Mentre gli indici americani si preparano a capitalizzare le indicazioni arrivate dalla trimestrale di Nvidia (Nvidia scaccia la paura bolla AI: trimestrale e guidance oltre attese), a Wall Street c’è chi guarda oltre i soliti campioni tecnologici. Secondo Goldman Sachs, la fase successiva del grande trade sulle azioni AI potrebbe premiare soprattutto banche e società tradizionali, finora rimaste ai margini del rally dei titoli più celebrati.
Negli ultimi giorni il Dow Jones e l’S&P 500 hanno inanellato la serie ribassista più lunga da agosto, mentre anche alcuni pesi massimi del Nasdaq, da Meta a Microsoft fino ad arrivare ad Nvidia, sono stati spinti al ribasso da prese di profitto.
In questo contesto di mercato più nervoso, “gli investitori stanno spostando l’attenzione sui prossimi beneficiari del sempre più ampio tema AI”, osserva Ryan Hammond, analista di Goldman Sachs, in una nota ai clienti. Il terzo trimestre, aggiunge, ha ulteriormente alzato l’asticella sugli investimenti in capitale legati all’intelligenza artificiale, alimentando al tempo stesso i timori di stress sull’ecosistema infrastrutturale – dai chip ai data center.
Per intercettare le “prossime” azioni AI, Goldman non parte dai semiconduttori, bensì dai conti economici: la banca ha costruito un paniere di “AI Productivity Beneficiaries”, società che presentano un’elevata incidenza del costo del lavoro e che, nelle conference call del secondo e terzo trimestre, hanno citato esplicitamente l’AI in chiave di efficienza e produttività. In pratica, aziende dove l’automazione intelligente può comprimere i costi e generare un effetto leva sugli utili.
Azioni AI: perché le prossime vincitrici potrebbero essere le banche
La selezione parte dal Russell 1000: Goldman ha filtrato il 25% di società con la quota più alta di costo del lavoro potenzialmente automatizzabile tramite AI e con la maggiore incidenza del personale sulle vendite. Il risultato è un paniere che include, tra gli altri, colossi bancari come Bank of America e player dei servizi come Zillow Group. Nonostante il tema sia ancora sottovalutato dal mercato, queste società hanno già messo a segno performance a doppia cifra da inizio anno e, secondo la banca d’investimento, dispongono ancora di “spazio di corsa”.
“Il nostro paniere di AI Productivity Beneficiaries ha reso il 16% da dicembre 2023, contro il 23% dell’S&P 500 equal weight”, puntualizza Hammond. “Tuttavia, i titoli hanno sottoperformato rispetto alla dinamica dei loro utili, suggerendo un interessante profilo rischio-rendimento per gli investitori che vogliono ampliare l’esposizione alle azioni AI oltre lo strato infrastrutturale”. In altre parole, la crescita degli utili sta correndo più delle quotazioni, aprendo una finestra tattica per chi cerca il “secondo livello” del trade AI.
All’interno di questo universo spicca il settore finanziario. Diverse banche e società di credito al consumo presentano oltre un terzo dei costi salariali potenzialmente esposti ad automazione legata all’intelligenza artificiale. Il comparto, pur essendo salito di oltre il 6% quest’anno, continua a sottoperformare rispetto ad altri segmenti dell’azionario USA, ma per Goldman proprio qui si nasconde una parte rilevante del valore legato alle azioni AI.
Banche, IBM e Real Estate: le “insospettabili” azioni AI nel mirino di Goldman
Bank of America rappresenta uno dei casi di scuola di questa trasformazione. Il titolo è in rialzo di circa il 18% nel 2025, ma secondo le stime di Goldman Sachs l’utile per azione potrebbe migliorare del 22% grazie all’adozione dell’intelligenza artificiale. Il gruppo prevede di investire 4 miliardi di dollari in nuove tecnologie, inclusa l’AI, per aumentare la produttività dei banker e generare più ricavi, come ha spiegato di recente il Chief technology and information officer della banca a una conferenza organizzata dall'agenzie Reuters.
Non si tratta più di scenari futuribili: i circa 18.000 sviluppatori di Bank of America utilizzano da un anno agenti AI per automatizzare attività ripetitive, con “enormi guadagni di produttività”.
Goldman guarda con favore anche a IBM, un veterano dell’IT che sta vivendo una seconda giovinezza proprio grazie alla leva della produttività. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il gruppo ha già sostituito circa 200 addetti alle risorse umane con agenti di intelligenza artificiale, un segnale concreto di quanto rapidamente l’AI stia cambiando la struttura dei costi anche in una big cap matura. Qui il tema non è solo la crescita dei ricavi, ma il riequilibrio strutturale del conto economico.
Più defilata in Borsa ma tutt’altro che fuori gioco è Zillow Group. Il titolo è in calo di quasi l'8% da inizio anno, e proprio questa debolezza apparente rende, secondo Goldman, il profilo rischio-rendimento particolarmente interessante. L’azienda ha lanciato di recente Zillow Pro, una suite di strumenti AI per agenti immobiliari pensata per automatizzare attività di ricerca, profilazione clienti e gestione degli annunci. Se la scommessa funzionerà, l’AI potrebbe trasformare un business con margini tradizionalmente compressi in una macchina più scalabile e profittevole.
Per gli investitori, il messaggio di Goldman è chiaro: il grande racconto delle azioni AI non si esaurisce nei nomi che dominano i listini tecnologici. La prossima fase potrebbe giocarsi nei bilanci di banche, società di servizi e player “ordinari”, dove l’intelligenza artificiale agisce meno sui multipli di moda e più nei fondamentali: produttività, costi, utili. È qui che si nascondono, forse, i veri “aghi nel pagliaio” della nuova rivoluzione AI.