Ci sono mondi che si aprono solo a chi possiede gli strumenti giusti. La finanza è uno di questi. Da fuori appare complessa, affollata di numeri, acronimi e grafici, ma dietro questa facciata si muovono logiche basiche che, una volta comprese, rivelano opportunità reali e concrete.
In questo corso, non ci limiteremo a osservare il mercato: lo esploreremo dall'interno. Partiremo dalle fondamenta dell’economia globale, inflazione, tassi di interesse, Banche centrali, politiche monetarie, per costruire una comprensione solida e duratura.
Poi entreremo nelle aziende, leggeremo i loro bilanci come se fossero racconti, analizzeremo strategie e numeri, le incroceremo e impareremo a riconoscere i segnali che fanno la differenza tra una scommessa e un investimento consapevole. Ti accompagnerò in questo percorso, fino a farti sviluppare l’occhio critico di chi sa scegliere in autonomia dove, come e quando investire. Perché il vero potere, in finanza come nella vita, è la conoscenza.
Corso Trading: l'importanza di una strategia d'investimento
Negli ultimi anni, molte persone si sono avvicinate agli investimenti attraverso i piani di accumulo, in particolare con gli ETF. Questo metodo, che permette di investire periodicamente in fondi diversificati, rappresenta un ottimo primo passo verso una maggiore consapevolezza finanziaria. Tuttavia, limitarsi a questa strategia significa spesso perdere opportunità di guadagno che il mercato può offrire.
Basti pensare ad aziende come Amazon, Apple o Meta (ex Facebook): chi avesse investito 1.000 euro in Amazon dieci anni fa (quando era già famosa), oggi avrebbe visto il proprio capitale moltiplicarsi di oltre dieci volte. Un caso ancora più recente riguarda Nvidia, le cui azioni hanno registrato una crescita superiore al 700% solo dal 2022.
Naturalmente, non tutte le azioni garantiscono guadagni così spettacolari, ma con una giusta strategia è possibile individuare quelle con il miglior potenziale di crescita. Questo si chiama “Stock Picking”.
Perché è fondamentale comprendere l’economia?
I mercati azionari nel brevissimo termine possono essere influenzati da svariati fattori più o meno misurabili, più o meno importanti. Parlo delle notizie che escono sui giornali, dei post sui social fatti dagli uomini potenti, delle emozioni che pervadono gli investitori. Nonostante questo, dobbiamo ricordare però che nel medio/lungo termine alla fine quello che conta sono i soldi. Mi riferisco al come va l’economia reale, quanti scontrini battono le casse dei bar, dei negozi e delle aziende di ogni tipo.
Se gli utili delle aziende crescono e i bilanci sono in salute, qualsiasi sia il sentiment di mercato del momento, vedrete che alla fine le Borse seguiranno l’economia, che alla fine anche le Borse saliranno e il resto sarà solo rumore di fondo. Rumore che noi dobbiamo imparare a distinguere da ciò che conta davvero. Quando capita di vedere utili, PIL, economie in crescita e mercati che vanno giù bisogna drizzare le orecchie perché bisogna stare attenti, certo, ma ci potrebbero essere grandi occasioni dietro l’angolo.
Come leggere i dati macroeconomici per investire con successo
Assodato il fatto che i mercati seguano l’andamento reale dell’economia ecco che dobbiamo imparare a giudicare lo stato di salute di un’economia e il primissimo concetto chiave da conoscere è il Prodotto Interno Lordo. Il PIL rappresenta il valore totale di tutti i beni e servizi finali prodotti in un Paese in un determinato periodo. Questo dato o, meglio, il suo andamento nel tempo è cruciale perché fornisce un’indicazione della crescita (o decrescita) economica e, di conseguenza, della salute finanziaria di una nazione.
Il PIL viene pubblicato trimestralmente, sia per i singoli paesi che per settori specifici come agricoltura, costruzioni e servizi. Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti, dove si chiama GDP (Gross Domestic Product) ma è sempre lui: analizzando i dati degli ultimi dieci anni, si osserva una crescita costante, con alcune eccezioni come la flessione registrata nel 2020 a causa della pandemia. Ecco, un’economia in crescita è un segnale positivo per gli investitori, mentre una recessione può indicare un periodo di incertezza e volatilità dei mercati.
Oltre al già citato PIL, altri indicatori fondamentali sono:
- Tassi di interesse: stabiliti dalle Banche centrali, influenzano il costo del denaro e la redditività di diversi tipi di investimento.
- Inflazione: un aumento generalizzato dei prezzi può ridurre il potere d’acquisto e incidere sul valore degli investimenti.
- Occupazione: un alto tasso di occupazione indica una maggiore stabilità economica e una maggiore capacità di spesa da parte dei consumatori.
Questi dati sono pubblici e disponibili su piattaforme specializzate come Trading Economics, che permette di analizzare le tendenze economiche globali e confrontare i dati tra diverse nazioni.
Questi indicatori appena descritti non sono solo in balia degli eventi ma hanno degli "angeli custodi", le Banche centrali. Queste sono come il timoniere dell’economia di un Paese, che cerca sempre di mantenere la rotta giusta. Il loro compito è duplice: controllare l'inflazione, cioè la perdita di valore e di potere d’acquisto del denaro con conseguente aumento dei prezzi, per evitare che questi salgano troppo velocemente, e garantire la stabilità del sistema finanziario, proteggendo banche e mercati da movimenti troppo repentini.
Per fare questo, usano due strumenti fondamentali. Il primo sono i tassi di interesse, che rappresentano il costo del denaro. Quando i tassi sono alti, i prestiti diventano più cari e l'economia tende a rallentare, diminuendo l’inflazione, mentre tassi bassi rendono più accessibile il credito, stimolando consumi e investimenti.
Il secondo strumento è la massa monetaria, cioè la quantità di denaro che circola nell'economia. Aumentando la massa monetaria, le Banche centrali immettono liquidità per stimolare l'economia, mentre riducendola cercano di limitare l'inflazione quando questa sale troppo, facendo in modo che non ci sia troppo denaro a disposizione per acquistare beni e servizi.
In questo modo, gli istituti centrali permettono ai Paesi di navigare nel mare tempestoso dell'economia, cercando di mantenere un equilibrio tra crescita e stabilità, con l’obiettivo di garantire un futuro solido e prospero.
Vale la pena fermarci un attimo per un appunto. L’obiettivo delle banche centrali, come la FED per gli USA o la BCE per l’Europa, non è quello di azzerare l’inflazione, bensì di tenerla intorno al 2%. Inflazione allo 0% significherebbe soldi che con il passare del tempo non perdono mai di valore, soldi che saremmo portati a tenerli fermi da parte, senza investirli o spenderli e questo sarebbe un male per l’economia, che per restare in salute ha sempre bisogno di “girare”. Per questo motivo il 2% annuo è stato stabilito come tasso di inflazione sana, un tasso obiettivo.
In cosa investire?
Ora che abbiamo posto le basi macroeconomiche che ci permetteranno di capire le logiche alla base dei mercati, passiamo agli investimenti. Per chi desidera evolversi da un piano di accumulo in ETF a un investimento più attivo, il panorama delle possibilità è sorprendentemente vasto. Spesso si pensa subito ad azioni e obbligazioni, ma la realtà è molto più sfaccettata. Comprendere le diverse opzioni è fondamentale per costruire un portafoglio equilibrato e coerente con i propri obiettivi. Vediamole insieme una ad una:
1. Azioni
Le azioni rappresentano una quota di proprietà di una società. Acquistandole, si diventa soci dell’azienda e si partecipa ai suoi successi (o insuccessi). Le azioni sono notoriamente volatili, ma offrono anche il potenziale di rendimento più elevato nel lungo termine. Sono strumenti liquidi: si possono acquistare e vendere facilmente tramite i mercati finanziari.
2. Obbligazioni
Le obbligazioni sono titoli di debito. In pratica, presti denaro a un’azienda o a uno Stato in cambio di un interesse periodico (cedola) e del rimborso del capitale alla scadenza. Sono considerate meno rischiose delle azioni, ma di conseguenza anche i rendimenti attesi sono più bassi.
3. Conti deposito
I conti deposito sono una forma di risparmio vincolato presso una banca. Offrono un rendimento fisso e garantito, con rischio praticamente nullo, perché solitamente coperti da garanzie statali fino a certe soglie. Ottimi per chi vuole parcheggiare la liquidità senza esporsi alla volatilità dei mercati avendo comunque un rendimento minimo (certo, così basso che a volte non compensa nemmeno l’inflazione ma pur sempre meglio di zero).
4. Criptovalute
Le criptovalute come Bitcoin o Ethereum sono valute digitali decentralizzate. Molte sono estremamente volatili e speculative, ma hanno attratto l’interesse di molti investitori in cerca di rendimenti elevati. Essendo ancora una classe di attivi relativamente giovane, presentano rischi ai quali stare molto attenti, non bisogna mai esporsi troppo, ma anche grandi opportunità.
5. Immobili
Investire nel mattone è una delle forme più antiche e tangibili di investimento. Acquistare una casa da affittare o rivendere può garantire flussi di cassa regolari e rivalutazioni nel tempo. Tuttavia, richiede capitali importanti e ha una liquidità piuttosto bassa: vendere un immobile richiede tempo e costi non trascurabili oltre, ovviamente, alla manutenzione e le tasse.
6. Arte, vini pregiati e orologi di lusso
Questi sono esempi di investimenti cosiddetti "alternativi". Possono offrire rendimenti interessanti e la soddisfazione di possedere beni unici, ma presentano diverse complessità: bisogna saperli conservare, autenticare, e trovare un mercato disposto ad acquistare quando si vuole vendere. In più, non producono reddito passivo e la liquidità è molto limitata. Personalmente li consiglio solo ai veri appassionati di quel determinato oggetto o a chi ha già investito davvero tanto in azioni e obbligazioni e vuole diversificare ulteriormente affiancando queste altre forme di speculazione.
Come avrete già capito, dopo aver esplorato tutte queste strade nel corso di oltre vent’anni di esperienza, ho imparato una lezione preziosa: le azioni restano la mia scelta preferita.
Perché? Perché sono lo strumento che, seppur con le sue oscillazioni, ha sempre dimostrato di offrire i rendimenti più interessanti nel lungo periodo. Inoltre, sono liquide: si comprano e si vendono in pochi clic, senza dover pensare a dove conservare un orologio da collezione o a come trovare un acquirente per una cassa di vino pregiato. Infine, l’idea di diventare socio di un’azienda in cui credo e che produce beni o servizi che trovo vincenti semplicemente mi piace. A voi no?
Dal piano di accumulo allo stock picking
Ora entriamo nel vivo del nostro percorso: l'investimento in azioni. Per capire come funzionano, dobbiamo prima comprendere cosa sono le Borse valori. Le borse sono mercati regolamentati dove si comprano e vendono strumenti finanziari come azioni e obbligazioni. Ne esistono diverse: la Borsa di Milano, il NYSE di New York, il Nasdaq, la Borsa di Londra, e molte altre.
Poi ci sono gli indici di borsa, che rappresentano una sorta di "termometro" dei mercati. Sono panieri di titoli che riflettono l’andamento di un settore o di un intero mercato. Ad esempio:
- Il FTSE MIB è l’indice della Borsa di Milano.
- L’ S&P 500 rappresenta le 500 maggiori aziende statunitensi.
- Il Nasdaq 100, sempre statunitense, è focalizzato sui 100 titoli tecnologici più importanti.
Una delle caratteristiche più interessanti degli indici è che crescono nel tempo. Perché? La risposta è semplice ma potente: gli indici vengono periodicamente aggiornati. Le aziende che non crescono o che falliscono alla fine vengono sostituite da realtà più dinamiche e redditizie. In altre parole, gli indici sono progettati per riflettere il meglio del mercato, e nel lungo periodo questo porta a una crescita inevitabile.
Certo, nel breve termine le borse possono scendere, anche bruscamente, ma sul lungo periodo seguono l’economia. Se le aziende producono utili e l’economia globale cresce, anche le azioni finiranno per salire. È un ciclo naturale, alimentato dalla creazione di valore.
Siamo arrivati al punto quindi di focalizzarci sulle azioni ma, come vedremo nel corso dei prossimi paragrafi, investire non significa solo scegliere il giusto strumento: significa anche imparare a gestire il rischio, a mantenere una visione di lungo periodo e a comprendere i meccanismi profondi dei mercati.
E qui, davvero, inizia il bello del viaggio.
Perché le azioni salgono e scendono: il ruolo delle aspettative e del Fair Value
Quando osserviamo l’andamento di un titolo azionario, soprattutto se siamo agli inizi, può sembrare quasi casuale: un giorno sale, il giorno dopo scende, a volte senza notizie evidenti. Ma in realtà dietro ogni movimento c’è sempre lo stesso meccanismo di fondo: il mercato cerca di anticipare il futuro.
Sì, perché il prezzo di un’azione non è altro che la somma delle aspettative degli investitori sui risultati futuri di quell’azienda. In altre parole, il mercato attualizza, cioè porta al valore di oggi, i risultati futuri attesi: quanto guadagnerà l’azienda nei prossimi anni? Quanto cresceranno i suoi utili? Quanta cassa riuscirà a generare?
Tutto questo converge in un concetto chiave: il Fair Value, cioè il valore teorico corretto che un’azione dovrebbe avere oggi sulla base delle prospettive economiche e finanziarie della società.
Ovviamente, non esiste una sola formula magica per calcolarlo. Esistono però diversi approcci, ognuno con i suoi punti di forza, e nel nostro software Forecaster abbiamo deciso di integrare i tre che riteniamo i migliori per offrire una visione il più completa possibile. Vediamoli nel dettaglio.
I tre metodi di calcolo del Fair Value sul Forecaster
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Discounted Cash Flow
Il metodo del Discounted Cash Flow, o flusso di cassa scontato, è uno dei più potenti che abbiamo a disposizione per stimare il valore teorico di un’azione. Perché? Perché si concentra sull’aspetto fondamentale per qualsiasi attività economica: quanto denaro l’azienda è in grado di generare nel futuro.
Come funziona nel concreto? L’idea di base è che il valore di un'azienda oggi non è altro che la somma dei flussi di cassa futuri che si prevede l’azienda genererà, riportati al valore attuale. Questo processo si chiama attualizzazione. Ma riportarli al presente significa usare un tasso di sconto: più incerti o lontani nel tempo sono questi flussi, minore sarà il loro valore attuale. Ma la chiave di tutto è proprio il tasso di sconto (r). Qui si apre un punto fondamentale.
Il ruolo dei tassi dei bond USA e del premio per il rischio
Il tasso di sconto non è scelto a caso. Deve riflettere due cose:
- Il rendimento privo di rischio, cioè quello che potremmo ottenere investendo in un’attività considerata sicura. Nella pratica, si usano i rendimenti dei titoli di Stato americani (Treasury Bond a 10 anni), perché sono considerati l'investimento più sicuro a livello globale.
- Il premio per il rischio, ovvero un extra che tiene conto del rischio specifico legato all’investimento in quell'azienda. Questo dipende da molti fattori: solidità finanziaria della società, settore di appartenenza, volatilità dei mercati, ma anche rischi macroeconomici (inflazione, recessione, crisi geopolitiche).
Quindi, il tasso di sconto finale è: r=tasso Treasury + premio per il rischio
Ecco perché, quando i tassi dei bond USA salgono, il valore attualizzato dei flussi di cassa futuri diminuisce e di conseguenza, anche le valutazioni delle azioni tendono a scendere.
È un collegamento diretto: tassi più alti = sconto maggiore sui flussi di cassa = fair value più basso.
Sul nostro Forecaster, questo processo è completamente automatizzato: il software stima i flussi di cassa futuri sulla base delle crescite attese, applica il tasso di sconto aggiornato anche in base ai tassi dei Treasury attuali, e calcola per te il valore attuale netto dell’azienda.
2. Metodo di Peter Lynch
Peter Lynch è uno dei più celebri investitori della storia, autore del celebre "One Up on Wall Street". Il suo approccio è più immediato e si basa principalmente sul rapporto tra la crescita degli utili e il prezzo del titolo. In sostanza, il suo metodo presuppone che, quando un’azione è valutata in modo equo, il rapporto trailing P/E del titolo (prezzo/EPS) sia uguale al suo tasso di crescita EPS a lungo termine: Fair Value= EPS x Tasso di crescita EPS.
Significa che un’azione prezzata equamente avrà un P/E pari al tasso di crescita del prezzo. Se il P/E è 15 allora ci si aspetta che la società cresca del 15% all’anno. Questo metodo è apprezzato perché consente di collegare in modo semplice crescita e valore, rendendolo utile soprattutto per le aziende in espansione.
3. Economic Value Added
Questo approccio misura la vera creazione di valore economico da parte dell’azienda, andando oltre l’utile contabile. L’EVA calcola il profitto operativo netto dopo le tasse e sottrae il costo del capitale impiegato. Se l’EVA è positivo, significa che l’azienda sta effettivamente creando valore oltre il semplice rendimento richiesto dagli investitori.
È un metodo molto utile perché ci aiuta a vedere se la crescita dell’azienda è sostenibile nel tempo o se sta semplicemente bruciando risorse.
Sul nostro Forecaster abbiamo automatizzato il calcolo di tutti e tre questi metodi e poi, per offrire una visione ancora più affidabile e realistica, facciamo la media dei risultati. In questo modo evitiamo di affidarci a una singola prospettiva e abbiamo una bussola più stabile, utile sia per il lungo termine che per analisi più immediate.
Capire i Bilanci Aziendali: il cuore della valutazione di un'impresa
Quando compriamo un’azione stiamo comprando una quota di un'azienda reale, fatta di numeri, persone, idee, strategie e risultati concreti. Ma come facciamo a sapere se un'azienda è solida? Se sta crescendo o arrancando? Se i suoi utili sono destinati ad aumentare o a sgonfiarsi nel tempo?
La risposta si trova nei bilanci aziendali. Sono documenti obbligatori per tutte le società quotate, e sono il linguaggio universale della finanza: se impariamo a leggerli, impariamo a capire da soli cosa aspettarci dal futuro.
Le aziende li pubblicano ogni trimestre, e per legge devono renderli disponibili sui loro siti ufficiali nella sezione dedicata agli investitori. Tuttavia, analizzare centinaia di bilanci manualmente, interpretarli e poi magari anche confrontarli richiede tempo ed esperienza. È qui che entra in gioco ancora una volta il Forecaster, che raccoglie e analizza tutti i bilanci, offrendo una lettura immediata e approfondita grazie anche all'integrazione con l'intelligenza artificiale: l'AI analizza per noi trend, anomalie e proiezioni future, riassumendo tutto in modo chiaro e operativo.
Vediamo ora nel dettaglio com'è strutturato un bilancio e perché è fondamentale per ogni investitore.
Come si legge un Bilancio: Stato Patrimoniale, Conto Economico e Cash Flow
Un bilancio si compone di tre elementi principali. Ogni parte racconta la situazione dell'azienda da un punto di vista diverso:
1. Stato Patrimoniale (Balance Sheet)
Il suo scopo è mostrarci la fotografia istantanea di cosa possiede e di cosa deve l'azienda in un dato momento.
Si divide in attivo (assets) e passivo (liabilities), con la parte finale dedicata al patrimonio netto (equity).
- Attivo: sono tutte le risorse che l’azienda possiede o controlla e che generano valore. Comprende ad esempio la cassa, i crediti verso clienti, le scorte di magazzino, ma anche immobili, impianti e brevetti.
- Passivo: sono i debiti e le obbligazioni finanziarie. Qui troviamo i prestiti bancari, i debiti verso fornitori e qualsiasi altra forma di obbligazione che l’azienda deve saldare.
- Patrimonio netto: è la differenza tra attivo e passivo. In pratica, rappresenta il valore residuo che spetterebbe agli azionisti se tutti i debiti fossero saldati.
Perché è importante? Perché ci fa capire se l’azienda è indebitata, se è ben capitalizzata, e se è in grado di sostenere nuove sfide o investimenti senza rischiare la solvibilità.
2. Conto Economico (Income Statement)
Qui non guardiamo più una fotografia, ma un filmato: il conto economico racconta la performance dell’azienda in un intervallo di tempo, di solito trimestrale e poi anche annuale.
- Si parte dai ricavi (quanto ha incassato l’azienda dalle sue attività).
- Si sottraggono i costi operativi (produzione, stipendi, marketing).
- Poi si considerano interessi passivi, tasse e altre voci straordinarie.
- Alla fine, troviamo l’utile netto (net income), il vero indicatore della redditività aziendale di quel determinato periodo.
Per noi investitori, questo è fondamentale: un’azienda che fa utili crescenti è un’azienda viva, dinamica, con prospettive positive.
3. Cash Flow Statement (Rendiconto Finanziario)
Spesso trascurato dai meno esperti, ma in realtà è il documento più rivelatore. Il cash flow racconta dove “scorrono” realmente i soldi, al di là di come vengono contabilizzati.
Si divide in:
- Cash flow operativo: mostra i flussi di cassa generati dall’attività principale dell’azienda.
- Cash flow da investimenti: acquisto o vendita di asset, investimenti in nuovi impianti, acquisizioni.
- Cash flow da finanziamenti: flussi derivanti da debiti, emissione o riacquisto di azioni, pagamento di dividendi.
Il cash flow è prezioso perché un’azienda può essere profittevole sulla carta ma a corto di liquidità reale, il che alla lunga la mette in crisi. Noi, grazie al Forecaster e alla sua AI, possiamo avere tutto questo tracciato e analizzato automaticamente, con evidenziazione dei punti critici e delle tendenze in atto.
La pagina Breakeven: cogliere le svolte strategiche
Proprio a proposito di bilanci e utili c’è un altro strumento molto prezioso che abbiamo inserito nel Forecaster, ed è la pagina Breakeven. Qui appaiono tutte le aziende quotate in Borsa che, per la prima volta nella loro storia recente, chiudono un trimestre in utile.
Perché è così importante? Storicamente, il momento in cui un'azienda passa da una situazione di perdite a una di profitti stabili è una vera e propria svolta, spesso seguita da un forte interesse da parte degli investitori istituzionali e privati.
Ti faccio alcuni esempi concreti: aziende come Palantir, Tesla, CrowdStrike hanno vissuto proprio questo schema. Anni di investimenti pesanti, di crescita dei ricavi ma senza utili. Poi, il punto di svolta: la prima trimestrale positiva. Da lì in poi, molto spesso, il titolo inizia una nuova fase di forte apprezzamento.
Monitorare queste situazioni con la nostra pagina Breakeven significa essere pronti a cogliere le occasioni nel momento in cui iniziano a concretizzarsi.
I principali indicatori finanziari
Per fare una scelta informata nel mondo degli investimenti, è essenziale andare oltre i numeri di base di un bilancio e analizzare indicatori specifici. Questi ratio ci forniscono una visione chiara e comparabile della salute, della redditività e della gestione finanziaria di un’azienda. Il nostro Forecaster calcola automaticamente questi indicatori per ogni azienda quotata, permettendoti anche di ordinare e confrontare le azioni nella sezione Rankings, oppure di individuare quelle migliori in assoluto con la funzione Best to Worst (che calcola la media dei vari indicatori). Ecco una panoramica dettagliata:
- Profit Margin (Margine di Profitto)
Il profit margin indica la percentuale di ricavi che si trasforma in utile netto. In pratica, se un’azienda ha un margine del 20%, per ogni 100 euro di vendita rimangono 20 euro di profitto.
Questo indicatore è cruciale perché misura l'efficienza dell'azienda nel controllare i costi e generare profitti dalle proprie operazioni. Valori più alti denotano una buona capacità di conversione, mentre margini bassi possono suggerire problemi competitivi o costi elevati di produzione o gestione.
- ROE (Return on Equity)
Il ROE esprime il rendimento generato sul capitale investito dagli azionisti, misurando quanto profitto viene prodotto per ogni euro di patrimonio netto. Un ROE elevato, ad esempio intorno al 15% o superiore, indica che l’azienda utilizza efficientemente il denaro degli azionisti per generare profitti. È un indicatore chiave per valutare la capacità gestionale e la competitività dell'impresa, anche se va interpretato in relazione al rischio e all'uso della leva finanziaria.
- Debt/Equity (Rapporto di Indebitamento)
Questo rapporto confronta il totale dei debiti di un’azienda con il suo patrimonio netto, fornendo un’idea della struttura finanziaria e della leva utilizzata. Un valore elevato indica una forte dipendenza dal debito per finanziare l'attività, aumentando il rischio in periodi di tassi di interesse crescenti o in situazioni economiche difficili. Al contrario, un rapporto moderato o basso evidenzia una maggiore stabilità finanziaria e una gestione prudente del debito, sebbene la "norma" possa variare a seconda del settore di appartenenza.
- Altman Z-Score
L'Altman Z-Score è un modello predittivo che combina vari dati di bilancio (come liquidità, redditività, leva finanziaria e attività) per stimare il rischio di fallimento di un'azienda. In generale, un punteggio superiore a 3 indica un'azienda finanziariamente solida, mentre punteggi inferiori a 1,8 segnalano un rischio elevato di insolvenza. Questo indicatore è particolarmente utile per evitare investimenti in società che, nonostante possano apparire redditizie, mostrano segni di fragilità finanziaria.
- Piotroski F-Score
Sviluppato dal professor Joseph Piotroski, questo punteggio si basa su 9 criteri che analizzano la redditività, la leva finanziaria, la liquidità e l'efficienza operativa dell'azienda. Il punteggio varia da 0 a 9: valori vicini a 9 suggeriscono un’azienda con fondamentali solidi e in crescita, mentre punteggi bassi possono indicare problemi strutturali. È un utile strumento per identificare azioni sottovalutate ma con buoni segnali di recupero o crescita.
- Benish M-Score
Il Benish M-Score è concepito per rilevare anomalie nei bilanci che potrebbero indicare manipolazioni contabili. Misurando, ad esempio, il rapporto tra determinati parametri di crescita e margini, questo indicatore segnala se i numeri presentati potrebbero essere “abbelliti”. Un valore inferiore a una certa soglia (tipicamente più negativo) è considerato rassicurante, mentre un M-Score meno negativo o addirittura positivo costituisce un campanello d’allarme.
- Dividend Yield (Rendimento da Dividendo)
Il dividend yield esprime il rendimento annuale dei dividendi distribuiti rispetto al prezzo corrente dell'azione. Se, per esempio, un’azione quotata a 100 euro distribuisce un dividendo annuo di 5 euro, il dividend yield è del 5%. Questo indicatore è essenziale per chi costruisce un portafoglio orientato a generare reddito passivo. È importante però valutare la sostenibilità del dividendo, perché un dividend yield troppo elevato a volte può essere il risultato di un prezzo dell'azione temporaneamente depresso o di una politica di distribuzione insostenibile. Ad esempio emettere nuove azioni solo per pagare dividendi più alti con gli introiti della nuova emissione, pratica pericolosa e non sostenibile nel lungo termine che il dividend yeld da solo non può evidenziare.
- Shareholders Yield (Rendimento per l’Azionista)
Lo shareholders yield va oltre il semplice dividendo: include anche i buyback, cioè il riacquisto delle azioni da parte dell'azienda, e l'eventuale riduzione del debito. Quando un'azienda fa buyback, riacquista le proprie azioni dal mercato, riducendone il numero in circolazione. Questo è vantaggioso per gli azionisti: meno azioni in circolazione significano una maggiore quota di proprietà per ciascun titolare, con un conseguente aumento del valore per azione. Lo shareholders yield fornisce una misura complessiva di quanto l’azienda restituisce agli azionisti, ed è particolarmente utile in contesti di investimenti mirati al ritorno totale, integrando sia i pagamenti in contanti che gli effetti positivi dei buyback sulla capitalizzazione di mercato.
Fonte: Forecaster.biz
Utilizzare questi indicatori con il Forecaster
Il Forecaster, come accennavamo all'inizio, non si limita a mostrare questi indicatori a sé stanti, ma permette di utilizzarli come strumenti di selezione e confronto, nella sezione Rankings infatti:
- Puoi scegliere una Borsa specifica e ordinare le azioni in base a ciascun indice per individuare le società che meglio rispondono alla tua strategia, ad esempio, focalizzandoti su un portafoglio da dividendi con alti dividend e shareholders yield se vuoi creare un portafoglio “cassettista” basato appunto sulle rendite da dividendo e non sulle plusvalenze da compra/vendi frequente.
- Oppure, grazie alla funzione Best to Worst, puoi ordinare le azioni secondo una media complessiva di tutti questi indicatori, ottenendo una classifica che evidenzia le società più solide e promettenti dal punto di vista finanziario tenendo conto di ogni sfaccettatura.
Questa capacità di confrontare e ordinare i titoli in modo integrato ci offre un enorme vantaggio in termini di tempo, permettendoci di trovare prima e di approfondire poi rapidamente le aziende con i migliori fondamentali e di costruire portafogli diversificati e coerenti con i nostri obiettivi d'investimento.
Fonte: Forecaster.biz
Quattro “Trucchi del Mestiere” per decifrare il mercato
Investire in azioni non è solo una questione di numeri e grafici: si tratta di leggere tra le righe, di capire il comportamento di un’azienda, di vedere oltre i dati superficiali. Gli investitori di successo hanno una marcia in più: conoscono alcuni "trucchi del mestiere" che li aiutano a scoprire il vero potenziale di un’azienda. Questi trucchi non sono formule magiche, sono strategie semplici ma efficaci, che possono fare la differenza nel prendere decisioni informate e tempestive.
Qui ti svelerò quattro trucchetti che io ho imparato con la mia esperienza e che, secondo me, ogni investitore dovrebbe conoscere per scegliere correttamente le azioni. E non sono cose da poco! Ogni trucco ti darà una visione più chiara e precisa su come un’azienda si comporta, come evolvono i suoi utili e dividendi, e se ha quel vantaggio competitivo che le permette di superare i concorrenti nel lungo termine. Scopriamo subito in queste tecniche che ti permetteranno di affinare la tua visione d’investitore e di vedere le cose con occhi diversi.
1. Sovrapporre la linea degli utili al grafico dei prezzi
Uno dei trucchi più semplici, ma al contempo a mio parere geniali, consiste nel sovrapporre al grafico del prezzo di un’azione la linea degli utili.
Perché funziona?
Il concetto alla base è che, nel lungo periodo, il prezzo di un’azione tende a seguire l’andamento degli utili che l’azienda realizza. Se l’utile cresce in maniera consistente, è molto probabile che, nel tempo, anche il prezzo salga, riflettendo la maggiore capacità reddituale della società.
Come costruiamo la linea degli utili?
Utilizziamo l'utile TTM (Trailing Twelve Months), ovvero la somma degli utili degli ultimi quattro trimestri. Questo approccio ti permette di avere una stima in tempo reale dei risultati, integrando i dati più recenti e anticipando come potrebbe chiudersi l’esercizio in corso, prima ancora che arrivino i dati ufficiali. La linea degli utili diventa così una guida visiva che rafforza l’analisi, rendendo evidente se il trend di crescita degli utili è in linea con l’andamento del prezzo.
Si tratta di un argomento a me molto caro, del quale trovate un approfondimento. (Il trucco per scovare le occasioni in Borsa: sfruttare l'utile TTM)
2. Sovrapporre la linea dei dividendi e confrontare il dividend yield con lo shareholders yield
Un secondo trucco riguarda l’analisi dei dividendi. Anche in questo caso, si sovrappone al grafico una linea, che però rappresenta l’evoluzione dei dividendi distribuiti.
Cosa ci dice questa linea?
Se i dividendi sono in crescita, generalmente può essere considerato un segnale positivo: un’azienda capace di aumentare regolarmente la distribuzione agli azionisti sta generando cassa e costruendo fiducia nel mercato. Tuttavia, come già anticipato sopra, è fondamentale non fermarsi al solo dividend yield.
Il dividend yield, infatti, indica il rendimento annuale in termini di dividendo rispetto al prezzo corrente, ma se non cresce anche lo shareholders yield, che integra i dividendi con i buyback e la riduzione del debito, potrebbe darsi che l’incremento dei dividendi sia solo un “specchietto per le allodole.” In altre parole, è importante verificare che l’azienda stia realmente creando valore per gli azionisti non solo distribuendo dividendi, ma anche riacquistando azioni o riducendo il debito, migliorando così la capitalizzazione residua.
3. Analizzare il MOAT (Vantaggio Competitivo)
Il concetto di MOAT, tanto caro a Warren Buffett, rappresenta il “fossato” intorno a un’azienda: un vantaggio competitivo sostenibile che la protegge dalla concorrenza.
Cosa significa in pratica?
Analizzare il MOAT vuol dire valutare se l’azienda possiede elementi strutturali che le permettono di mantenere un posizionamento dominante nel settore. Questi elementi possono essere:
- Riconoscibilità del marchio: Un marchio forte e riconosciuto può tradursi in fedeltà dei clienti e fiducia nel marchio.
- Switching Cost: Costi elevati per i clienti che passano a imprese simili rendono più difficile l’ascesa di nuovi concorrenti.
- Network Effect: Un’azienda che beneficia dell’effetto rete (più utenti attirano ancor più utenti) ha un vantaggio naturale che diventa sempre più rilevante nel tempo.
- Vantaggio industriale e know-how: La capacità di innovare, avere processi produttivi efficienti o tecnologie proprietarie crea barriere all’ingresso per altri operatori.
Il nostro Forecaster calcola automaticamente un punteggio MOAT, assegnandolo su una scala da 1 a 10, sintetizzando questi aspetti. Un punteggio elevato indica che l’azienda ha difese strutturali robuste e un futuro più resiliente, mentre un punteggio basso suggerisce che la concorrenza potrebbe facilmente erodere il suo vantaggio.
4. Comparare l’azienda con le concorrenti
Il quarto trucco riprende il concetto del MOAT ed è fondamentale per capire il posizionamento dell’azienda nel contesto di mercato: confrontarla con i concorrenti.
Qual è l’obiettivo di questo confronto?
Si tratta di un’analisi comparativa che valuta se l’azienda abbia un business solido e una strategia vincente, o se sia a rischio di essere superata da concorrenti più agili o innovativi. Il Forecaster, ad esempio, grazie alla sua intelligenza artificiale, esegue automaticamente analisi comparative integrando i dati di bilancio, le performance degli utili, i dividendi, il MOAT e altri indicatori chiave. Così, da mostrare immediatamente se l’azienda in esame si distingue nel suo settore o se presenta delle debolezze che potrebbero metterla in difficoltà nel medio-lungo termine e soprattutto indica a vantaggio di quali altre aziende nello specifico questo potrebbe accadere.
L'Analisi Tecnica: il Timing Perfetto per le tue Operazioni
L'analisi fondamentale ci ha permesso di scegliere le aziende su cui investire, ma la sfida non finisce qui. Ora arriva la parte cruciale: quando entrare sul mercato. Ecco dove entra in gioco l'analisi tecnica. Con il giusto timing, puoi ottimizzare i guadagni e minimizzare i rischi. Il timing, infatti, è l'elemento che può fare la differenza tra un buon investimento e un'operazione deludente.
Sul Forecaster, ho integrato strumenti tecnici avanzati che permettono di identificare i momenti più adatti per entrare e uscire dal mercato. Questi indicatori non solo ti aiutano a comprendere meglio la dinamica dei prezzi, ma ti forniscono anche segnali chiari sui potenziali cambiamenti di tendenze.
Magari studiando i bilanci hai scelto l’azienda giusta, ne hai trovata una che guadagna un sacco di soldi, che ha il vantaggio competitivo per continuare a farlo e che il mercato invece non sta premiando. Bene, enorme opportunità, ma magari poi vai a vedere i grafici e scopri che non è ancora arrivato il minimo e quindi prima che risalga tu entri e ti becchi un altro -10%. Questo noi vogliamo evitarlo. Ecco, per farla breve, l'analisi fondamentale ti dice dove investire, l'analisi tecnica ti dice quando farlo.
1. L'Advanced DPO: l'indicatore per rilevare i momenti di inversione
Il primo strumento che voglio approfondire è l'Advanced DPO. Il DPO (Detrended Price Oscillator) è un oscillatore che misura la differenza tra il prezzo di un'azione e la sua media mobile su un determinato periodo, al fine di “detrendare” i movimenti a lungo termine e focalizzarsi sui cicli per trovare più facilmente massimi e minimi. In pratica, ci aiuta a capire se il prezzo si trova in una fase di estremo (ipervenduto o ipercomprato).
Cosa aggiunge l’Advanced DPO rispetto al DPO tradizionale?
Abbiamo integrato le Bande di Bollinger nell’indicatore. Le bande di Bollinger sono dei limiti che si espandono o si contraggono in base alla volatilità del mercato. Quando il DPO tocca o supera la banda superiore o inferiore, ci segnala una situazione di ipercomprato o ipervenduto. Questi sono i momenti in cui il prezzo potrebbe essere pronto per una inversione di tendenza. Quindi, se il DPO tocca la banda inferiore, potremmo essere di fronte a un’opportunità di acquisto, mentre se tocca la banda superiore, potrebbe essere il momento giusto per vendere o stare fuori dal mercato.
In questo modo, l’Advanced DPO diventa un potente strumento per captare potenziali inversioni di trend, indicando esattamente quando un’azione potrebbe essere pronta a invertire la rotta.
2. Il Wyckoff: compratori vs venditori, il ruolo dei volumi
Un altro indicatore essenziale che offre il Forecaster è il Wyckoff, che ti aiuta a interpretare i volumi di scambio e a comprendere chi sta prevalendo nel mercato: i compratori o i venditori.
Il metodo Wyckoff si basa sull’analisi dei volumi e dei prezzi, utilizzando questi due fattori per determinare la forza o la debolezza di una tendenza. Quando i volumi aumentano, il Wyckoff ci dice se questi volumi sono guidati dai compratori o dai venditori. Se i compratori sono in numero maggiore, il prezzo tende a salire, mentre se sono i venditori ad avere il sopravvento, il prezzo scenderà.
L’importanza delle divergenze con il prezzo
Il Wyckoff diventa ancora più potente quando si verifica una divergenza tra lui e il prezzo. Per esempio, se il prezzo dell'azione sale mentre il Wyckoff scende, potrebbe essere un segnale che il trend stia per esaurirsi. In altre parole, i picchi di volume, spesso, esauriscono i trend e preparano il terreno per una possibile inversione. Questa divergenza è uno dei segnali più chiari per un cambiamento imminente della tendenza di mercato.
3. Lo Speed: La Velocità del Movimento del Prezzo
Il terzo strumento tecnico che il Forecaster ti mette a disposizione è lo Speed, un oscillatore che misura la velocità con cui il prezzo sale o scende. Non si tratta solo di capire se il prezzo sta salendo o scendendo, ma di valutare quanto velocemente avviene questo movimento.
Perché la velocità è importante?
Un cambiamento di velocità nel movimento del prezzo può essere un segnale molto potente di una possibile inversione. Ad esempio, se il prezzo sta facendo nuovi minimi, ma l'oscillatore Speed non conferma la stessa velocità di discesa, questo potrebbe essere un segnale di rallentamento del trend negativo e di una potenziale inversione verso l’alto. Viceversa, se il prezzo segna nuovi massimi, ma lo Speed non segue lo stesso ritmo, potrebbe indicare che il trend sta per esaurirsi.
Lo Speed, quindi, è particolarmente utile quando si verificano divergenze tra l’andamento del prezzo e l'oscillatore. Questi segnali ci aiutano a individuare momenti in cui il mercato potrebbe non essere più sostenibile e che una correzione potrebbe essere imminente.
4. Tre indizi fanno una prova? Market Mood Meter: il sentiment del mercato in un colpo d’occhio
Infine, non si può non citare il Market Mood Meter, uno degli indicatori più innovativi che abbiamo pensato e integrato nel Forecaster. Questo strumento si presenta come un tachimetro, con una lancetta che si muove lungo un arco che va dall'ipervenduto (panic selling) all'ipercomprato (fase FOMO, fear of missing out).
Il Market Mood Meter ci permette di monitorare in tempo reale il sentiment del mercato. Quando la lancetta è troppo vicina all’ipercomprato, potremmo trovarci in una fase di euforia, dove il rischio di una correzione è più elevato. Al contrario, se la lancetta si sposta verso l’ipervenduto, il mercato potrebbe essere in una fase di panico, in cui i prezzi sono abbattuti ingiustificatamente, suggerendo potenziali opportunità di acquisto.
Come si costruisce il Market Mood Meter? In realtà è semplice, viene fuori dalla media dei tre oscillatori di cui abbiamo appena parlato e trovi anche un suo approfondimento (Buy o Sell con il Market Mood Meter: nuovo indicatore sul Forecaster).
Questo indicatore ti aiuta a capire quando è il momento di prendere una pausa o quando entrare in un’azione con più tranquillità, evitando il rischio di comprare in fasi troppo calde o vendere in momenti di panico.
Fonte: Forecaster.biz
La Stagionalità: un alleato segreto per ottimizzare le tue strategie di investimento
La stagionalità è un concetto che molti associano principalmente alle materie prime. Infatti, gran parte dei prodotti agricoli, energetici e minerari sono soggetti a cicli stagionali, influenzati da fattori naturali, climatici e produttivi. Tuttavia, l’esperienza mi ha insegnato che la stagionalità non riguarda solo le materie prime: anche le azioni seguono dinamiche stagionali che possono essere previste e sfruttate a proprio favore.
Sul Forecaster, abbiamo integrato la possibilità di visualizzare e analizzare la stagionalità non solo delle materie prime, ma anche delle azioni e degli indici di borsa. Con questa funzionalità, puoi confrontare l’andamento dell'anno in corso con quello storico delle stagionalità a 3, 5, 7, 10, 15, 20 e 25 anni. Questo dà una visione chiara di come l'azione, la materia prima o l'indice si comporta generalmente in determinati periodi dell’anno e quanto l’andamento attuale rispetti queste tendenze storiche.
Fonte: Forecaster.biz
Come funziona la stagionalità sul Forecaster?
Quando utilizziamo il sistema per analizzare la stagionalità, il software calcola la percentuale di correlazione tra l’andamento attuale e quello storico, esprimendo il dato, appunto, in percentuale. Se un'azione sta seguendo una forte tendenza stagionale, il software mostrerà un alto valore percentuale, indicando che il comportamento attuale si allinea bene con i modelli stagionali precedenti.
Operazioni Long e Short in base alla stagionalità
Un altro aspetto particolarmente potente che il Forecaster ci offre è la possibilità di pianificare le nostre operazioni basandoci sulla stagionalità. Ad esempio grazie allo strumento Quantum Screener, si può decidere di fare un'operazione long o short di durata definita (ad esempio 3 mesi, 6 mesi, ecc.), e il sistema suggerirà quali azioni sono le migliori da acquistare o vendere in base alle tendenze stagionali che stanno seguendo.
Se, ad esempio, c’è che un’azione ha storicamente performato molto bene nel terzo trimestre di ogni anno e quell’anno, fino ad oggi, è rimasta fedele alla stagionalità, il software può suggerire di aprire una posizione long su quel titolo, perché le probabilità che l’azione segua la stessa tendenza stagionale sono alte.
La stagionalità: un importante vantaggio per il timing
La stagionalità può diventare una risorsa potentissima nella costruzione del tuo portafoglio di azioni. Se combinata con l’analisi fondamentale e tecnica, può darti il timing giusto per entrare o uscire da una posizione, aumentando esponenzialmente la probabilità di ottenere profitti. Pensala come un ulteriore strato di informazione che ti permette di agire con maggiore consapevolezza e strategia, sfruttando i cicli temporali che governano i mercati.
Conclusioni del corso: siamo pronti per lo stock picking!
Abbiamo iniziato il nostro viaggio con un’introduzione alle basi dell’economia: il PIL, l’inflazione, i tassi di interesse. Abbiamo esplorato come questi fattori macroeconomici influenzino i mercati, ma soprattutto il nostro portafoglio. Da lì, ci siamo addentrati nell'analisi fondamentale, abbiamo esplorato gli indicatori e i ratio finanziari, strumenti fondamentali per valutare la salute e la redditività di un’azienda e abbiamo imparato a leggere e interpretare i bilanci aziendali, una competenza essenziale per identificare le aziende più solide e promettenti.
Abbiamo approfondito anche l’analisi tecnica, una disciplina che ci aiuta a capire quando è il momento giusto per entrare o uscire da un investimento, utilizzando strumenti come il DPO, il Wyckoff, il Speed e il Market Mood Meter. Questi indicatori ci permettono di individuare i movimenti di mercato e i segnali di inversione, dandoci la possibilità di sfruttare le migliori opportunità di investimento.
Infine, abbiamo parlato della stagionalità, un elemento spesso sottovalutato in campo azionario ma estremamente utile per determinare il momento giusto per investire, sia nelle materie prime che nelle azioni.
Con tutti questi strumenti a disposizione, siamo finalmente pronti per passare al vero stock picking, la fase finale in cui utilizziamo tutto ciò che abbiamo imparato per scegliere le azioni migliori e pianificare le nostre operazioni con precisione. È il momento di mettere in pratica le tue competenze, di applicare le tecniche di analisi che hai appreso e di muoverti con maggiore consapevolezza nel mondo degli investimenti. La strada è tracciata, ora tocca a te percorrerla, con le giuste armi per affrontare il mercato!
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