Nel panorama agricolo globale, la soia è diventata una vera protagonista silenziosa: un seme minuscolo capace di muovere economie, influenzare politiche e sostenere intere filiere alimentari. La si trova nella mangimistica, negli oli, nei prodotti industriali e persino nelle alternative vegetali, il che la rende un prodotto indispensabile a livello planetario.
Negli ultimi anni, però, il suo mercato si è trasformato in un terreno di sfide: cambiamenti climatici, nuove rotte commerciali e tensioni geopolitiche hanno ridisegnato i suoi equilibri. Ciò nonostante, la domanda globale continua a crescere, trainata soprattutto dall’Asia e da un consumo in costante espansione. Quella della soia oggi è una storia di adattamento, tecnologia e resilienza.
Soia: la classifica dei più grandi produttori mondiali
I numeri del 2024/2025 relativi alla produzione della soia fotografano una situazione in continua evoluzione. A fare la differenza sono le piogge che arrivano troppo tardi o troppo presto, le nuove tecnologie, i costi di trasporto, ma anche i conflitti, le politiche agricole e la fame crescente di mercati emergenti. Ecco una classifica dei 10 principali Paesi produttori tracciata dall'
US Department of Agriculture.
Brasile – 171,5 milioni di tonnellate (40%)
Il Brasile domina la classifica con un distacco impressionante. Negli ultimi due decenni il Paese ha trasformato vaste aree del Cerrado in una delle zone agricole più produttive al mondo, grazie a tecniche di coltivazione intensiva e a investimenti costanti in tecnologia. Oggi il Brasile è il motore del mercato globale della soia, esportando su larga scala verso l’Asia e l’Europa e influenzando i prezzi internazionali. Il suo ritmo di crescita continua a stupire e, soprattutto, a ridisegnare gli equilibri mondiali.
Stati Uniti – 119,05 milioni di tonnellate (28%)
Gli Stati Uniti sono i veterani del settore: un’agricoltura ultra-specializzata, terreni immensi e aziende capaci di operare come vere e proprie industrie agricole. Anche se non occupano più il primo posto, restano indispensabili per la stabilità del mercato globale. Le regioni del Midwest continuano a garantire rese eccezionali, benché il clima negli ultimi anni sia diventato più imprevedibile. Gli USA restano tra i principali esportatori e spesso fungono da “equilibratori” nei momenti di volatilità.
Argentina – 51,11 milioni di tonnellate (12%)
L’Argentina alterna anni straordinari ad anni complicati, soprattutto a causa della siccità che colpisce ciclicamente le Pampas. Tuttavia, grazie a un’agricoltura molto efficiente e orientata ai mercati internazionali, riesce a mantenere un ruolo da protagonista. La competitività delle sue esportazioni è elevata e il settore agricolo rimane uno dei pilastri economici del Paese. La sua crescita dipende spesso dal clima, ma il know-how dei produttori di soia argentini è tra i migliori al mondo.
Cina – 20,65 milioni di tonnellate (5%)
La Cina produce una quantità significativa di soia, ma ne consuma ancora di più. La domanda interna continua ad aumentare, spinta dalla crescita dell’industria alimentare e dei mangimi. Gran parte delle aree produttive si trova nelle regioni settentrionali, dove la meccanizzazione è in rapido aumento. Il clima rigido e le limitazioni idriche rappresentano un limite, ma il Paese sta investendo molto per migliorare la produttività e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
India – 12,58 milioni di tonnellate (3%)
In India la produzione è frammentata tra milioni di piccoli agricoltori. Le rese non sono elevate come in altre regioni del mondo, ma la vastità del territorio e la crescente domanda interna permettono al Paese di mantenere un ruolo rilevante. I monsoni continuano a influenzare in modo decisivo il raccolto, e ogni stagione può essere molto diversa dalla precedente. La coltura è fondamentale per l’economia rurale e la sicurezza alimentare.
Paraguay – 10,2 milioni di tonnellate (2%)
Il Paraguay è un attore sorprendente. Negli ultimi anni ha vissuto una forte espansione agricola, grazie a terreni fertili e a investimenti stranieri, soprattutto brasiliani. Sebbene sia un Paese relativamente piccolo, è diventato un esportatore importante di soia, soprattutto verso altre nazioni sudamericane e l’Asia. La sua crescita è stabile e tende a rafforzarsi.
Canada – 7,57 milioni di tonnellate (2%)
Il Canada produce quantità modeste di soia rispetto ai giganti del settore, ma rappresenta un modello di efficienza. Le regioni più produttive, come il Saskatchewan e il Manitoba, beneficiano di ampi spazi coltivabili e tecniche moderne. Le condizioni climatiche possono limitare la stagione vegetativa, ma la qualità del prodotto resta elevata e il Paese mantiene una presenza costante sui mercati globali.
Ucraina – 7,2 milioni di tonnellate (2%)
L’Ucraina continua a produrre quantità significative di soia, nonostante la difficile situazione in cui versa il Paese a causa della guerra con la Russia. I suoi terreni di chernozem, tra i più fertili del pianeta, permettono rese elevate quando le condizioni lo consentono. La nazione dell'Est Europa resta un fornitore importante per Asia e Medio Oriente e il suo ruolo nei mercati agricoli è più influente di quanto suggerisca la quantità prodotta.
Russia – 7,05 milioni di tonnellate (2%)
La Russia ha ampliato la propria produzione agricola negli ultimi anni, grazie all’ingresso di nuove tecnologie e all’espansione delle superfici coltivate. Le zone produttive, spesso collocate nelle regioni meridionali, devono comunque affrontare forti variabilità climatiche. Il Paese sta aumentando gradualmente la sua presenza nel mercato globale e punta chiaramente a diventare più competitivo.
Uruguay – 4,2 milioni di tonnellate (0,98%)
L’Uruguay è il più piccolo produttore della lista, ma la sua agricoltura è sorprendentemente moderna e ben organizzata. Grazie a terreni fertili e a un’agricoltura altamente professionale, riesce a produrre molto più di quanto le dimensioni del Paese lascerebbero immaginare. È un attore discreto ma affidabile, soprattutto per il mercato sudamericano.