Philip Fisher: le 5 forze dominanti del prezzo delle azioni | Investire.biz

Philip Fisher: le 5 forze dominanti del prezzo delle azioni

13 nov 2025 - 14:15

13 nov 2025 - 14:45

Secondo il grande economista Philip Fisher, il prezzo delle azioni è condizionato da cinque forze predominanti. Vediamo quali sono e quanto risultano importanti

Valutare le azioni prima di acquistarle è un duro lavoro che deve essere eseguito in maniera approfondita e professionale. Philip Fisher - economista, investitore e mentore di Warren Buffett - ha inventato il metodo "scuttlebutt" per effettuare questa valutazione, ovvero una formula che si basa sul prendere le informazioni relative a un'azienda da tutte le persone che ci gravitano intorno: dal management agli impiegati, ai fornitori, ai clienti, ai competitor, alle associazioni di categoria, ai rappresentanti governativi, per finire agli ex-dipendenti.
 
Da ognuno di essi è possibile trarre degli spunti preziosi sullo stato di salute della società di cui si vogliono comprare le azioni, nonché sui punti di forza e di debolezza. Partendo dal metodo scuttlebutt, poi Fisher elenca 15 punti che bisogna tenere in considerazione quando si fa una scelta di investimento. Una volta rispettate tutti (o quasi tutti) questi punti, è possibile fare il grande passo (Philip Fisher: i 15 punti da considerare nella scelta delle azioni).
 
 

Philip Fisher: cosa influenza il prezzo delle azioni

Ma quali sono le forze che guidano i prezzi delle azioni in Borsa? Philip Fisher riteneva che esistono cinque forze dominanti.
 
La prima è l'andamento del ciclo economico. Un periodo di crescita dell'economia tendenzialmente sostiene il corso delle azioni, così come una fase di depressione è in grado di far arretrare anche l'azione più sicura. Il punto è che non è possibile prevedere il ciclo economico futuro. Questo significa che non bisogna tenerne conto quando si acquista un'azione?
 
Non esattamente, secondo Fisher. Occorre non ignorarlo e per questo crearsi un cuscinetto di liquidità da poter utilizzare nei momenti in cui l'economia è depressa. In poche parole, se si è utilizzato il metodo corretto per investire su una società, l'investimento può essere fatto in qualsiasi momento, ma scaglionato nel tempo. Un'azione valida ha più probabilità di recuperare il terreno perduto rispetto ad altre meno valide, quando il ciclo economico volta in senso favorevole. Tuttavia, bisogna comunque considerare che alcune fasi depressive possono durare molti anni, tipo la Grande Recessione del '29, ma questo è un motivo in più per selezionare le azioni di qualità.
 
La seconda forza che impatta sul prezzo delle azioni è il trend dei tassi di interesse. Le fasi in cui le Banche centrali hanno alzato i tassi di interessi sono state per lo più depressive per le Borse. Al contrario, le bolle si sono formate allorché gli istituti monetari hanno tenuto basso il costo del denaro. Il motivo è semplice.
 
Quando i tassi sono bassi, gli investitori vanno in caccia di rendimenti più attraenti e quindi aumenta la loro propensione al rischio. Costi di finanziamento contenuti stimolano anche le società agli investimenti attraverso il denaro preso a prestito, favorendo in questo modo la crescita che si riflette nel prezzo delle azioni. Discorso del tutto speculare quando i rendimenti sono alti.
 
La terza forza richiamata da Fisher è l'atteggiamento generale del governo nei confronti degli investimenti e dell'impresa privata. Qual è la politica governativa per stimolare gli investimenti? Come viene trattata l'impresa privata dal punto di vista fiscale e burocratico? Se uno Stato adotta misure di incentivi fiscali e rende l'attività imprenditoriale libera da adempimenti burocratici, tutta l'economia ne trae beneficio e questo si traduce in una maggiore fiducia nei mercati finanziari.
 
Stesso concetto vale per gli investimenti in Borsa. Provvedimenti che portano alla libera circolazione di capitale e a una tassazione contenuta sui guadagni significano giocoforza vantaggi per chi acquista le azioni. Un governo viceversa oppressivo, pedante e austero rischia di essere un freno pericoloso per gli investimenti e quindi per i mercati azionari.
 
La quarta forza è il processo inflazionistico costantemente in atto. L'inflazione è una tassa sommersa, perché colpisce di fatto i consumi e i risparmi attraverso la perdita di valore del denaro. Questo comporta che quanto è a disposizione delle persone in termini monetari per acquistare le azioni è minore. L'inflazione sana invece è sintomo di crescita economica e quindi per le Borse è la benvenuta, contrapponendosi alla deflazione, indice di stagnazione o peggio di contrazione dell'economia.
 
Infine, Fisher cita l'impatto di nuove invenzioni e tecniche sui settori tradizionali. Il progresso tecnologico apporta benefici per tutti, specialmente quando si traduce in maggiori ricavi e profitti delle aziende. Oggi se ne ha una piena dimostrazione di quanto l'innovazione possa tramutarsi in un rally prodigioso in Borsa con l'intelligenza artificiale, che ha rivoluzionato le modalità di svolgere il business nelle imprese.
 
Secondo Fisher, tutte queste forze non spingono quasi mai le azioni nella stessa direzione e nessuna di esse è più importante delle altre per periodi di tempo lunghi.
 
 
 

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