Il rimbalzo dei listini azionari globali ha letteralmente sbalordito investitori e analisti. Un fiume di denaro si è riversato nei mercati dopo che, a sorpresa, il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha congelato i dazi su decine di Paesi. Ciò nonostante l'inquilino della Casa Bianca abbia inasprito la guerra commerciale contro la Cina, innalzando le tariffe di 2.100 punti base al 125% (
Trump mette i dazi in pausa, balzo da record per Wall Street).
A Wall Street, l'S&P 500 è salito del 9,52% e il Nasdaq del 12,16%. A Tokyo, il Nikkei 225 ha chiuso la seduta a +9,13%, mentre in Europa oggi le Borse sono tutte fortemente in rialzo. Solo sulle Borse statunitensi sono passati di mano circa 30 miliardi di dollari di azioni, il dato più alto degli ultimi 17 anni (dati Bloomberg).
Ma perché gli indici sono balzati con una tale violenza? Chiaramente Trump ha dato la spinta, ma ci sono due fattori chiave da considerare: la copertura affrettata delle posizioni corte e una liquidità molto bassa benché i volumi di trading siano stati enormi.
Secondo il prime desk di Goldman Sachs, la liquidità top-of-book - ossia quanto nozionale è possibile negoziare al prezzo mostrato nei book di contrattazione - sull'S&P 500 si è attestata ai minimi storici, accelerando in questo modo i movimenti di mercato. "Il rally è stato esacerbato da fattori tecnici e dalla copertura corta, dato il profondo sell-off visto dal 2 aprile", hanno scritto gli analisti di JP Morgan Market Intelligence. Tuttavia, il team guidato da Andrew Tyler ha avvertito di una possibile ulteriore escalation della guerra commerciale USA-Cina e di dazi su prodotti farmaceutici e semilavorati.
Michael Nocerino, specialista di trading di Goldman Sachs, ha osservato che i flussi short sono aumentati del 42% da inizio anno. Quindi, "abbiamo assistito a coperture aggressive e acquisti lunghi nel settore tecnologico", ha aggiunto.
Bill Adams, capo economista di Comerica Bank, rileva come il rimbalzo del mercato azionario sia "una combinazione di: investitori speculativi che hanno bisogno di coprire posizioni corte, meno paura della recessione e della stagflazione e l'ottimismo che le tariffe finiranno per essere più basse di quanto minacciato oggi".
Il rally delle azioni continuerà?
In tutte le ultime grandi crisi si sono registrate giornate come queste. Pertanto, quanto accaduto in queste ultime ore non significa un'inversione di tendenza rispetto alle vendite precedenti. Qualche segnale è da cogliere con ottimismo, tipo il fatto che l'indice della paura, il VIX Cboe, sia diminuito. Tuttavia la volatilità si trova ancora in una zona di stress, mentre la liquidità - quella segnalata da Goldman Sachs - è ancora scarsa.
Adams di Comerica Bank ha detto che le imprese adesso si sentono più sollevate dal fatto che la politica commerciale di Trump potrebbe non essere così dirompente come temuto fino a qualche giorno fa. L'esperto vede però molta incertezza politica che finirà per pesare sugli investimenti. Inoltre, "le tariffe del 125% sulle importazioni cinesi saranno un grosso problema per molte aziende se rimarranno in vigore", ha affermato.
È perplesso anche George Saravelos, strategist di Deutsche Bank, secondo cui "anche se i dazi sono stati sospesi, il danno è stato fatto all'economia attraverso un senso permanente di imprevedibilità nella politica".