Le azioni Tech sono state le principali protagoniste di Wall Street nel 2025, poiché il loro andamento è stato fortemente influenzato dalle dinamiche dell’intelligenza artificiale. Tutte le aziende che hanno avuto un’attività in qualche modo legata alla nuova tecnologia sono finite sotto i riflettori degli operatori.
Un gigante come Nvidia ha messo a segno forti rialzi, dato che le enormi spese per l’AI da parte degli hyperscaler sono state indirizzate verso i chip di fascia alta del più grande progettista al mondo. Allo stesso tempo, gli investitori hanno acquistato le azioni Alphabet, in virtù del fatto che il colosso di Mountain View sta dimostrando come gli sforzi nel campo dell’intelligenza artificiale si stiano traducendo in maggiori ricavi e utili. Ed è proprio questo il tema centrale su cui il mercato sta concentrando l’attenzione. Non bastano più le promesse di grandi risultati futuri: ora gli investitori vogliono vedere come, concretamente, le aziende monetizzano gli investimenti effettuati.
In questo contesto, si è fatta sempre più strada la preoccupazione che i numerosi contratti che hanno coinvolto aziende come OpenAI rischino di trasformarsi in una bomba a orologeria. La startup americana si è impegnata per circa 1.400 miliardi di dollari in investimenti principalmente nei data center necessari a contenere l’enorme quantità di dati generati dai suoi modelli di intelligenza artificiale e nei chip destinati ad alimentare il chatbot ChatGPT. Il problema è che gran parte di queste risorse è finanziata a debito.
Cosa accadrebbe se qualcosa andasse storto a tutte le grandi aziende tecnologiche che intrattengono rapporti commerciali con OpenAI? Questa è una delle grandi incognite che continuano a turbare gli investitori.
Azioni Tech: a cosa prestare attenzione nel 2026
Dopo un anno molto intenso, le azioni Tech saranno chiamate a importanti banchi di prova nel 2026. Secondo gli osservatori finanziari, saranno principalmente tre gli aspetti da tenere sotto controllo.
Il primo è legato alla capacità di OpenAI di sostenere gli enormi impegni di spesa assunti. Da ciò, secondo alcuni, dipenderà la possibilità che una presunta bolla dell’intelligenza artificiale sia prossima alla deflagrazione. "C’è molta paura legata a OpenAI e agli impegni che ha assunto", ha dichiarato Adam Rich, vice Chief investment officer e portfolio manager di Vaughan Nelson.
"Gli investitori possono fare previsioni solo su ciò che conoscono e, in questo momento, ci sono molte incognite. Finché la situazione resterà questa, sarà difficile per aziende come Oracle recuperare il loro appeal". Oracle è infatti una delle società maggiormente coinvolte nei rapporti commerciali che ruotano attorno a OpenAI, con accordi dal valore complessivo di circa 300 miliardi di dollari.
Il secondo aspetto riguarda le aziende di software tradizionale. Nel 2025 i titoli di questo comparto sono stati particolarmente sotto pressione, poiché gli investitori temono che l’AI finisca per surclassarne il modello di business con soluzioni come ChatGPT di OpenAI e Gemini di Alphabet.
"L’AI rappresenta una concorrenza esistenziale per alcune società di software, poiché la supremazia dei chatbot e degli agenti AI diventa il principale campo di battaglia", hanno scritto gli analisti di RBC Capital Markets in una nota di ricerca. Tra i titoli considerati più a rischio figurano quelli di società come ServiceNow, Adobe e Salesforce. Resta da vedere se la sottoperformance del 2025 proseguirà anche nel 2026, considerando che le azioni del settore SaaS (Software as a Service) sono ora scambiate con uno sconto del 30-40% rispetto ai fondamentali, come osservano gli analisti di KeyBanc Capital Markets.
Un ultimo elemento che sarà sotto la lente di ingrandimento nel 2026 riguarda le valutazioni elevate di molti titoli, dopo il rally degli ultimi anni. Palantir Technologies, ad esempio, è negoziata a oltre 200 volte gli utili stimati, una valutazione che ha alimentato un diffuso scetticismo tra gli analisti. Dei 29 che seguono il produttore di software per l’analisi dei dati, solo nove ne raccomandano l’acquisto.
Le previsioni sugli utili per i prossimi anni sono molto solide, ma per molti osservatori non bastano a giustificare multipli che potrebbero essere andati fuori controllo. Un discorso analogo vale per Tesla, i cui multipli restano di gran lunga i più elevati tra le cosiddette Magnifiche Sette. "Le aspettative sono elevate e le valutazioni sono care", ha affermato Anthony Saglimbene, Chief market strategist di Ameriprise. "Questo significa che le aziende hanno molto da dimostrare e dovranno davvero superare le attese per poter salire ulteriormente".