Quanto accaduto questa notte tra Israele e Iran non ha condizionato le quotazioni del petrolio. O meglio, dopo un iniziale balzo fino a circa 90 dollari al barile, il Brent è scivolato in territorio negativo in termini di performance e oggi perde circa un punto percentuale a 86 dollari.
La rappresaglia dello Stato ebraico era attesa poiché ampiamente annunciata dal governo di Benjamin Netanyahu dopo l'assalto della scorsa settimana da parte dell'Iran, che ha lanciato droni e missili in territorio israeliano. L'operazione lampo di oggi si è consumata tra le 4 e le 5 del mattino, con l'invio di droni a una base militare nei pressi di Isfahan, nell'Iran occidentale. Si sono anche registrate esplosioni nel sud della Siria contro postazioni iraniane. Alla fine però non si è fatto male nessuno, mentre i droni sono stati tutti abbattuti.
L'attacco di Israele è stato quindi contenuto e questo potrebbe spegnere sul nascere ulteriori focolai. "Sebbene l'impennata iniziale del petrolio possa aver evidenziato il timore iniziale di un'ulteriore escalation, abbiamo visto che il greggio ha invertito la rotta", ha affermato Joshua Mahony, capo analista di mercato di Scope Markets.
Petrolio: ecco perché i prezzi scendono
Questa settimana l'andamento del petrolio non ha risentito dell'aspettativa che Israele reagisse all'aggressione dell'Iran del 13 aprile. Il motivo sta nel fatto che il mercato non si attendeva una presa di posizione forte con un attacco su larga scala, ma anzi scommetteva su una mossa misurata per evitare un infinito botta e risposta tra i due Stati.
Ciò che è successo oggi sui mercati conferma uno
scenario atteso più accomodante. L’Iran ha sminuito l’attacco definendolo "un incidente" e, per ora, non ha minacciato nuove rappresaglie nei confronti di Israele. Quindi, con l'intermediazione decisiva degli Stati Uniti e degli altri Paesi arabi come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, la questione potrebbe anche essere finita qui. In fondo, i membri dell'
OPEC+ non avrebbero nemmeno l'interesse a far esacerbare la situazione, per le ricadute che ciò avrebbe sul mercato del petrolio. "Gli eventi della scorsa settimana sembrano essere più incentrati sul mostrare la loro volontà di agire piuttosto che cercare effettivamente di incitare una guerra. Per i mercati questo è lo scenario migliore", ha detto Mahony.
Nel frattempo, gli USA hanno annunciato sanzioni contro l'Iran a seguito dell'attacco del 13 aprile attraverso un pacchetto che mira a ridurre l'export di petrolio da parte di Teheran. Anche l'Europa sta valutando la linea dura nei confronti dello Stato arabo in merito alla vendita di droni alla Russia. Tutto ciò però sembra già essere stato incorporato nei prezzi del petrolio, o comunque al momento non ha sortito effetti in merito a un incremento delle quotazioni.