Rame: le quotazioni a 10.000 dollari dopo 2 anni, dove arriveranno? | Investire.biz

Rame: le quotazioni a 10.000 dollari dopo 2 anni, dove arriveranno?

27 apr 2024 - 09:00

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Sostenuto dal deficit di offerta, il rally del rame sembra inarrestabile. Ecco cosa aspettarsi per il futuro del metallo rosso

Le quotazioni del rame hanno rivisto questa settimana la soglia dei 10.000 dollari a tonnellata per la prima volta dopo due anni. Da inizio anno al London Metal Exchange il metallo rosso ha ottenuto un guadagno di circa il 16% grazie alla forte domanda del mercato.
 
A sostenere le grandi richieste vi è un certo ottimismo sull'economia globale, da cui dipende molto l'andamento di questa materia prima. Il rame, infatti, è un prodotto molto utilizzato a livello industriale ed è diventato un elemento chiave in alcuni settori come le auto elettriche e le energie rinnovabili. La domanda è sostenuta anche dalla Cina, il più grande consumatore al mondo, che si sta lentamente riprendendo da una profonda crisi economica che dura da un biennio.
 
Alla straordinaria forza della domanda non corrisponde un'offerta adeguata. Le aziende non hanno investito abbastanza nell'esplorazione dei giacimenti e una delle più grandi miniere al mondo, la Cobre Panama di proprietà della canadese First Quantum, ha dovuto chiudere le operazioni a dicembre in quanto la Corte Suprema del Panama ha dichiarato incostituzionale lo sfruttamento della miniera. Questo squilibrio tra la domanda e l'offerta nel mercato del rame ha fatto inevitabilmente salire i prezzi. 
 
 

Rame: ecco dove arriveranno le quotazioni

Il rally del rame non sembra arrestarsi e molti si chiedono dove si fermeranno i prezzi. Il problema di fondo è quello di rimuovere le strozzature dell'offerta per far abbassare le quotazioni, ma le miniere stanno diventando sempre più difficili da trovare e richiedono investimenti più costosi per la costruzione e l'espansione.
 
Le grandi aziende preferiscono investire in acquisizioni dei rivali piuttosto che avviare nuovi progetti e questo non fa aumentare di molto l'offerta. Ne è una dimostrazione la mega-offerta di 38,8 miliardi di dollari fatta questa settimana dal più grande minatore al mondo di rame, l'australiana BHP Group, per la rivale britannica Anglo American. La proposta è stata respinta dal Consiglio di amministrazione di Anglo perché considerata insufficiente, ma la sostanza non cambia.
 
"Costruire è semplicemente troppo costoso. Tutti si aspettavano che la pipeline di approvvigionamento avrebbe reagito all'aumento dei prezzi del rame, ma così non è stato", ha affermato Colin Hamilton, Amministratore delegato per la ricerca sulle materie prime presso BMO Capital Markets. 
 
Le previsioni degli esperti non sono molto incoraggianti. La scorsa settimana si è tenuta a Santiago del Cile la Conferenza mondiale sul rame, da cui è emerso come per quest'anno l'aspettativa sia di un deficit di offerta che potrebbe arrivare fino a 700kt. Gli analisti di Goldman Sachs, invece, stimano che l'industria del rame debba spendere 150 miliardi di dollari nel prossimo decennio per far fronte a una carenza di approvvigionamento.
 
Secondo Olivia Markham, che co-gestisce il BlackRock World Mining Fund, prima che siano effettuati investimenti su larga scala in nuove miniere, le quotazioni del rame dovrebbero raggiungere i 12.000 dollari a tonnellata, cioè salire di circa il 20% dai valori attuali. 
 
 
 
 

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