Il 2021 è stato un anno magico per le commodity e il 2022 promette di seguire le sue orme. Delle quattordici materie prime comprese nell’indice S&P Goldman Sachs Commodity Index (GSCI) solo tre hanno chiuso in negativo. Il 2021 segue un anno, il 2020, altrettanto eccellente dove le materie prime con segno meno erano state solo due.
L’indice GSCI è stata la terza asset class più performante con un progresso del 37%, che ha permesso di battere sia i REIT che le azioni prese nel loro complesso. L’aspetto rilevante è legato al fatto che la negatività è imputabile prevalentemente ai soli metalli preziosi visto che tutti e quattro (platino, palladio, oro e argento) hanno chiuso il 2021 con il segno meno.
Materie prime: ecco le migliori del 2021
Petrolio e carbone che erano stati i peggiori e unici negativi del 2020 sono stati i best performer dell’anno appena trascorso, con un rialzo in tripla cifra per il primo (+160%) e superiore al 50% per il secondo.
I preziosi a loro volta erano stati i migliori nel 2020 per poi perdere terreno nel 2021. Un classico fenomeno di ritorno verso la media che indica quanto importante sia rimanere diversificati nell’investire in una asset class a così elevata componente di volatilità.
Anche osservando le altre commodity con il segno più ci accorgiamo dell’anno straordinario vissuto da questa asset class che stiamo imparando ad apprezzare a causa degli effetti sul tasso di inflazione impennatosi in tutto il mondo e della guerra tra Russia e Ucraina. Le commodity senza performance negative hanno tutte chiuso il 2021 con guadagni almeno in doppia cifra, un altro attestato di forza.
L’energia ha dominato visto che sul podio. Era dal 2016 che le materie prime energetiche non collezionavano un risultato simile. Lo stesso carbone era reduce da tre annate consecutive negative e quindi il rialzo è stato quasi un atto dovuto nonostante i buoni propositi green del mondo intero.
Tra le commodity agricole da segnalare il frumento che per il quinto anno consecutivo ha messo a segno un rialzo, con gli ultimi quattro in doppia cifra. Il 2022 promette di essere esaltante. Dopo tre mesi gli apprezzamenti sono stavolta trasversali. Le materie prime energetiche superano il 40% di rialzo, quelle agricole il 20%, quelle industriali il 10%. Solo i metalli preziosi rimangono sotto al 10% di rivalutazione.
Numeri che ci danno l’idea di una dispersione delle performance notevoli, difficili da catturare in anticipo. Per chi vuole inserire questi in un portafoglio di investimento, la diversificazione è necessaria. In Italia non ci sono problemi di offerta essendo quotati diversi ETF che investono nel mondo delle commodity.
Materie prime: ecco come investire con gli ETF
La scelta dell’indice sottostante è però un ulteriore elemento di complessità anche qualora si selezionasse un indice generico. Nel 2021 l’ETF Lyxor Refinitiv Commodities CRB è stato il migliore con un +48% causato da un generoso peso di energetici in portafoglio tipico dell’indice CRB Index. L’ETF di iShares che invece replica il più equilibrato (ma con più preziosi al suo interno) Bloomberg Commodity Index ha guadagnato 9 punti percentuali in meno nel 2021.
Uno stesso paniere può poi avere strategie diverse di rolling portando ad ulteriori distorsioni nel risultato complessivo anche di uno stesso indice. Inutile cercare la soluzione migliore all’interno di così tante opzioni e soprattutto condizioni di mercato che possono influenzare l’andamento finale dell’investimento.
Consapevoli dell’inefficienza di strumenti con sottostanti contratti futures quello che si può fare è selezionare un paio di ETF su indici differenti e costruire un mini basket long sulle commodity per tentare di catturare i lati positivi di due indici diversi. Ad esempio con Lyxor Refinitiv Core Commodity CRB (ISIN LU1829218749) e UBS CMCI Composite (ISIN IE00B53H0131) l’obiettivo della diversificazione può essere raggiunto in modo soddisfacente.
Il mondo delle commodity sta vivendo una delle sue fasi migliori degli ultimi anni. Tanti money manager avevano trascurato questa asset class proprio per assenza di timori legati all'aumento dell'indice dei prezzi al consumo. Ora si sono invece riscoperte le qualità tra le più indicate per chi teme un lungo periodo di inflazione sopra la media storica degli ultimi anni.