Le sanzioni dell'Occidente hanno tramortito finora il sistema economico e finanziario della Russia, al punto che il mondo intero si domanda per quanto tempo ancora Mosca riuscirà a stare in piedi. Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna hanno estromesso 7 banche russe dalla rete di pagamenti globali SWIFT e hanno congelato 630 miliardi di dollari di riserve estere della Banca di Russia. Dal canto proprio Putin ha reagito vietando ai privati e alle aziende russi di trasferire valuta straniera forte fuori dal Paese.
Tutto questo ha avuto un effetto dirompente nei confronti del Rublo, ormai diventata una sorta di valuta fantasma. La sensazione generale però è che il peggio debba ancora arrivare. Finora l'Occidente ha risparmiato le risorse energetiche della Russia che tengono a galla la Nazione, ma sono sempre più forti le pressioni di chi vorrebbe sferrare il colpo di grazia con un embargo su gas e petrolio.
Ogni guerra comporta vittime, non soltanto dal punto di vista delle vite umane, ma anche riguardo i sacrifici che vanno sopportati e di fronte ai quali vi è un prezzo da pagare a volte molto salato. In particolare l'Europa sa benissimo che un eventuale stop dalle importazioni da Mosca equivale a infilarsi in un vicolo cieco, non avendo ancora alternative all'altezza per poter rinunciare alle fonti energetiche.
Ma far stare al freddo le persone e bloccare la produzione delle aziende, con il caro bollette che devasta il bilancio di famiglie e imprese, è un qualcosa da sacrificare in nome di un sacrosanto principio etico? Soppesare le 2 cose sul piatto della bilancia non è un esercizio molto facile. Purtroppo per come si stanno evolvendo gli eventi, quella sembra essere la soluzione più naturale, per quanto la più difficile.
Russia: se la Cina si defila sarà default?
Il punto adesso è quello di capire quante munizioni siano rimaste nell'armamentario di Mosca. Soprattutto, Putin è un davvero un orso chiuso all'angolo? Di fronte alla buriana che si è schiantata contro il Rublo e le banche russe, la Banca Centrale non ha potuto fare molto altro che alzare i tassi d'interesse, dal momento che l'intervento diretto sul mercato monetario vi era in gran parte inibito. Ma anche quest'ultimo gesto disperato di portare il costo del denaro del 9,5% al 20% è sembrato più che altro l'effetto di una pistola caricata a salve.
La valuta russa ha continuato a precipitare senza soluzione di continuità. Mentre nei mercati azionari e obbligazionari gli asset russi hanno vissuto un vero sell-off, con grandi major nel settore bancario, energetico, siderurgico e assicurativo che hanno bruciato quasi interamente la loro capitalizzazione.
L'unica speranza per il Cremlino sembra essere rimasta la Cina, suo alleato naturale. Ma anche qui è nebbia fitta. Il comportamento ambiguo di Pechino lascia molto da pensare, quantomeno che da questa situazione come al solito Xi Jinping proverà a trarne il massimo profitto. Simon Harvey, responsabile dell'analisi FX presso il broker valutario Monex Europe, ritiene che il Dragone stia tenendo la Russia a debita distanza e non stia fornendo una mano come unico acquirente delle esportazioni russe.
L'assedio finanziario dell'Occidente potrebbe trovarsi davanti una muraglia se ci fosse il supporto finanziario della Cina, ma finora per Mosca vi sono solo segnali sconfortanti. Il debito sovrano sta languendo e un primo default si è già avuto con il congelamento da parte della Banca di Russia di 29 miliardi di dollari per i pagamenti delle cedole agli investitori stranieri. E senza un appoggio cinese è inevitabile che la cosa si allarghi a macchia d'olio.
Il mercato dei credit default swap sta lanciando segnali eloquenti: c'è il 50% di probabilità che il debito sovrano russo non venga ripagato. Ma poi, chi detiene titoli all'estero come verrebbe rimborsato volendo, se le transazioni sono bloccate? Questa, insieme ad altre incertezze, lasciano invece spazio alla ferma convinzione che la Russia abbia imboccato una strada senza ritorno, che potrebbe avere conseguenze spiacevoli per tutti.