L'inizio della settimana è stato traumatico per il petrolio, con le quotazioni del Brent che sono scivolate fino al 4,6% verso i 58 dollari, prima di rientrare intorno ai 60 dollari. A scatenare l'ondata di vendite è stata la decisione dell'
OPEC+ nel fine settimana di
aumentare l'offerta per colpire alcuni membri del cartello che avevano attuato una strategia di sovrapproduzione tradendo le linee guida dell'alleanza.
A partire dal mese di giugno, il gruppo guidato da Arabia Saudita e Russia aumenterà l'output di 411 mila barili al giorno, sancendo definitivamente la fine dei limiti alla produzione attuati al fine di sostenere i prezzi. L'incremento si unisce a quello di maggio della stessa cifra. Inoltre, Riyadh ha segnalato che ulteriori aumenti potrebbero arrivare nei prossimi mesi.
Prezzi Petrolio: cosa significa la mossa dell'OPEC+
La mossa dell'OPEC+ farà sicuramente contento il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva chiesto al cartello di rafforzare la produzione e contribuire alla riduzione dei prezzi dell'energia. Proprio Trump è stata una delle cause del crollo dei prezzi del petrolio negli ultimi mesi. La guerra commerciale che ha innescato con i dazi rischia di provocare una recessione dell'economia globale e, di conseguenza, produce l'effetto di contrarre la domanda di greggio. Nel contesto, l'Arabia Saudita sta cercando di rafforzare i legami con gli USA, mentre Washington punta a raggiungere un accordo sul nucleare con l'Iran, il principale nemico politico del Regno.
La decisione del week-end è anche un passaggio importante per la Federal Reserve, che questa settimana si riunirà per il consueto appuntamento di politica monetaria. Prezzi del petrolio più bassi contengono il rischio di un risveglio dell'inflazione, alimentata in questo momento dai dazi statunitensi.
"L'aumento dell'OPEC+ semplicemente non può essere assorbito", ha detto Ajay Parmar, direttore dell'analisi petrolifera di ICIS. "La crescita della domanda è debole, in particolare con la recente imposizione di tariffe". Secondo Jorge León, ex dipendente dell'OPEC ora presso la società di consulenza energetica Rystad, "l'OPEC+ ha appena lanciato una bomba nel mercato petrolifero".
A suo avviso, "la decisione del mese scorso è stata un campanello d'allarme, mentre ora è un messaggio definitivo che il gruppo guidato dall'Arabia Saudita sta cambiando strategia e perseguendo la quota di mercato dopo anni di tagli alla produzione".
Le banche abbassano le previsioni sul greggio
Intanto alcune banche internazionali hanno abbassato le previsioni sul prezzo del petrolio per i prossimi mesi. Barclays ha ridotto le stime da 70 a 66 dollari per il 2025 e da 62 a 60 dollari per il 2026. "Ora ci aspettiamo che l'OPEC+ elimini gradualmente gli ulteriori aggiustamenti volontari entro ottobre 2025 e anche una crescita della produzione di petrolio degli Stati Uniti leggermente più lenta", ha affermato Amarpreet Singh, analista dell'istituto londinese.
ING vede l'oro nero quest'anno a 65 dollari, rispetto ai 70 dollari stimati in precedenza. "Il mercato petrolifero ha dovuto affrontare una significativa incertezza della domanda a causa dei rischi tariffari. Questo cambiamento nella politica dell'OPEC+ si aggiunge all'incertezza dal lato dell'offerta", hanno scritto gli analisti della banca olandese.
Anche Morgan Stanley si è unita alla schiera delle banche che hanno tagliato le previsioni. Il colosso statunitense prevede che il prezzo del Brent sarà di 62,5 dollari al barile nel terzo e quarto trimestre del 2025, esattamente 5 dollari in meno rispetto a quanto stimato nel suo precedente outlook.