Gli investitori stanno considerando più sicure le obbligazioni societarie rispetto ai titoli di Stato. Negli ultimi tempi si è registrata una crescente domanda di bond emessi da aziende come Microsoft, Airbus, L’Oréal e Siemens, accompagnata da una riduzione dei rendimenti richiesti, a fronte di un indebolimento dello status di “rifugio sicuro” dei titoli sovrani, in particolare dei Treasury statunitensi.
Secondo un indice Bloomberg, lo spread extra richiesto dagli investitori per detenere debito societario investment grade globale rispetto ai benchmark governativi è sceso, il mese scorso, al minimo dal 2007.
La situazione in Paesi come Regno Unito, Francia e Stati Uniti è aggravata da un’erosione generale della fiducia per i motivi più diversi. Nel Regno Unito, l’approvazione del bilancio fiscale di novembre tiene il mercato con il fiato sospeso. Il Cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves deve trovare decine di miliardi per arrestare l’emorragia del deficit e del debito pubblico ed evitare un collasso del mercato obbligazionario come quello vissuto tre anni fa con il governo di Liz Truss.
In Francia, il contesto politico instabile rende poco credibile qualsiasi approccio di risanamento fiscale. Negli Stati Uniti, invece, la preoccupazione per un indebitamento fuori controllo si fa sempre più pressante. Tutto ciò si riflette nei rating del credito: negli ultimi mesi sia gli Stati Uniti che la Francia hanno subito un declassamento. Al contrario, le aziende sulle due sponde dell’Atlantico stanno beneficiando dell’upgrade più rapido dell’ultimo decennio.
In realtà, basta confrontare l’andamento del debito delle imprese con quello degli Stati per avere un quadro chiaro della situazione. Secondo i dati elaborati da Bloomberg, per circa 2.500 società dell’indice MSCI ACWI, l’indebitamento netto rispetto all’Ebitda (utile netto prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti) - una misura chiave dell’affidabilità creditizia - è migliorato a 1,74 volte in media nella prima metà del 2025, rispetto a 2,53 volte di dieci anni fa.
Viceversa, il rapporto debito/PIL delle principali economie è aumentato nello stesso periodo e, secondo le stime dei principali istituti internazionali, è destinato a crescere ulteriormente entro la fine del decennio.
In questo contesto, gli investitori tendono a scaricare le obbligazioni sovrane, facendo salire il premio al rischio Paese. “Strutturalmente sentiamo che il regime sta cambiando”, ha affermato Pilar Gomez-Bravo, co-chief investment officer del reddito fisso di MFS International, che gestisce circa 660 miliardi di dollari. “Gli investitori preferiscono i bilanci delle società, che sono in condizioni migliori rispetto a quelli di alcuni sovrani”.
Come si è arrivati fin qui
Negli anni si è verificato un processo evolutivo che ha portato i bilanci delle aziende a diventare sempre più solidi e quelli statali più fragili. In passato, il debito societario era considerato più rischioso, poiché quello sovrano godeva del supporto della capacità di aumentare le tasse e del potere delle Banche centrali di stampare moneta.
Tuttavia, con la crisi finanziaria globale del 2008 e poi con lo shock da Covid-19 del 2020, l’emissione massiccia di debito ha reso i conti pubblici sempre più instabili, minando la fiducia degli investitori. Di fronte a un’offerta di titoli di Stato sempre più elevata rispetto alla domanda, i rendimenti richiesti sono aumentati, mentre le crisi economiche e geopolitiche hanno contribuito ad aggravare la situazione.
Obbligazioni: cosa aspettarsi ora
Gli osservatori finanziari non sono ottimisti riguardo a un recupero di fiducia nei confronti delle obbligazioni pubbliche. Anzi, ritengono che il divario con il debito privato sia destinato ad ampliarsi. Il motivo è che gli Stati stanno facendo ben poco per invertire una tendenza in atto da anni.
Secondo il Congressional Budget Office statunitense, i tagli fiscali introdotti dall’amministrazione Trump porteranno a 3.400 miliardi di dollari di deficit aggiuntivo negli Stati Uniti nei prossimi dieci anni. In Francia, il deficit resterà superiore al 5% anche nel 2026, mentre i giganteschi piani della Germania per aumentare la spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbero mettere sotto pressione le finanze pubbliche.
“Per ogni governo la preoccupazione principale è essere rieletto”, ha dichiarato Hans Mikkelsen, credit strategist di TD Securities USA a New York. “Non si viene rieletti tagliando i servizi o aumentando le tasse. Quindi si tratta sempre di spendere di più, mentre le aziende sono completamente diverse: per loro si tratta di aumentare i profitti”.
Secondo Joe Sullivan-Bissett, direttore degli investimenti di M&G Investments, “i livelli di debito fuori controllo e la questione di come possano essere contenuti potrebbero essere la storia macroeconomica decisiva del prossimo decennio”. Questo, ha aggiunto, “non avrà solo implicazioni per le finanze pubbliche, ma anche per la traiettoria dei rendimenti, l’inflazione e la credibilità della politica economica futura”.