Grandi acquisti oggi sul mercato del petrolio dopo il terzo round di sanzioni arrivato dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, che impone tra l'altro l'esclusione delle banche russe dalla rete SWIFT. I prezzi del greggio sono in rialzo di oltre il 4% viaggiando in prossimità dei 100 dollari al barile, che la scorsa settimana hanno superato sull'onda delle tensioni arrivate alle stelle nella guerra tra Russia e Ucraina.
Il rischio di una potente crisi energetica sta spingendo gli investitori verso una di quelle materie prime di cui potrà essere a corto l'Europa nel prossimo futuro se la Russia in segno di ritorsione dovesse limitare o addirittura interrompere totalmente le forniture. Mosca è il secondo più grande esportatore di oro nero e la chiusura dei rubinetti potrebbe squarciare il mercato con un'impennata delle quotazioni a livelli che non si sono mai visti.
Petrolio: backwardation sul mercato dei futures
In questo momento il nodo cruciale sembra essere l'infrastruttura Swift. Con le banche russe fuori dai giochi, come verranno regolati i pagamenti del greggio importato? Nel contempo sarà estremamente difficile per le società energetiche e i commercianti russi accedere ai finanziamenti per produrre ed esportare il petrolio.
Temendo quindi una crisi di offerta con conseguente aumento delle quotazioni del greggio, gli investitori a questo proposito stanno investendo miliardi di dollari in fondi che riproducono l'andamento delle materie prime e stanno acquistando azioni dei produttori di energia anche attraverso futures e opzioni. In base a quanto riportato dalla Commodity Futures Trading Commission, il rapporto tra puntate rialziste e ribassiste sul petrolio è arrivato a 15 a 1, il punto più alto dall'estate 2021.
Sul mercato dei futures si sta inoltre determinando lo strano fenomeno della backwardation, ossia dove i contratti a più breve scadenza hanno un prezzo maggiore rispetto ai contratti a lungo termine. Questo vuol dire che i trader si aspettano che i mercati in futuro saranno insufficienti a soddisfare le esigenze e quindi i commercianti cerchino di incrementare le scorte.
A tutto ciò vi è da aggiungere che vi è sempre una corsa al mercato petrolifero quando si attende che un'inflazione alta o crisi geopolitiche possano andare a impattare negativamente sull'economia. In tale contesto, normalmente petrolio e azioni viaggiano in direzione opposta.
Petrolio: per gli analisti quotazioni fino a 150 dollari
In questo stato di cose gli analisti sono convinti che il petrolio abbia ancora molta strada da percorrere. Goldman Sachs ha portato la sua previsione sul Brent da 95 a 115 dollari al barile entro la fine del prossimo mese. JP Morgan invece stima un prezzo di 110 dollari nel secondo trimestre del 2022 in uno scenario base in cui non vi è una chiusura assoluta dell'output russo.
La situazione cambia se si dovesse invece verificare l'eventualità peggiore, con il petrolio che arriverebbe a 150 dollari al barile, sebbene vi sia una compensazione della ripresa dell'export dall'Iran e l'utilizzo delle riserve strategiche. La banca d'affari USA però teme che il congelamento delle riserve della Banca di Russia spingeranno il mercato a prezzare il rischio di ritorsioni.
Dello stesso parere Josh Young, Chief Investment Officer di Bison Interests, che vede il greggio a 150 dollari per via delle limitazioni dell'offerta globale. Per questo sta acquistando azioni dei produttori petroliferi negli Stati Uniti e nel Canada come Journey Energy.