Bitcoin rialza la testa dopo i crolli degli ultimi giorni e si riporta sopra quota 50.000 dollari. La criptovaluta più scambiata aveva perso ben 12.000 dollari dal suo massimo storico a 58.000 dollari, dopo che uno dei suoi principali sostenitori, Elon Musk, aveva twittato che i prezzi attuali sono forse eccessivi. A rincarare la dose in seguito è stata l'entrata a gamba tesa di Janet Yellen che ha definito la valuta virtuale altamente speculativa, inefficiente per le transazioni, pericolosa per l'ambiente e che si presta ad attività illecite.
Il bagno di sangue è stato smorzato dall'annuncio nelle ultime ore da parte del leader dei servizi finanziari e di pagamenti online, Square, di un investimento 170 milioni di dollari in Bitcoin a un prezzo medio di 51.236 dollari. Questa cifra corrisponde a più del triplo rispetto alla somma investita nell'ultima occasione.
Il problema che si formi un mercato ribassista relativamente alla criptovaluta comunque rimane. E ciò inevitabilmente coinvolge tutte quelle società a Wall Street che sono in qualche modo legate alla moneta digitale. Vediamo quali sono e quanto le azioni potrebbero soffrire da un crollo del Bitcoin.
Wall Street: le azioni coinvolte se crolla il Bitcoin
Il nome più altisonante che viene in mente è quello di Tesla. Il produttore di veicoli elettrici ha già investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin e, a parte l'autogol di Musk dei giorni scorsi, è uno strenuo sostenitore della criptomoneta. Il problema è che questo aspetto potrebbe portare a un esodo degli investitori che avevano puntato sulla società di Palo Alto in quanto leader nel settore delle auto elettriche e non come scommettitore di valute digitali.
Se gli operatori correlano in maniera stretta le vicende di Bitcoin e quelle di Tesla, quest'ultima potrebbe essere trascinata dalla volatilità della moneta virtuale, incrementando in maniera imponderabile il rischio di schiantarsi. Paypal e Square sono altri due indiziati molto forti.
Entrambi accettano la regolazione degli scambi in criptovalute sulle loro piattaforme, guadagnando maggiori commissioni quanto più le transazioni sono numerose. Al momento per la verità nessuna delle due società ottiene grandi profitti dalle entrate derivanti dai pagamenti in Bitcoin.
La possibilità di crescita però è molto elevata soprattutto se la febbre da criptovaluta continua a mantenersi a una temperatura alta per via della continuazione del trend rialzista. È chiaro quindi che un tracollo dei prezzi di Bitcoin riduce il flusso di cassa futuro dei due colossi, danneggiando di conseguenza le azioni in Borsa.
Nonostante debbano muoversi su un terreno minato dalle Autorità di regolamentazione, anche le banche si trovano coinvolte nelle sorti della valuta digitale. Alcuni istituti come JP Morgan, Citigroup e Wells Fargo hanno investito parecchie risorse nella blockchain.
E qualche settimana fa Bank of New York Mellon ha annunciato che svolgerà un servizio di detenzione, trasferimento ed emissione di criptovalute nell'ambito dell'asset management. Qualora scoppiasse la bolla Bitcoin probabilmente una vera svolta in tal senso sarebbe abortita sul nascere, apportando comunque delle perdite economiche considevoli.
Bitcoin: riprenderà il rally?
Cosa bisogna aspettarsi ora: una ripresa delle quotazioni di Bitcoin che riporti il sereno anche nei titoli azionari oppure una catastrofe imminente? Un'interessante analisi viene fatta da 21Shares, società leader mondiale negli ETP sulle criptovalute.
Secondo gli esperti dell'azienda, la principale criptovaluta non è stata bersagliata dalle vendite per ragioni di carattere puramente speculativo. Ad avere accesso il motore degli short, sono stati gli investitori che avevano usato una leva eccessiva soprattutto in piattaforme poco regolamentate. In più si è manifestata una riduzione di nuovi compratori rispetto a qualche tempo fa.
Situazioni simili già si sono viste in passato e hanno portato Bitcoin a perdere anche oltre metà del suo valore. In futuro si ripresenteranno ancora ma saranno sempre meno dal momento che nuove e più attrezzate infrastrutture istituzionali entreranno nel mercato e vi sarà una riduzione di leva concessa agli utenti.
Questo vedrà l'ingresso di ETP quotati che faranno sì che la volatilità si riduca. Gli analisti di 21Share ritengono inoltre che il mese di marzo registrerà un certo consolidamento della valuta digitale a meno che non ci siano forti acquisti da parte degli istituzionali. Cosa poco probabile visto che il recente crollo ha minato la fiducia del mercato che le quotazioni possano nel breve raggiungere determinate dimensioni.