Donald Trump ha messo in subbuglio per l'ennesima volta i mercati finanziari annunciando che
le importazioni americane di rame saranno assoggettate a un dazio del 50%. Il presidente degli Stati Uniti ha poi specificato che la nuova misura entrerà in vigore dal 1° agosto (
Rame: Trump conferma i dazi al 50%, si comincia il 1° agosto).
Nei giorni che mancano a quella data è possibile giungere ad accordi commerciali tra gli USA e gli altri Paesi per evitare un salasso di questa portata. Intanto, le quotazioni del rame si sono impennate al Comex, la Borsa di New York in cui vengono scambiati i futures sulla materia prima. Diversamente da quanto è accaduto al London Metal Exchange.
Secondo i dati forniti dall'agenzia londinese Benchmark Mineral Intelligence, nella giornata di martedì il premio di prezzo del Comex-LME sul metallo è salito del 138%, superando i 2.600 dollari la tonnellata. Questo potrebbe essere segnaletico del fatto che i commercianti si aspettano che i dazi sul rame non colpiscano tutti i Paesi allo stesso modo.
In ogni caso, da febbraio c'è stato un boom di consegne negli USA, proprio perché i trader temevano quello che poi è accaduto e cioè l'introduzione delle tariffe da parte di Trump.
Rame: cosa potrebbero significare i dazi per l'economia americana
Il rame è una materia prima molto importante a livello industriale, visto l'uso che se ne fa in svariati settori: dall'automotive all'energetico, alle costruzioni e ai semiconduttori. Gli Stati Uniti importano gran parte del metallo che utilizzano nei processi produttivi aziendali e le misure tariffarie potrebbero avere delle ricadute pesanti sull'economia. I dazi, infatti, farebbero aumentare i costi di importazione per le aziende Usa e, di conseguenza, frenare la produzione e gli investimenti. L'obiettivo di Trump è quello di spostare l'estrazione del metallo negli Stati Uniti, ma gli esperti del settore hanno detto che l'implementazione di nuove miniere richiederebbe una tempistica non inferiore a 10 anni.
Daan de Jonge, analista di Benchmark, ha affermato che, con prelievi del 50%, i consumatori statunitensi potrebbero pagare 15.000 dollari per tonnellata metrica ad agosto, mentre il resto del mondo sborserebbe circa 10.000 dollari. Si tratta di "un'enorme discrepanza che inizierà ad avere un forte impatto economico", ha suggerito l'esperto.
"Per quanto riguarda la spesa delle famiglie, se si acquista un nuovo frigorifero, un condizionatore d'aria, un'auto, tutto diventerà più costoso e ci si potrebbe ragionevolmente aspettare che le aziende trasferiscano il prezzo", ha detto. Questo comporta che, "a seconda delle aliquote tariffarie di base finali, i consumatori statunitensi potrebbero scegliere di acquistare beni prodotti all'estero a un prezzo più basso a causa di tale impatto", ha aggiunto.
Tutto ciò, inoltre, rischia di avere delle ripercussioni anche a livello occupazionale, ha precisato de Jonge. Alla fine potrebbe verificarsi "la distruzione della domanda del rame", con i progetti industriali che "iniziano a sostituire il rame con l'alluminio, più economico sebbene più pesante e costoso da mantenere a lungo termine", ha concluso.
Secondo Peter Chase, senior fellow presso il German Marshall Fund, "c'è una realtà che deve essere affrontata e cioè che la produzione di rame negli Stati Uniti non andrà alle stelle domani dopo i dazi del 50%". Quindi, "consumatori e imprese statunitensi sentiranno un impatto immediato e i piani di costruzione dell'infrastruttura di intelligenza artificiale negli Stati Uniti ne risentiranno".
Gli analisti di Citigroup hanno parlato di un "momento spartiacque per il mercato del rame nel 2025". A loro giudizio, "l'imminente attuazione delle tariffe dovrebbe chiudere bruscamente la finestra per ulteriori spedizioni significative di rame verso gli Stati Uniti" e ciò causerebbe "un ritiro dei dazi". Ad ogni modo, gli esperti ritengono che il premio delle quotazioni del rame al Comex rispetto all'LME "non rifletterà una tariffa completa del 50%", a causa "del recente accumulo di scorte negli Stati Uniti e della probabilità che i principali esportatori di rame statunitensi negozino un tasso più basso".