Il prezzo del petrolio è balzato fino al 13% prima di ridurre i guadagni nelle ultime ore, a seguito del pericoloso attacco effettuato da Israele all'Iran sui siti nucleari di Teheran uccidendo diversi comandanti militari. Si tratta del più grande movimenti intraday dal 2020, quando la pandemia e la guerra commerciale interna all'
OPEC+ tra Russia e Arabia Saudita avevano creato scompiglio nel mondo petrolifero. Ora il Brent viaggia intorno ai 78 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate nei pressi di 74 dollari.
Quanto sta accadendo in Medio Oriente tiene con il fiato sospeso il mondo intero, che ora teme un'escalation che possa allargare i confini della guerra. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che gli attacchi hanno colpito il programma nucleare e militare di Teheran e dureranno fino a quando la minaccia non sarà rimossa. L'obiettivo è quello di impedire al nemico pluridecennale di costruire una bomba atomica. La risposta verbale dell'Iran fa tremare i polsi. "Israele riceverà una dura punizione dopo l'attacco di venerdì", ha affermato il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei.
Gli Stati Uniti, il più grande alleato di Israele, intanto si sono chiamati fuori sostenendo che la mossa dello Stato ebraico sia stata "un'azione unilaterale contro l'Iran senza alcun sostegno americano". Il segretario di Stato Marco Rubio ha chiarito che gli Usa non sono coinvolti. "La nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione. Israele ci ha detto che questa azione è necessaria per la sua autodifesa".
Petrolio: il rischio ora è l'interruzione delle forniture
Il problema principale nel mercato petrolifero ora è che le forniture di greggio possano essere interrotte attraverso lo Stretto di Hormuz, quantunque l'OPEC+ abbia ancora un'abbondante capacità inutilizzata che potrebbe essere attivata. Sono circolate voci anche che l'Agenzia internazionale per l'energia potrebbe coordinare il rilascio delle scorte di emergenza per provare a calmierare i prezzi.
"La capacità inutilizzata dell'
OPEC+ ha il potenziale per far fronte alle perdite nella produzione iraniana", ha detto Mukesh Sahdev, responsabile dei mercati delle materie prime e del petrolio presso Rystad Energy A/S. "Tuttavia, una potenziale ritorsione da parte di Teheran, incluso un possibile blocco dello Stretto di Hormuz, potrebbe rendere difficile l'utilizzo della capacità inutilizzata", ha aggiunto.
Lo stretto è molto importante nel commercio dell'oro nero. Basti pensare che questo stretto corso d'acqua all'imboccatura del Golfo Persico gestisce circa un quarto degli scambi globali. Già in passato l'Iran ha minacciato di bloccare lo stretto e, attraverso le milizie degli Houthi nello Yemen, ha ripetutamente preso di mira le navi mercantili che lo attraversavano.
Analisti e investitori intanto temono che i prezzi del petrolio possano accelerare nei prossimi giorni. "La propensione al rischio degli investitori petroliferi sarà probabilmente messa alla prova oggi, con un'immensa volatilità e incertezza", ha detto Priyanka Sachdeva, analista di mercato senior di Phillip Nova Pte. "Il peggioramento del conflitto aumenta il rischio di interruzioni delle forniture di petrolio".
Secondo gli analisti di ING, quanto accaduto nelle ultime ore "aumenta significativamente l'incertezza geopolitica e richiede al mercato petrolifero di prezzare un premio di rischio più ampio per eventuali interruzioni dell'offerta".
A giudizio di Andy Lipow, presidente di Lipow Oil Associates, le preoccupazioni dei mercati petroliferi ora sono che l'Iran reagisca attaccando obiettivi israeliani o americani, portando a una grave escalation militare e a una potenziale interruzione delle forniture di petrolio.
"L'Iran sa benissimo che il presidente Usa
Donald Trump è concentrato su prezzi dell'energia più bassi", ha detto. "Le sue azioni influenzano le forniture di petrolio del Medio Oriente e di conseguenza l'aumento dei prezzi della benzina e del diesel per gli americani sono politicamente dannose per il presidente degli Stati Uniti".