è duplice: fiducia nei fondamentali, ma anche assenza di opportunità migliori.
Meno azioni e utili in aumento: il lato tecnico dei buyback
Il funzionamento dei buyback è semplice ed efficace: riducendo il numero di azioni in circolazione, si aumentano gli utili per azione (EPS), anche a parità di risultati operativi. Questo effetto cosmetico può spingere gli investitori a rivalutare positivamente il titolo, alimentando il circolo virtuoso della domanda.
I buyback rappresentano una fonte aggiuntiva di domanda sul mercato azionario in un momento in cui molti fondi appaiono più cauti. In altre parole, le stesse aziende stanno sostenendo – e in parte guidando – i propri corsi azionari. Una dinamica che potrebbe contribuire a spiegare perché, nonostante i venti contrari, Wall Street continui a salire verso livelli record.
Tuttavia, questa dipendenza crescente da strumenti “interni” per sostenere il valore di Borsa può diventare un’arma a doppio taglio. In caso di improvvisi shock esogeni o deterioramento dei fondamentali, il sostegno artificiale potrebbe venire meno, esponendo il mercato a correzioni più violente.