Il prossimo anno l'OPEC+ non taglierà la produzione di petrolio, nonostante l'eccesso di offerta. È quanto risulta da un sondaggio effettuato da Bloomberg News, che ha coinvolto 25 trader. Due terzi degli intervistati hanno affermato che il cartello dei Paesi esportatori non ridurrà le forniture, mentre solo un terzo si aspetta un’inversione di tendenza rispetto agli aumenti di quest’anno. Questo perché il surplus di offerta globale non sarà abbastanza significativo da far crollare i prezzi del petrolio sul mercato.
Questo mese l’alleanza ha concordato che ulteriori aumenti di produzione siano sospesi nel primo trimestre del 2026, interrompendo una serie di rilanci attuati a partire da aprile 2025 con l’obiettivo di riconquistare quote di mercato. In tale contesto, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha stimato per il prossimo anno un eccesso di offerta record (al di fuori del periodo pandemico del 2020), pari a 4 milioni di barili al giorno, anche a causa dell’incremento dell’output di Stati Uniti, Brasile e Guyana e della crescita ancora modesta della domanda.
Petrolio: i tagli all’offerta dell’OPEC+ dipendono dai prezzi
Molto dipenderà, ovviamente, anche dai prezzi del petrolio. Attualmente il Brent si aggira intorno ai 64 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate viaggia poco sotto i 60 dollari. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta esercitando pressioni sull’Arabia Saudita affinché il greggio mantenga quotazioni basse e il prezzo della benzina al gallone negli USA non salga. A tal riguardo, il tycoon dovrebbe incontrare questa settimana il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Tuttavia, sarà importante capire fino a dove l’oro nero potrebbe spingersi al ribasso. A giudizio di Greg Brew, analista senior presso Eurasia Group di New York, “invertire la politica e impegnarsi in tagli è probabile solo se la domanda dovesse subire un crollo visibile, con i prezzi sotto i 50 dollari: in questo caso, i leader dell’OPEC punteranno su un ritorno alla gestione del mercato”.
Sul mantenimento dell’attuale politica concorda anche Jorge Leon, analista della società di consulenza Rystad Energy AS, che in precedenza ha lavorato nel Segretariato dell’OPEC. “L’OPEC+ ha chiaramente stabilito la direzione di marcia, che è quella di riconquistare quote di mercato”, ha affermato.
Bob McNally, presidente e fondatore di Rapidan ed ex funzionario della Casa Bianca per l’energia, invece, la pensa diversamente. A suo giudizio, qualcosa dovrà accadere l’anno prossimo per evitare un forte calo dei prezzi. “Se non si tratta di interruzioni geopolitiche o di sanzioni contro l’Iran o la Russia, allora potrebbe essere necessario un pesante taglio dell’OPEC+”, ha detto.