L'oro sta per chiudere il suo migliore anno del nuovo millennio. Da inizio 2024 ha guadagnato circa il 26%, raggiungendo nel mese di ottobre il record storico di 2.801 dollari l'oncia. Ma a frenare il rally del metallo giallo negli ultimi due mesi è stata la vittoria di
Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre.
Con il tycoon alla Casa Bianca e l'aspettativa che metterà in pratica il suo programma elettorale di dazi commerciali generalizzati, gli investitori si aspettano il ritorno dell'inflazione con l'aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Ciò per l'oro non è una buona notizia, in quanto esso è un asset non redditizio e quindi è poco a suo agio in un ambiente in cui i rendimenti di attività alternative sono più alti.
Il contesto generale comunque è stato favorevole al metallo prezioso quest'anno, in particolare sul fronte della situazione di incertezza a livello economico e geopolitico. L'oro è un bene rifugio e per questo diventa molto appetibile in circostanze di turbolenza.
Il rally dell'oro ha ricevuto anche una grande spinta dagli acquisti delle Banche centrali, specialmente quelli di Cina e Russia. Ciò si è intensificato per via delle sanzioni americane alla Russia, soprattutto riguardo il congelamento di oltre 600 miliardi di dollari.
Inoltre, l'inizio del ciclo dei tagli ai tassi di interesse da parte delle principali autorità monetarie quest'anno ha aiutato le quotazioni del metallo, per la stessa ragione di cui abbiamo detto prima: rendimenti più bassi fanno diminuire il costo opportunità della detenzione di oro.
Oro: le aspettative per il 2025
Le aspettative del 2025 sono coperte da una nube di incertezza riguardo il metallo giallo. I dazi trumpiani potrebbero pesare notevolmente sulle quotazioni. Tra l'altro, l'oro rischierebbe di indebolirsi anche attraverso la forza del dollaro USA.
Se i rendimenti dovessero rimanere alti per effetto delle tariffe, la valuta americana avrebbe un vantaggio in termini di rendimento rispetto ad altre divise come euro e sterlina, quindi potrebbe rafforzarsi. Questo implica una tendenza dell'oro a perdere valore, essendo quotato in dollari e legato da un rapporto inverso con la moneta USA.
Rimane però aperta la questione circa l'economia americana, l'inflazione e quindi cosa farà la Fed. Nell'ultima riunione del 2024, la Banca centrale statunitense ha annunciato che i tagli nel 2025 saranno due e non tre come si aspettava il mercato. Tuttavia, ciò dipenderà dal fatto che l'inflazione torni o meno al target di lungo periodo del 2% e che l'economia USA si mantenga resiliente come ha fatto finora o meno.
Non avranno un'importanza secondaria le dinamiche dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Trump è determinato a risolvere nel 2025 le questioni una volta per tutte, ma gli ostacoli da superare sono davvero molti. Se il 78enne newyorchese riuscirà nell'impresa, a quel punto l'oro nella veste di bene rifugio potrebbe perdere un po' di smalto e quindi sarebbe lecito aspettarsi un ritracciamento da questi valori.
Insomma, il quadro generale è tutto da definire e probabilmente sarà determinante per le quotazioni della materia prima. Secondo David Scutt, analista di StoneX Group Inc., l'oro è stato "tanto straordinario quanto implacabile, e quindi la più grande sorpresa di mercato del 2024".
Tuttavia, "il gioco ora sembra essere cambiato", ha aggiunto. A giudizio di Giovanni Staunovo, analista di UBS, guardando al futuro bisognerà osservare ancora "gli stessi fattori che hanno sostenuto l'oro nel 2024: gli acquisti in corso da parte delle Banche centrali con il desiderio di diversificare le loro riserve e i continui tagli dei tassi statunitensi a sostegno della domanda di investimenti".