Il prezzo del petrolio è in calo anche oggi nel mercato delle materie prime, con il Brent che si posiziona a 68,50 dollari al barile e il West Texas Intermediate viaggia sui 66,80 dollari. Il volume degli scambi comunque è sottile, in quanto negli Stati Uniti è il Giorno dell'Indipendenza.
I trader sono in attesa della
riunione dell'OPEC+ di questo fine settimana, nel corso della quale probabilmente verrà deciso un altro importante
aumento della produzione. Si tratterebbe del quarto aumento consecutivo, che dovrebbe attestarsi a 411 mila barili al giorno dal mese di agosto, il triplo della tariffa prevista inizialmente.
Il mercato comunque mantiene una certa volatilità, in quanto non si è scrollato di dosso il timore che la guerra tra Israele e Iran possa riprendere ostacolando l'offerta del greggio. Le preoccupazioni arrivano anche dai colloqui commerciali degli Stati Uniti con l'Iran e dall'impatto che ciò avrebbe sul petrolio. Gli USA prevedono di riavviare presto le discussioni con Teheran e la prossima settimana l'inviato americano per il Medio Oriente Steven Witkoff incontrerà il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi a Oslo. Nel frattempo, Washington ha adottato nuove misure per limitare il commercio del petrolio della Repubblica islamica, mantenendo alta la pressione sul Paese.
Petrolio: ecco dove potrebbero arrivare i prezzi
I prezzi futuri del petrolio probabilmente dipenderanno da diversi fattori che non riguardano solamente l'offerta dai Paesi produttori come l'Iran, ma presumibilmente anche dalla domanda di importanti acquirenti come la Cina.
Secondo gli analisti di Barclays, "le tensioni geopolitiche si sono allentate con il continuo mantenimento del cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti tra Israele e Iran e l'evaporazione del premio per il rischio, ma l'azione dei prezzi ha rispecchiato fondamentali migliori del previsto".
La banca londinese osserva che, nonostante un aumento accelerato della produzione da parte dell'OPEC+, le scorte globali di greggio sono diminuite nel secondo trimestre. Perciò ha alzato le sue prospettive di crescita della domanda globale di 260 mila barili al giorno, di cui la maggior parte proveniente dai Paesi OCSE. Quanto agli Stati Uniti, Barclays vede un aumento della domanda di 130 mila barili al giorno nel 2025, cioè 100 mila in più rispetto a una precedente previsione.
Sul fronte dell'offerta, l'istituto finanziario britannico prevede che nonostante l'OPEC+ probabilmente continuerà a eliminare gradualmente i tagli volontari alla produzione a un ritmo accelerato, "l'aumento effettivo dell'output rimarrà indietro". Questo alla luce del fatto che c'è una "pressione su alcuni produttori dell'OPEC+ per frenare la produzione in modo da compensare quella precedente al di sopra delle loro quote".
Alla luce di tutto questo, Barclays stima un prezzo del Brent di 72 dollari al barile quest'anno, in aumento rispetto a una precedente previsione di 66 dollari. Per il 2026,invece, la banca prevede quotazioni di 70 dollari al barile, ossia 10 dollari in più dell'ultima proiezione, per via di un "miglioramento delle prospettive della domanda".