USA e Cina sono vicine a una tregua definitiva che pone fine alla guerra commerciale che ha destabilizzato i mercati globali. In questo,
un ruolo chiave è occupato dalle terre rare. I dettagli non sono ancora molto chiari, ma come ha confermato il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump, gli Usa riporterebbero i dazi sulle importazioni dei beni cinesi al 10% in cambio della sospensione del divieto imposto da Pechino sulla fornitura di terre rare negli Stati Uniti.
In verità, le tariffe sulla Cina sarebbero del 55%, in quanto bisogna sommare al 10% di base, un 20% per la questione del fentanyl e un altro 25% dei dazi introdotti durante il primo mandato di Trump e confermati dall'amministrazione Biden. Ad ogni modo, tutto l'accordo sembra ruotare intorno alle terre rare, minerali preziosi di cui gli Stati Uniti non sembrano poterne fare a meno.
Terre rare: perché sono così importanti
Le terre rare sono tra le materie prime più critiche del pianeta, visto l'ampio utilizzo in settori strettamente legati alla tecnologia. Oggi, queste materie prime vengono adoperate ampiamente nei semiconduttori, negli iPhone, nella medicina attraverso ad esempio risonanze e trattamenti contro il cancro, nonché in una serie di applicazioni come la tecnologia verde.
Non è finita qui, perché anche a livello militare sono molto preziose. La costruzione del jet da combattimento F-35 richiede ben 49 chilogrammi di terre rare, secondo quanto rilasciato dal Dipartimento della Difesa statunitense.
Nel ventennio tra gli anni '60 e gli anni '80, gli Stati Uniti sono stati il primo produttore mondiale di terre rare, ma poi sono stati asfaltati dalla Cina. Ciò è avvenuto quando Pechino ha intensificato gli sforzi sfruttando la sua capacità di estrarre a basso costo e inondando il mercato attraverso il controllo della catena di approvvigionamento globale in condizione di quasi monopolio.
La Cina infatti estrae dalle miniere circa il 70% delle terre rare presenti a livello globale, con una produzione di 270 mila tonnellate nel 2024 (dati dell'U.S. Geological Survey). A paragone, gli Usa hanno prodotto 45 mila tonnellate dei minerali nello stesso periodo.
Cosa spiega il dominio di Pechino
L'egemonia cinese può essere spiegata dal fatto che la seconda superpotenza economia mondiale ospita quasi la metà delle riserve mondiali di terre rare (circa 44 milioni di tonnellate). Gli Stati Uniti ne hanno solo circa 1,9 milioni di tonnellate. Ma non è solo questo. La Cina ha una capacità di raffinare i materiali che non hanno gli altri, proprio perché domina anche il settore della lavorazione.
Alla luce di tutto questo, ha in mano un'arma di ritorsione molto potente che può servire in situazioni come quella della guerra commerciale basata sui dazi. Il Dragone infatti ha aggiunto sette terre rare alla lista di controllo delle esportazioni a inizio aprile. Ciò significa che per poter esportare le materie prime all'estero, le aziende necessitano di licenze speciali.
Negli ultimi colloqui commerciali, la ripresa delle consegne è stata in cima alla lista delle richieste statunitensi, ottenendo l'approvazione di alcune domande per l'esportazione da parte del Ministero del Commercio cinese.
Tuttavia, il processo per ottenere un permesso di esportazione è opaco e difficile da verificare, il che consente ai funzionari cinesi di attivare e disattivare nuovamente i limiti con poca visibilità dal mondo esterno. In definitiva, ancora c'è molta confusione. L'unica cosa certa è che per poter usufruire della preziosità delle terre rare, bisogna ancora scendere a patti con Pechino.