Per secoli analisti e investitori di tutto il mondo hanno cercato di costruire strategie sulle azioni che potessero aumentare la probabilità di guadagno cercando si interpretare il comportamento dei mercati finanziari. Una formula magica al momento non esiste. Spesso una pseudo soluzione prospettata da una teoria economica si presta a varie interpretazioni e denota inconvenienti una volta osservato il rovescio della medaglia. La teoria dell'inerzia dei mercati, su cui è possibile costruire una strategia, rientra tra tutte le strade indicate per raggiungere il miglior rendimento possibile. Vediamo quindi di cosa si tratta, come viene costruita e quanto può funzionare.
Azioni: nei mercati c'è un po' di inerzia?
Diversi studi accademici negli ultimi decenni hanno rilevato che nel mercato azionario si manifestano spesso tracce di inerzia, quantomeno nel breve termine. Infatti, in un periodo temporale contenuto si possono notare come aumenti dei prezzi delle azioni siano maggiormente seguiti da ulteriori incrementi che da cali di prezzo. Quando, invece, l'orizzonte temporale viene esteso, i prezzi sembrano regredire verso la media. Inoltre, allorché si verificano notevoli aumenti di prezzo per un periodo di mesi o anni, questi sono seguiti da brusche inversioni.
Ma cosa spiega questo fenomeno? Gli accademici finanziari hanno indicato due vie. La prima è quella attinente ai comportamenti degli investitori. In pratica, quando si verifica un certo movimento al rialzo di un titolo, si crea quello che viene chiamato "effetto carrozzone", ovvero tutti vogliono salire sul carro dei vincitori. Giocoforza, quell'azione prende slancio, in un clima di totale entusiasmo o addirittura euforia.
Il comportamento è simile ma in senso contrario allorquando il movimento del titolo è al ribasso. In quel caso subentra l'effetto panico, dove ognuno segue il comportamento degli altri per paura di perdere tutto il capitale investito. Ne consegue che un'azione prende slancio al ribasso, almeno fino a quando le acque non si calmino.
La seconda spiegazione si riferisce alle risposte degli investitori a una notizia. Più precisamente, il mercato non tara immediatamente le sue aspettative quando si presentano nuove informazioni attinenti a un titolo. Ciò avviene in particolare riguardo le trimestrali. Alcuni ricercatori hanno scoperto che gli investitori reagiscono in genere in maniera troppo ottimistica quando gli utili trimestrali sono decisamente superiori alle aspettative degli analisti.
Lo stesso discorso vale se la trimestrale risulta molto deludente. Nella fattispecie si crea un clima di pessimismo che spinge gli operatori di mercato a disfarsi con troppa disinvoltura delle azioni possedute. In entrambe le circostanze, quindi, i prezzi di mercato sembrano rispondere solo gradualmente alle nuove informazioni sugli utili. Solo in una tempistica più lunga i prezzi si allineerebbero a quelle che sono le vere risultanze delle trimestrali.
Come funziona la strategia dell'inerzia dei mercati
Per costruire una strategia dell'inerzia dei mercati, bisogna prima di tutto individuare il periodo di riferimento in cui misurare i rendimenti. La teoria prende in considerazione gli ultimi dodici mesi, escludendo il più recente. Questo perché il mese più recente spesso mostra un'inversione. A quel punto si prende il rendimento medio del 30% delle azioni con le migliori prestazioni e lo si sottrae al rendimento medio del 30% delle azioni che hanno registrato i risultati peggiori. In questo modo si misura l'entità dell'inerzia dei mercati. Una volta assicuratosi che c'è un'inerzia, la strategia consiste nell'acquistare le azioni che hanno reso di più e vendere allo scoperto quelle con le peggiori performance.
Azioni: funziona la strategia dell'inerzia dei mercati?
Interpretare l'evidenza dell'inerzia dei mercati azionari in relazione al rischio assunto è un esercizio tutt'altro che facile. Ma il problema di fondo è che frequentemente si verificano "crolli di inerzia" dettati dal fatto che titoli arrivati alle stelle, ad esempio, improvvisamente si ridimensionano. Di conseguenza, cavalcare l'inerzia dei mercati può essere molto rischioso.
Alcuni ricercatori hanno mostrato come nel periodo di 90 anni tra il 1927 e il 2017, una strategia basata sull'inerzia abbia generato un premio al rischio del 9,2% e un indice di Sharpe di 0,58. Il premio al rischio è il rendimento richiesto per detenere un titolo rischioso come le azioni rispetto a un asset free risk come i titoli di Stato. L'indice di Sharpe è un parametro finanziario che rapporta il rendimento di un'azione rispetto al suo rischio. I risultati dello studio mostrano che le componenti di premio di rendimento atteso e di rischio della strategia in parola sono ben superiori a quelle del mercato.