Da decenni si discute se per prevedere il prezzo di un'azione in Borsa sia più efficace l'analisi fondamentale o l'analisi tecnica. Su di esse si sono costruite
due grandi teorie tra gli economisti esperti di investimenti:
la teoria delle solide fondamenta e quella dei castelli in aria.
La prima sposa l'analisi fondamentale e si basa sul concetto che il valore effettivo di un'azione si determina studiando i parametri economici, finanziari e patrimoniali di una società per determinare la sua capacità di produrre reddito nel tempo. Partendo da questo si può capire se un'azione è sopravvalutata o sottovalutata sul mercato.
Qualora il valore intrinseco dovesse essere superiore a quello espresso dal mercato, allora un titolo non è valutato adeguatamente e quindi ha potenzialità di crescita. Se il valore intrinseco dovesse risultare inferiore al prezzo di mercato, si è di fronte a un caso di sopravvalutazione. Il presupposto su cui si basa la teoria delle solide fondamenta è quello dei mercati inefficienti. In pratica, è proprio perché i mercati non colgono tutte le informazioni di un asset sul mercato che si creano discrepanze tra il suo prezzo e il suo reale valore.
La teoria dei castelli in aria invece trova spunto dall'analisi tecnica, che parte dal concetto che in realtà i prezzi sono espressione della psicologia delle masse e per questo è impossibile dare il giusto valore in termini razionali. I grafici raccontano quelli che sono gli umori del mercato, basandosi su ciò che è successo in passato. L'analisi tecnica, insomma, considera i mercati efficienti, ovvero che tutte le informazioni su una società siano incorporate nei prezzi, i quali però sono condizionati spesso dal sentiment generale.
Analisi tecnica: ecco i 3 capisaldi
L'analisi tecnica conta su tre grandi presupposti che, secondo i suoi sostenitori, possono essere in grado di indovinare con una buona dose di probabilità dove andranno i prezzi in futuro.
Il primo presupposto è l'istinto delle folle di far ripetere una tendenza all'infinito. Ad esempio, se in un certo momento una determinata azione è sotto effetto speculativo e continua a salire sul mercato, le masse sono condizionate psicologicamente e non vogliono perdere il treno. Di conseguenza tendono a comprare quel titolo indipendentemente dal valore dell'azienda che vi sta dietro per paura di non agguantare i profitti che stanno ottenendo gli altri. Stesso discorso vale per un titolo in discesa. Quando tutti vendono, un investitore è preso dal panico e cerca di sbarazzarsi delle sue azioni in portafoglio prima che la perdita diventi più consistente al punto magari di polverizzare tutto il capitale. Lo stato psicologico fa percepire quindi maggiori guadagni in arrivo nel primo caso e maggiori perdite nel secondo.
Il secondo caposaldo dell'analisi tecnica è l'accesso non paritario alle informazioni fondamentali di un'azienda che determinano il prezzo e che si ripetono ciclicamente. Alcune informazioni importanti sono a conoscenza in primis delle persone più vicine alla società come dirigenti, dipendenti, ecc., i quali cominciano a muoversi sulle azioni. Questi soggetti iniziano a poi a trasmettere le informazioni alle persone a loro vicine, che agiscono di conseguenza. Infine, le conoscenze arrivano alle persone comuni. Il movimento dei prezzi quindi non è altro che l'effetto di umori che il mercato via via assume sulla base di ciò che acquisisce dall'interno o dall'esterno di un'azienda.
Il terzo fattore basilare dell'analisi tecnica è l'abitudine degli investitori a ricordare i prezzi passati. Ed è per questo che si formano supporti e resistenze. Se ad esempio a una quotazione di 100 dollari un titolo è stato sistematicamente venduto, ogni volta che esso giunge a quel livello, c'è una tendenza da parte di chi lo possiede in portafoglio a sbarazzarsene proprio perché ricorda cosa è successo in passato con quel prezzo e vede un'area di resistenza. Quest'ultima è tanto più forte quanto più numerose sono state le volte in cui una azione è arrivata a quel punto ed è tornata indietro.
In pratica, gli investitori rafforzano l'idea che il mercato non possa salire facilmente oltre quel livello. Lo stesso discorso vale per i supporti. Se un titolo scende a un determinato prezzo e tende a rimbalzare, ogni volta che giunge a quella soglia gli investitori pensano che ci sarà una reazione e quindi sono più propensi a entrare in acquisto. Ma attenzione, perché il ragionamento va esteso in tutte le circostanze nelle quali vengono sfondati i livelli di resistenza e di supporto. In sostanza, se il prezzo supera un'area chiave che resisteva in passato, allora il mercato percepisce che c'è stato un cambio di atteggiamento generale e quindi tende ad agire di riflesso acquistando al superamento delle resistenze e vendendo quando vengono bucati i supporti.