Oro: UBS, rally spingerà prezzi fino a 2.950 dollari l'oncia | Investire.biz

Oro: UBS, rally spingerà prezzi fino a 2.950 dollari l'oncia

20 nov 2024 - 12:00

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Secondo gli analisti di UBS, il rally dell'oro non è finito e nel 2026 spingerà i prezzi 2.950 dollari l'oncia. Ecco nel dettaglio quali sono le motivazioni

L'oro sta risalendo nel mercato delle materie prime e ha superato di slancio quota 2.600 dollari l'oncia. Dal record storico di oltre 2.800 dollari dello scorso mese, il metallo giallo era sceso a seguito delle elezioni americane del 5 novembre che hanno decretato Donald Trump prossimo presidente degli Stati Uniti.
 
L'aspettativa di una politica di stimoli fiscali da parte del leader repubblicano ha dirottato gli investitori verso gli asset più rischiosi, mentre la prospettiva di un inasprimento dei dazi commerciali ha alimentato la preoccupazione per un ritorno all'inflazione e quindi a tassi di interesse più alti. Tutti elementi, questi, che hanno portato ad allontanarsi dall'oro, che è un bene rifugio e un'attività non redditizia.
 
Esauritosi l'effetto Trump, il mercato è tornato a comprare lingotti, specialmente dopo che l'escalation del conflitto in Ucraina ha rivalutato il metallo prezioso come porto sicuro. Kiev ha ricevuto l'autorizzazione dagli Stati Uniti a lanciare missili americani sul territorio russo e la reazione di Mosca sta spaventando il mondo.
 
Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato la revisione della dottrina nucleare del Paese, abbassando l'asticella per il dispiegamento di armi atomiche tattiche e strategiche. Cosa significa? In sostanza, la Russia ora potrà utilizzare attacchi con il nucleare in risposta ad aggressioni ricevute. Quanto il Cremlino darà seguito alle sue minacce non è dato di sapere, ma è chiaro che solo l'ipotesi di uno scenario di tale portata tenga in apprensione tutto il pianeta e di conseguenza i mercati finanziari.
 
"L'aumento del rischio geopolitico, unito all'ampia incertezza del mercato e alle crescenti preoccupazioni per i rischi sconosciuti dopo la pandemia, ha riacceso l'interesse per il mercato dell'oro come bene rifugio", ha scritto in una nota Suki Cooper, analista di Standard Chartered.
 
L'oro si è rafforzato anche perché il dollaro USA negli ultimi giorni ha ridotto i suoi guadagni post-elezioni. Tra i due asset c'è tendenzialmente un rapporto inverso: quando il biglietto verde scende, l'oro sale, e viceversa. Il motivo sta nel fatto che i trader non americani spendono di meno per acquistare lingotti grazie all'effetto cambio se la moneta americana si indebolisce; di conseguenza, aumentano la domanda del metallo. 
 
 

Oro: in caccia di nuovi record?

Gli analisti di UBS sono convinti che l'oro segnerà un nuovo record in quota 2.900 dollari l'oncia entro la fine del 2025 e a 2.950 dollari prima della chiusura del 2026. Prima di ciò è possibile che ci sia un periodo di consolidamento per via del dollaro forte e dei rendimenti più alti derivanti dagli effetti degli stimoli fiscali statunitensi, hanno sottolineato gli esperti. Tuttavia, "l'ondata rossa degli Stati Uniti, il forte interesse all'acquisto di diversificazione e l'elevata incertezza globale continueranno a sostenere i prezzi, con le continue allocazioni strategiche in oro in un contesto di elevata volatilità macro e persistenti rischi geopolitici", hanno aggiunto.
 
Un'altra componente importante che può guidare le quotazioni dell'oro sono gli acquisti delle Banche centrali, tra i principali artefici del rally degli ultimi due anni. "È probabile che le autorità monetarie, che tendono ad acquistare lingotti d'oro fisici, continuino ad aumentare le riserve, a fini di diversificazione e in mezzo alle tensioni geopolitiche e ai rischi di sanzioni. Le riserve auree di molte Banche centrali rimangono piccole in percentuale rispetto agli asset totali", hanno scritto gli analisti di UBS.
 
Le previsioni della banca svizzera si aggiungono a quelle di Goldman Sachs, che questa settimana ha previsto un prezzo per il metallo prezioso a 3.000 dollari entro la fine del prossimo anno, grazie al sostegno degli acquisti da parte delle Banche centrali, all'allentamento monetario della Federal Reserve e ai rischi geopolitici in Europa e Medio Oriente. 
 
 
Meno ottimista è invece Matt Simpson, analista senior del fornitore di servizi di trading City Index Group. "Dubito che l'oro raggiungerà semplicemente un nuovo massimo e gli orsi sono in agguato sotto i 2.700 dollari per shortarlo a 2.400 dollari", ha affermato.
 
 
 

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