Il petrolio ha superato gli 80 dollari al barile per la prima volta da novembre 2014, mentre la crisi energetica globale continua a preoccupare e l'OPEC+ ha ripristinato la produzione ad un ritmo più contenuto di quanto si aspettava il mercato.
L'andamento della materia prima dipende dalla scarsa disponibilità di energia a livello globale che ha permesso ai prezzi del gas di registrare nuovi record e che ha portato la Cina a richiedere una maggiore produzione di carbone. Inoltre, pesano anche i timori che la stagione invernale fredda possa mettere ancora più in difficoltà le forniture di gas.
Petrolio supera gli $80 al barile con crisi energetica e aumento della domanda
I prezzi di combustibili come carbone e gas naturale stanno aumentando significativamente in Europa e in Asia mentre le scorte si esauriscono prima dell'inverno dell'emisfero settentrionale, spingendo a passare a prodotti petroliferi come diesel e cherosene.
Il petrolio WTI è aumentato di quasi il 30% da metà agosto con l'intensificarsi della crisi energetica. Saudi Aramco stima che la carenza di gas abbia già aumentato la domanda di greggio di circa 500.000 barili al giorno, mentre Goldman Sachs vede i consumi salire ancora più in alto.
Le preoccupazioni sono state ulteriormente aggravate dopo che il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha dichiarato di non avere piani "in questo momento" per sfruttare le riserve petrolifere del Paese.
Materie prime, petrolio: le previsioni degli analisti
La decisione della scorsa settimana dell'OPEC+ di attenersi a un piano di produzione di soli 400.000 barili al giorno sul mercato a novembre ha aggiunto ulteriore pressione al rialzo sui prezzi, dal momento che molti analisti avevano previsto che il Cartello avrebbe aumentato questa soglia.
"La decisione dell'OPEC di trattenersi da un aumento della produzione maggiore del previsto probabilmente vedrà il mercato stringersi ulteriormente nel quarto trimestre", ha affermato Daniel Hynes, Senior strategist presso Australia & New Zealand Banking Group.
Goldman Sachs ha tagliato le sue previsioni per l'espansione degli Stati Uniti quest'anno e il 2022, accusando una ripresa ritardata della spesa dei consumatori. Il colosso finanziario statunitense ha affermato in una nota che ora vede una crescita del 4% il prossimo anno, in calo rispetto a una precedente stima del 4,4%. Le crisi energetiche in Cina e India potrebbero portare a un rallentamento anche nel continente asiatico.
Petrolio: Iran pronta ad aumentare l’offerta in cambio di investimenti
Intanto, nel fine settimana, l'Iran ha dichiarato che intende offrire petrolio e gas a "qualsiasi investitore" in cambio di beni o investimenti di capitale nel settore energetico colpito dalle sanzioni della Repubblica islamica.
Ciò avviene in mezzo a discussioni in stallo per ottenere un accordo internazionale sul suo programma nucleare, che gli consentirebbe di ricominciare ufficialmente a esportare petrolio. Le prossime settimane saranno decisive per il programma nucleare del Paese, ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel, invitando Teheran a tornare al tavolo dei negoziati.