Ieri l’OPEC+ ha deciso di interrompere gli aumenti di produzione di petrolio oltre dicembre, dopo aver approvato un incremento limitato per l’ultimo mese dell’anno. La mossa riflette la crescente cautela del Cartello di fronte al rischio di un eccesso di offerta globale che potrebbe pesare sui prezzi del greggio nei primi mesi del 2026.
Dal mese di aprile, l’OPEC+ ha aumentato i target produttivi di circa 2,9 milioni di barili al giorno, pari a circa il 2,7% della fornitura globale. Tuttavia, a partire da ottobre, il gruppo ha rallentato il ritmo dei rialzi, spinto dalle previsioni di un possibile surplus di offerta sul mercato.
Le nuove sanzioni occidentali contro la Russia, imposte da Stati Uniti e Regno Unito ai colossi energetici Rosneft e Lukoil, complicano ulteriormente la strategia del gruppo, limitando la capacità di Mosca di incrementare la produzione. Vediamo i dettagli.
OPEC+: incremento limitato a dicembre, stop nel primo trimestre 2026
Durante la riunione mensile tenutasi ieri, gli otto membri principali del gruppo - Arabia Saudita, Russia, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Kuwait, Oman, Kazakistan e Algeria - hanno concordato di aumentare i target di produzione per dicembre di 137.000 barili al giorno, in linea con gli incrementi previsti per ottobre e novembre.
“Oltre dicembre, a causa della stagionalità, i Paesi hanno deciso di sospendere gli aumenti di produzione per gennaio, febbraio e marzo 2026”, si legge nella dichiarazione ufficiale del Cartello. Il primo trimestre dell’anno è tradizionalmente il più debole per la domanda di petrolio e per l’equilibrio tra domanda e offerta.
Gli otto membri principali dell’OPEC+ si riuniranno nuovamente il 30 novembre, in concomitanza con il vertice completo dell’organizzazione, per valutare le condizioni di mercato e decidere eventuali aggiustamenti. In seguito alla decisione dell’alleanza, Morgan Stanley ha alzato la stima per il Brent a 60 dollari al barile nella prima metà del 2026, rispetto ai precedenti 57,50 dollari.