La decisione del Presidente Donald Trump di sospendere per 90 giorni i dazi reciproci su gran parte dei partner commerciali è stata accolta con favore dai leader mondiali, mentre le tensioni con la Cina continuano a salire. Wall street ha chiuso una delle giornate più incredibili della storia con lo S&P 500 in guadagno di oltre il +9,5%.
Guerra commerciale: la nuova mossa di Trump, stop parziale ai dazi
Con un annuncio pubblicato su Truth Social, Trump ha comunicato la sospensione per 90 giorni dei cosiddetti “dazi reciproci” (ovvero quelli superiori alla soglia base del 10%) nei confronti della maggior parte dei Paesi. Tuttavia, ha contestualmente decretato un aumento immediato delle tariffe contro la Cina, portandole al 125%.
La Casa Bianca ha successivamente chiarito che:
-
Il dazio base del 10%, entrato in vigore il 5 aprile, resta attivo per tutti i partner commerciali, inclusa l’Unione Europea;
-
I dazi superiori al 10% sono sospesi per 90 giorni esclusivamente per i Paesi diversi dalla Cina;
-
Rimangono in vigore i dazi della Sezione 232 su acciaio, alluminio, auto e altri beni strategici;
-
Restano attivi anche i dazi imposti a Canada e Messico nell’ambito degli ordini sul fentanyl (25% su scambi extra-USMCA e 10% su energia e potassio), con l’esclusione dal dazio base del 10%.
Stop dazi: le reazioni internazionali
L’Unione Europea ha accolto con favore la sospensione, definendola “un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha sottolineato l'importanza di condizioni commerciali prevedibili e ha ribadito la proposta di un accordo "zero-for-zero" sui dazi con gli Stati Uniti.
Tuttavia, resta in sospeso la decisione dell’UE sull’implementazione di dazi ritorsivi contro gli USA, che dovrebbero colpire circa 23,2 miliardi di dollari di beni, tra cui tabacco, pollame, acciaio e alluminio. Il futuro di queste misure sarà probabilmente influenzato dagli sviluppi diplomatici nei prossimi giorni.
Il cancelliere tedesco in pectore, Friedrich Merz, ha definito la mossa di Trump una “reazione alla determinazione europea”, auspicando un’azione congiunta transatlantica per eliminare le tariffe.
Il focus si sposta sulla Cina
Nonostante il parziale allentamento della tensione con gli altri partner, la Casa Bianca ha chiarito che la vera battaglia commerciale è con la Cina. Poche ore prima dell’annuncio americano, Pechino aveva innalzato le tariffe su beni statunitensi all’84%, avvertendo che la politica commerciale di Trump si sarebbe “ritorta contro” gli stessi Stati Uniti.
Il Segretario al Tesoro Bessent ha dichiarato che il presidente ha “provocato” la Cina per smascherarne le intenzioni, accusando Pechino di non aver rispettato l’invito alla cooperazione. Bessent ha sottolineato che, al contrario, 75 Paesi (molti dei quali vicini alla Cina) hanno contattato Washington per avviare un dialogo commerciale. In particolare, sono in corso negoziati con Giappone e Vietnam, entrambi interessati a ridurre i rispettivi deficit commerciali con gli USA.
Le implicazioni macroeconomiche
Sul fronte economico, la pausa tariffaria ha contribuito ad allentare i timori di recessione. Goldman Sachs, che aveva recentemente rivisto le proprie previsioni in chiave negativa, è tornata a uno scenario “non recessivo”. Le nuove stime indicano:
-
Crescita del PIL USA per il 2025 (Q4/Q4): +0,5%
-
Inflazione core PCE attesa al picco: 3,5%
-
Probabilità di recessione: 45%
-
Tre tagli dei tassi da parte della Fed (da 25 punti base) previsti a giugno, luglio e settembre
Il sollievo temporaneo sui mercati potrebbe però essere di breve durata, soprattutto se le tensioni con la Cina dovessero ulteriormente degenerare. Per il momento, analizziamo nel dettaglio cosa dobbiamo aspettarci dallo S&P 500, considerando ciò che è accaduto in passato dopo giornate come quella di ieri.
S&P 500: i rialzi potrebbero non essere affatto terminati
Nonostante quella di ieri sia stata la terza giornata migliore nella storia dell'indice S&P 500, i rialzi potrebbero semplicemente essere ancora all'inizio.
Fonte: Creative Planning
Come mostra la tabella qui in alto, infatti, il futuro che ci attende potrebbe essere molto positivo per i prossimi 5 anni. Il ritorno medio, nell'anno successivo alle migliori giornate dell'indice (prima colonna in verde), si attesta intorno al +38%, quello relativo ai 5 anni successivi invece va ben oltre il 120%. Se le cose si dovessero ripetere anche questa volta, il target per lo S&P 500 da qui a 5 anni potrebbe essere fissato a quota 12.000 punti.
Secondo le statistiche, quindi, è un ottimo momento per valutare investimenti per il lungo periodo, al netto di quello che succederà tra Trump e la Cina e tra la FED e la lotta all'inflazione. La storia ci insegna che i mercati finanziari, nel lungo periodo, tendono a recuperare anche il più forte dei ribassi.
Per noi il mercato azionario americano, nella fattispecie S&P 500 e Nasdaq 100 restano uno strong Buy per i prossimi anni.
Disclaimer: File MadMar.