I prezzi del petrolio sono in deciso aumento in questo inizio settimana, nonostante la decisione dell'
Opec+ di aumentare l'offerta a partire dal mese di ottobre. Nel momento in cui si scrive, le quotazioni del Brent salgono dell'1,80% a 66,68 dollari al barile, mentre il prezzo del West Texas Intermediate fa un balzo dell'1,83% a 63 dollari.
Nel week-end l'alleanza dei Paesi produttori ed esportatori di greggio ha deciso un incremento dell'output di 137 mila barili giornalieri dal prossimo mese, per effetto di "una prospettiva economica globale stabile e degli attuali solidi fondamentali del mercato, come riflesso delle basse scorte di petrolio".
Gli otto membri del cartello allargato - Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman - continueranno a "monitorare e valutare con attenzione le condizioni di mercato, adottando un approccio cauto". Inoltre, utilizzeranno "la massima flessibilità nella sospensione o inversione degli ulteriori aggiustamenti volontari della produzione", hanno chiarito. Questo significa che non c'è una precisa indicazione sui livelli di produzione oltre il prossimo mese.
Opec: l'obiettivo è ora aumentare la quota di mercato
Quello di ottobre sarà l'ennesimo aumento dell'offerta quest'anno, arrivato complessivamente a 2,5 milioni di barili giornalieri dopo che ad aprile è stata cancellata una prima serie di tagli. L'Arabia Saudita ormai cerca di seguire una politica diversa rispetto a qualche tempo fa, quando era alla ricerca di prezzi più alti. Ora, invece, sta concentrando gli sforzi per colmare la sua capacità produttiva in eccesso e favorire in questo modo l'aumento delle entrate salvaguardando la sua quota di mercato.
Secondo una persona vicina alle vicende dell'Opec+, tuttavia, l'aumento effettivo della produzione a ottobre potrebbe non superare i 60 mila barili giornalieri. Questo perché, eccezion fatta per Arabia Saudita ed Emirati Arabi, gli altri membri dell'alleanza stavano già pompando a pieno regime.
Gli analisti ritengono che la domanda sia sufficiente per assorbire la produzione aggiuntiva, ma più avanti potrebbero sorgere i problemi. "È stato relativamente indolore per l'Opec+ aumentare la produzione nel secondo e terzo trimestre, ma il vero test arriva nel quarto trimestre, quando i barili in eccesso inondano il mercato", ha detto Jorge León, analista presso la società di consulenza energetica Rystad che ha lavorato alle dipendenze dell'Opec.
Petrolio: ecco dove potrebbero arrivare i prezzi
I tagli dell'Opec annunciati per la prima volta a ottobre 2022 hanno contribuito a sostenere i prezzi, con il Brent che ha avuto un valore medio di poco oltre 100 dollari al barile in quell'anno e di 82 dollari nel 2023. Nel tempo, però, i tagli sono diventati meno efficaci, mentre si è scatenata una lotta per accaparrarsi quote di mercato.
Il punto è: dove arriveranno le quotazioni del petrolio dopo il cambiamento di rotta? A giudizio di Fereidun Fesharaki, presidente emerito di FGE NexantECA, le quotazioni potrebbe scivolare sotto i 60 dollari al barile tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026. "L'offerta scenderà, il che darà una spinta anche ai prezzi", ha dichiarato. "Non abbiamo ancora visto l'impatto reale di questo allentamento".
Per il futuro, l'esperto ritiene che "l'Opec valuterà la situazione e se scoprirà che non c'è impatto sul mercato, potrebbe raddoppiare o triplicare l'incremento come ha fatto l'ultima volta", ha detto, aggiungendo che le scorte rimangono limitate. "Fino a quando non si assisterà effettivamente all'accumulo di scorte, non ci sarà alcun impatto sui prezzi".