Materie prime: 4 cose da tenere d'occhio nel 2025 | Investire.biz

Materie prime: 4 cose da tenere d'occhio nel 2025

30 dic 2024 - 11:00

30 dic 2024 - 11:21

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Con il 2024 ormai al capolinea, si guarda all'anno nuovo per il mercato delle materie prime. Ecco alcuni aspetti importanti che bisogna tenere in considerazione

Le materie prime hanno vissuto un 2024 all'insegna di grandi turbolenze, con alcuni prezzi che sono volati a livelli record. Si pensi, ad esempio, alle quotazioni di cacao e caffè che hanno aggiornato i loro massimi da decenni a causa principalmente delle cattive condizioni climatiche nei Paesi produttori che hanno colpito il raccolto.
 
O anche al rally dell'oro arrivato a 2.800 dollari l'oncia quest'anno grazie alla corsa degli investitori verso beni rifugio per via delle tensioni geopolitiche. Queste ultime non sono state in grado di incidere più di tanto sull'andamento del petrolio, in quanto il vento favorevole della guerra in Medio Oriente e la politica dell'OPEC+ di estendere il taglio della produzione non hanno compensato il calo considerevole della domanda cinese dovuta al rallentamento dell'economia di Pechino.
 
 

Materie prime: cosa aspettarsi per il 2025?

Il 2025 quindi sarà probabilmente un anno caratterizzato da diversi eventi che potrebbero incidere in maniera decisiva sulle quotazioni, il che lascia una scia profonda di incertezza sulle prospettive. Vediamo di seguito quattro aspetti da tenere in considerazione per l'anno che verrà.
 
 
Le difficoltà dell'OPEC+
 
Il petrolio è in difficoltà, con i prezzi che stentano a decollare. L'OPEC+ ha cercato in tutti i modi di evitare una debacle ritardando l'aumento della produzione, dopo che per diversi anni le quotazioni elevate del greggio hanno incoraggiato gli investimenti in nuova capacità produttiva da parte dei rivali del cartello.
 
La domanda è: cosa farà il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Il leader repubblicano vuole aumentare la produzione dello scisto americano attraverso le trivellazioni, il che significherebbe un mercato inondato dall'offerta di greggio.
 
Ciò metterebbe i Paesi dell'OPEC+ in una condizione difficile, che potrebbe far perdere loro quote di mercato. L'organizzazione rischia anche di essere messa con le spalle al muro qualora Trump dovesse applicare i dazi promessi che farebbero deragliare la crescita economica e scivolare in basso la domanda di petrolio. 
 
 
Il rally di caffè e cacao
 
Quella che si sta per chiudere potrebbe essere la quinta stagione consecutiva in cui la produzione di caffè è inferiore al consumo che se ne fa. Una statistica, questa, senza precedenti. Tutto ciò è derivato dalla carenza di raccolti nei più grandi produttori mondiali della materia prima, Brasile e Vietnam. Di conseguenza, i prezzi della varietà Arabica sono schizzati al picco stabilito nel 1977.
 
Percorso simile per le quotazioni del cacao, che hanno macinato record su record a causa del crollo delle colture - dovute al clima pessimo e alle malattie degli alberi - di Paesi come Costa d'Avorio e Ghana, rappresentanti il 70% della produzione mondiale della materia prima. Per il 2025 la grande incognita saranno proprio le condizioni meteorologiche, senza il miglioramento delle quali il rally è destinato a continuare.
 
 

Il ruggito del carbone

Per anni il carbone è stato considerato "moribondo" a causa della riduzione nell'uso di gran parte dei Paesi a livello mondiale, impegnati nella lotta al cambiamento climatico. Alla conferenza sui cambiamenti climatici COP26 del 2021 a Glasgow, il mondo ha concordato di "consegnare il carbone alla storia".
 
Le cose però sono andate diversamente. La Cina - il Paese più in vista nel passaggio dalle auto endotermiche a quelle elettriche - brucia ancora carbone per produrre elettricità. Da solo, il Dragone consuma il 30% in più del combustibile fossile rispetto al resto del mondo. In sostanza, nel 2024 si è consumata a livello globale una quantità record di carbone e per il 2025 ci sono poche speranze che la tendenza cambi realmente.
 
 
Il cambio di rotta del minerale di ferro
 
Per quanto non sia un pilastro dell'investimento nei mercati finanziari, il minerale di ferro è ancora fondamentale per la redditività dei gruppi aziendali che producono minerali, in particolare delle acciaierie.
 
Il suo prezzo quest'anno si è dimezzato rispetto al 2024 perché la Cina, il più grande produttore mondiale, ha raggiunto il picco di fronte a una domanda zoppicante. Il 2025 propone alcune incognite, in quanto un nuovo attore si aggiunge nella produzione a basso costo: la Guinea nell'Africa occidentale. Questo significa che ci sono le condizioni affinché i prezzi rimangano depressi.
 
 

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