Risk Parity: cos'è e come funziona la strategia di Ray Dalio | Investire.biz

Risk Parity: cos'è e come funziona la strategia di Ray Dalio

15 lug 2025 - 14:15

Risk Parity è una strategia utilizzata da alcuni grandi investitori come Ray Dalio per ottimizzare i rendimenti di portafoglio rispetto al mercato. Ecco di cosa si tratta

Il grande investitore Ray Dalio, fondatore della Bridgewater Associates - società finanziaria che gestisce i più grandi hedge fund del mondo - ha sviluppato All Weather Fund, un veicolo finanziario che fa le sue scelte di investimento basandosi sulla strategia della Risk Parity.
 
In cosa consiste? Prima di parlare di questa tecnica di successo, è importante richiamare un concetto di base: il beta di portafoglio. Si tratta di un coefficiente che rappresenta la correlazione che un portafoglio di investimento ha con il mercato. Il parametro può assumere un valore compreso tra 1 a -1. Quanto più si avvicina a 1, tanto maggiore è la correlazione.
 
In pratica, significa che una variazione del 10% di un indice rappresentativo del mercato è in grado di far muovere il valore del portafoglio indicativamente della stessa entità. Se la correlazione è vicina allo zero, vuole dire che il destino del portafoglio è scollegato da quello del mercato. Ad esempio, con un beta di 0,2, un movimento del 10% del mercato influenza quello del portafoglio con uno spostamento del 2%.
 
Un beta negativo significa che il portafoglio si muove in direzione opposta a quella del mercato, ovvero se quest'ultimo sale, l'investimento tende a perdere valore e viceversa. Quanto esposto è importante, perché la strategia Risk Parity gioca sul beta per cercare di ottenere rendimenti superiori a quelli del mercato.
 
 

Risk Parity di Ray Dalio: cos'è

La strategia Risk Parity si basa su un principio sostenuto da molte ricerche, ossia che le attività più sicure spesso garantiscono rendimenti più elevati in rapporto al rischio rispetto a quelle considerate più rischiose. Quindi, gli investitori possono migliorare i loro risultati facendo leva su asset a basso rischio attraverso i prestiti in modo da aumentare il rischio ma anche il rendimento.
 
In altri termini, la Risk Parity si forma comprando a margine attività con beta basso per incrementare il rendimento ottenendo una parità di rischio rispetto ad asset con beta maggiore ma con rendimento inferiore. La leva finanziaria genera ovviamente rischi aggiuntivi, ma un investitore ben capitalizzato - e quindi in grado di sostenere un livello maggiore di esposizione - può riuscire a superare tale inconveniente.
 
Un punto importante da mettere in luce è che normalmente si fa riferimento alle più classiche azioni e obbligazioni per determinare la costruzione di un portafoglio basato sulla Risk Parity, individuando gli asset con alto e basso beta. In realtà, gli strumenti finanziari possono includere anche materie prime, fondi immobiliari od obbligazioni indicizzate all'inflazione, ad esempio. Inoltre, la gestione di portafoglio può essere sia attiva che passiva. L'importante è che tutti gli investimenti finanziari siano regolati per far sì che ognuno contribuisca alla determinazione del rischio di portafoglio desiderato.
 
 

Cosa potrebbe andare storto

Se per semplicità si immagina la strategia Risk Parity costruita su un portafoglio composto solo da azioni e obbligazioni, si potrebbe pensare che alla fine essa si concretizzi nell'acquistare obbligazioni in leva. In realtà non è così, in quanto ciò che si cerca è una combinazione ottimale tra asset a basso beta considerando anche le azioni. Tuttavia, ciò non toglie che la componente obbligazionaria sia importante.
 
Il punto è che la leva finanziaria aumenta il rischio anche per i titoli a reddito fisso, nonostante essi prevedano il rimborso del capitale alla scadenza. Più precisamente, qualora si operasse senza leva finanziaria, anche in caso di un crollo dei prezzi delle obbligazioni, per un investitore l'unico problema sarebbe quello di dover attendere alla scadenza del titolo per ottenere indietro il denaro investito. Adoperando la leva finanziaria, invece, il problema si sposterebbe sul margine richiesto per tenere in piedi la posizione.
 
Un investitore non adeguatamente capitalizzato rischierebbe di dover chiudere forzatamente la sua posizione, materializzando così perdite fino a quel momento solo teoriche. Il rischio che accada tutto questo è tutt'altro che astratto. Basta un periodo come quello del 2022, quando l'aumento dei tassi di interesse ha fatto precipitare i prezzi delle obbligazioni, perché la strategia a leva mostri delle crepe pesanti.
 
In secondo luogo, inclinare un portafoglio su attività a basso beta come le obbligazioni può essere un'ottima soluzione quando il rendimento di queste è elevato. Ad esempio, negli anni '80 i titoli di Stato americani - le obbligazioni più sicure al mondo - davano ritorni a due cifre. Ciò consentiva anche di limitare l'uso della leva e di contare su un rendimento atteso interessante. Con i rendimenti di oggi dei Treasury di poco oltre il 4%, è più difficile costruire una Risk Parity vincente con le obbligazioni.
 
Infine, non bisogna dimenticare che usare la leva finanziaria significa prendere a prestito degli asset, su cui occorre pagare degli interessi. Ciò aumenta i costi dell'operazione che nel lungo periodo potrebbero pesare.
 
 
 
 

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