La curva dei rendimenti dei titoli di Stato americani lancia i primi segnali di normalizzazione. Il rendimento dei Treasury Bond a 10 anni attualmente viaggia intorno al 4,5%, mentre quello dei T-Note a 2 anni risulta di circa il 5,5%. Il differenziale di 0,55 punti percentuali è poco oltre la metà rispetto al gap dell'1% di inizio marzo, quando aveva toccato il valore massimo annuale.
Di norma la curva dei rendimenti presenta tassi a lunga scadenza più elevati rispetto a quelli a breve, perché gli investitori sopportano un rischio maggiore nell'attesa di un periodo di tempo più lungo per avere un ritorno. Quando accade l'opposto, ossia che i rendimenti per le scadenze più brevi superano quelli per le scadenze più lunghe, si parla di
curva dei rendimenti invertita. Ed è in realtà quello che si sta vedendo da un po' di tempo, ossia da quando la
Federal Reserve ha cominciato ad alzare i tassi d'interesse.
Il messaggio che il mercato comunica in questi casi è che si aspetta una recessione imminente nell'economia, pertanto richiede un ritorno maggiore per prestare il suo capitale nel breve periodo; mentre si attende che nel lungo periodo la Banca centrale abbassi i tassi d'interesse per rilanciare la crescita.
Tutto ciò tradotto significa che: una curva dei rendimenti normalizzata implica che l'economia sta funzionando bene e che nel lungo periodo la Fed alzerà i tassi per raffreddarla; una curva dei rendimenti invertita riflette un'economia in sofferenza e quindi, con il passare del tempo e il peggioramento della situazione, la Fed diventerà più accomodante.
Quale segnale per l'economia in questo momento
Qual è il messaggio che sta dando in questo momento il segnale di normalizzazione della curva? Quello che si può cogliere è che il mercato obbligazionario sta diventando più ottimista sul fatto che gli Stati Uniti possano evitare una recessione.
I dati sull'economia a stelle e strisce dimostrano che vi sono molte aree che hanno visto una crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel contempo, il mercato del lavoro continua a sfoderare numeri impensabili fino a qualche tempo fa, quando si credeva che le strette sui tassi della Fed avrebbero polverizzato milioni di posti di lavoro.
Le preoccupazioni di una recessione non sono sparite del tutto, in quanto la curva dei rendimenti rimane invertita, ma il fatto che il rendimento a 10 anni sia aumentato in maniera sostanziale negli ultimi mesi è un segnale che fa ben sperare.
Wall Street: dove investire con la curva che si normalizza
In questo scenario che potrebbe essere descritto positivamente, le azioni value a Wall Street hanno maggiore probabilità di sovraperformare. Questo perché i profitti delle società value sono maggiormente influenzati dai cambiamenti della domanda economica, dato che si tratta di aziende mature e cicliche. Viceversa, le azioni "growth" sono maggiormente correlate con l'adozione dei prodotti e servizi delle società che le rappresentano.
Tuttavia, c'è da fare una distinzione tra società di crescita redditizie e non redditizie. Queste ultime sono le più vulnerabili alle situazioni in cui i cicli economici vertono a sfavore, ancor più quando i multipli sul mercato sono particolarmente elevati. Tra l'altro, si tratta di aziende più sensibili alle dinamiche dei tassi d'interesse, perché necessitano più di altre di capitale a prestito per sostenere gli investimenti per diventare profittevoli.
Le aziende redditizie invece hanno una base economico-finanziaria più solida e quindi risultano più coperte dalle variazioni dell'economia e dei tassi. Inoltre, alcune presentano anche un tasso di crescita del business e degli utili più veloce della media, il che rende le loro azioni particolarmente interessanti in un'ottica di lungo periodo. Due esempi rappresentano in sintesi questo concetto. Uno è Netflix che, secondo le stime degli analisti, avrà una crescita annuale degli utili per azione di circa il 23% nei prossimi tre anni. L'altro è Alphabet, con il consensus che prevede una crescita annua delle vendite del 10%.