Nelle ultime settimane
i prezzi del petrolio sono stati sotto pressione, con il Brent scivolato da un massimo di ottobre di 80,55 dollari ai circa 72 dollari attuali. La vittoria larga di
Donald Trump alle elezioni USA ha inasprito le vendite, in quanto il suo programma basato sulle trivellazioni rischia di aumentare ulteriormente l'offerta.
Per tutto il 2024 il greggio ha subito il rallentamento della domanda dalla Cina, principale importatore mondiale. E se non è crollato ulteriormente è perché l'OPEC+ ha mantenuto la riduzione delle forniture di 2,2 milioni di barili giornalieri. Nell'ultimo meeting, il cartello dei Paesi esportatori ha deciso di prolungare di un mese il taglio dell'output che avrebbe dovuto scadere a dicembre. Tuttavia, dovrà stabilire nel 2025 quale politica adottare, tenuto conto che ha abbassato le sue previsioni di crescita della domanda globale da 1,6 a 1,5 milioni di barili al giorno. Non è escluso quindi che alla fine opti per un approccio di riduzione dei tagli più graduale il prossimo anno.
Nel frattempo, al di fuori dell'alleanza OPEC, i principali produttori mondiali come Stati Uniti, Canada, Brasile e Guyana stanno pianificando di incrementare la loro offerta, creando in questo modo le condizioni affinché le quotazioni dell'oro nero rimangano a livelli bassi.
Prezzi del Petrolio: cosa aspettarsi nel 2025
Alcuni analisti non vedono con ottimismo la situazione del mercato petrolifero nel 2025. A giudizio di Tom Kloza, responsabile globale dell'analisi energetica presso OPIS, un'agenzia di segnalazione dei prezzi del petrolio, i prezzi del greggio potrebbero "scendere a 30 o 40 dollari al barile se l'OPEC non raggiungesse alcun tipo di accordo per frenare la produzione". Questa è una cosa possibile in quanto, come sostiene Kloza, i Paesi dell'alleanza "hanno visto la loro quota di mercato diminuire nel corso degli anni".
Dello stesso avviso è Henning Gloystein, responsabile dell'energia, del clima e delle risorse di Eurasia Group, che ha ipotizzato quotazioni verso i 40 dollari senza una completa riduzione dei tagli all'offerta dell'OPEC+ e considerando che la crescita della domanda il prossimo anno "probabilmente non sarà di molto superiore ad 1 milione di barili al giorno".
Saul Kavonic, analista senior di MST Marquee, ha addirittura messo in gioco il fatto che un abbandono dei tagli da parte del cartello senza tener conto della domanda innescherebbe "una guerra dei prezzi per la quota di mercato che potrebbe mandare il petrolio a minimi che non si vedevano dai tempi del Covid". All'epoca - esattamente ad aprile 2020 - i future sul petrolio finirono addirittura in territorio negativo per la prima volta nella storia, sia per lo shock pandemico che per la guerra fratricida sull'offerta tra i due giganti dell'OPEC+, Arabia Saudita e Russia.
Anche con una mancata riduzione dei tagli, il futuro del petrolio sembra in crisi, secondo gli analisti di Citi. In questo scenario, gli esperti prevedono un prezzo medio del Brent di 60 dollari al barile l'anno prossimo.