Riunione Opec+: le ragioni che hanno portato al rinvio | Investire.biz

Riunione Opec+: le ragioni che hanno portato al rinvio

23 nov 2023 - 11:03

23 nov 2023 - 11:11

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L’Opec+ ha rinviato la riunione in calendario domenica 26 novembre. Alcuni Paesi africani sarebbero contrari ai nuovi tagli dell’output

Ieri le quotazioni del petrolio Brent sono sprofondate ad un minimo di 78,5 dollari al barile, contro un’apertura 4 dollari più in alto, dopo la notizia che la riunione dell’Opec+, il cartello di cui fanno parte 23 Paesi produttori di petrolio, è stata rinviata dal 26 al 30 novembre. “Dietro la mossa ci sarebbero contrasti interni al cartello, con l'Arabia che richiede agli altri membri una maggiore disponibilità a contenere la produzione per sostenere il prezzo”, ha riferito di Giuseppe Sersale di Anthilia.

In particolare, lo spostamento è dovuto al fatto che diversi membri non sono soddisfatti degli obiettivi di produzione per il prossimo anno. Della fronda ostile ai livelli di output annunciati a giugno farebbero parte l’Angola, il Congo e la Nigeria. 

La notizia del rinvio del meeting dell’Opec+ ha fatto il paio con le indicazioni arrivate dal dato statunitense che misura l’andamento delle scorte di petrolio, salite nell'ultima settimana di 8,7 milioni di unità, decisamente al di sopra dei +900 mila barili stimati dagli analisti. Al quinto incremento consecutivo, le scorte USA di petrolio si attestano al livello maggiore dallo scorso mese di luglio.  

 

 

Riunione Opec+: cosa succederà

A causa di scarsi investimenti, interruzioni operative e invecchiamento dei giacimenti petroliferi, i tre Paesi africani nel 2023 hanno faticato a raggiungere i target. L'obiettivo di produzione dell'Angola a giugno è stato tagliato dagli 1,46 milioni di barili giornalieri (MMbbls/d) del 2023 agli 1,28 MMbbls/d del 2024, quello del Congo passa da 310 mila a 276 mila barili mentre quello della Nigeria da 1,74 scende a 1,38 milioni. 

Nonostante questo, l’accordo prevedeva che gli obiettivi sarebbero stati rivisti al rialzo prima della fine di quest'anno se una verifica effettuata dal terzetto composto da Rystad Energy, Wood Mackenzie e IHS avesse dimostrato che la loro capacità produttiva era maggiore. Stando ai ben informati, i tre Paesi hanno respinto le valutazioni delle società. 

“Mentre i primi due Paesi attualmente producono meno greggio rispetto agli obiettivi di produzione per il 2024, la Nigeria -si legge in una nota elaborata dagli analisti di ING- recentemente è riuscita ad aumentare la produzione e sta pompando circa 1,49 MMbbls/d”.

“Il disaccordo tra i membri -continua ING nel suo Commodities Feed- aumenterà probabilmente la volatilità del mercato nel corso della prossima settimana. Non è chiaro come questo influenzerà la politica generale, o se potrebbe avere un impatto sull'Arabia Saudita che estenderà il suo ulteriore taglio volontario di 1MMbbls/d all'inizio del 2024”.

Dello stesso avviso Eric Lee di Citigroup, secondo cui lo spostamento della riunione dell'OPEC+ "accresce il dramma, ma probabilmente non cambia il risultato". Per l’esperto, alla fine l'Arabia Saudita continuerà ad applicare un taglio volontario di 1 milione di barili nel 2024, mentre gli altri membri si impegneranno a mantenere le quote esistenti fino al prossimo anno.

 

 

Prezzi Petrolio: si riduce lo spread della backwardation

Nelle ultime settimane, i prezzi del petrolio sono stati penalizzati dall'incremento della produzione non-OPEC e dalle indicazioni negative arrivate dal primo importatore, la Cina, che hanno spinto i commentatori a stimare conferma, o un addirittura un incremento, dei tagli alla produzione di greggio da parte dell'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e dei suoi alleati. 

Questo ha spinto il mercato di questa commodity a ridurre lo “spread” tra le varie scadenze: nonostante si confermi in backwardation, la condizione per cui i prezzi forward sono inferiori al prezzo spot (Backwardation: cosa è e come funziona), il prezzo del Brent ha visto scendere la differenza tra i due contratti più vicini dal dollaro di un mese fa, a circa 10 centesimi. 

 

 

 

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