Dopo aver toccato nuovi massimi storici nel dicembre 2025, il prezzo del rame potrebbe registrare una fase di moderata correzione nel corso del 2026. È quanto emerge dalle ultime analisi di Goldman Sachs Research (Copper Prices Are Forecast to Decline Somewhat from Record Highs in 2026), secondo cui le quotazioni dovrebbero scendere leggermente rispetto ai record recenti, pur restando su livelli elevati nel confronto storico. Vediamo quello che c’è da sapere.
Il contesto macro e il record del rame nel 2025
Nel 2025 il rame, insieme ad altri metalli industriali come alluminio e litio, ha beneficiato di un contesto macroeconomico favorevole. Il calo dei tassi di interesse, l’indebolimento del dollaro e il miglioramento delle aspettative sulla crescita cinese hanno sostenuto il comparto, a cui si sono aggiunte interruzioni dell’offerta, cambiamenti normativi e un forte aumento degli investimenti legati all’AI.
In questo scenario, l’8 dicembre il rame ha raggiunto un nuovo massimo storico di 11.771 dollari per tonnellata sul London Metal Exchange. Secondo Goldman Sachs, tuttavia, il persistente surplus dell’offerta a livello globale dovrebbe impedire alle quotazioni di superare stabilmente la soglia degli 11.000 dollari nel corso del 2026.
Domanda cinese in rallentamento e attese sui prezzi nel 2026
Uno dei fattori chiave alla base di uno scenario più cauto è il rallentamento della domanda in Cina. Nel 4° trimestre del 2025, il consumo di rame raffinato nel Paese è stimato in calo dell’8% su base annua, dopo che gli effetti degli stimoli fiscali e dell’anticipo degli acquisti legato ai dazi si sono progressivamente esauriti.
Per il 2026, Goldman Sachs prevede che i prezzi del rame si muovano in un range compreso tra 10.000 e 11.000 dollari per tonnellata. La domanda globale legata alle reti elettriche e alle infrastrutture energetiche, sostenuta dagli investimenti nei settori strategici come AI e difesa, dovrebbe comunque limitare discese più marcate sotto quota 10.000 dollari. Nel primo semestre del 2026, il prezzo medio è stimato intorno ai 10.710 dollari per tonnellata.
Surplus di mercato e possibile effetto dei dazi USA
Dal punto di vista dell’equilibrio tra domanda e offerta, il mercato globale del rame dovrebbe chiudere il 2025 con un surplus di circa 500.000 tonnellate, una stima rivista al rialzo rispetto alle previsioni precedenti.
Nel 2026 il surplus è atteso ridursi a circa 160.000 tonnellate, avvicinando il mercato a una condizione di maggiore equilibrio, ma senza entrare nel breve termine in una fase di deficit. Un possibile elemento di sostegno ai prezzi potrebbe arrivare dalla politica commerciale statunitense. Goldman Sachs considera probabile l’introduzione di dazi sulle importazioni di rame raffinato negli Stati Uniti, potenzialmente pari ad almeno il 25%, con una decisione attesa entro metà 2026.
In vista di questa eventualità, i flussi di rame verso gli Stati Uniti potrebbero aumentare temporaneamente, mentre gli importatori anticiperebbero gli acquisti prima dell’entrata in vigore delle tariffe. Dopo una fase iniziale di volatilità, la banca prevede comunque un ritorno a una traiettoria rialzista dei prezzi.
Prospettive di lungo periodo: rame al centro della transizione energetica
Lo scenario di lungo periodo resta costruttivo. A partire dal 2029, la domanda globale di rame dovrebbe superare l’offerta, spingendo progressivamente le quotazioni verso nuovi rialzi e incentivando sia l’estensione della vita delle miniere esistenti sia un maggiore utilizzo dei rottami.
In questa prospettiva, Goldman Sachs stima un prezzo del rame a 15.000 dollari per tonnellata entro il 2035, superiore al consenso degli analisti. Il rame continua inoltre a essere considerato un vero e proprio barometro dell’economia globale: gli investimenti nelle reti elettriche e nelle infrastrutture energetiche dovrebbero rappresentare oltre il 60% della crescita della domanda fino al 2030, un incremento paragonabile all’aggiunta di un nuovo mercato delle dimensioni degli USA.
La Cina resterà il principale motore di questa crescita, ma Stati Uniti ed Europa sono destinati ad aumentare il loro contributo, anche se parte della domanda potrebbe essere compensata dalla sostituzione del rame con l’alluminio in alcuni settori industriali, qualora il rapporto di prezzo tra i due metalli continuasse a salire verso nuovi massimi.