Le quotazioni del petrolio sono crollate oggi nel mercato delle materie prime dopo che gli Stati Uniti si apprestano ad annunciare il terzo rilascio strategico da novembre, il più grande degli ultimi 50 anni. Il Brent scende del 3,45% a 107,60 dollari al barile, mentre il WTI sta cedendo il 4,50% a 102,90 dollari.
Joe Biden è quindi pronto ad annunciare la mossa della Casa Bianca, prevista per oggi, che segnerebbe
il più grande utilizzo di greggio dalle riserve dei 3 effettuati dallo scorso autunno. Secondo alcune fonti vicino al Presidente americano, il Paese dovrebbe liberare
1 milione di barili di petrolio al giorno per diversi mesi.
L'obiettivo ovviamente è quello di provare a raffreddare la corsa dell'oro nero, che sta generando una crescita irrefrenabile dei prezzi in tutta l'economia americana. Gli USA consumano circa il 20% di greggio del totale mondiale, pari a 20 milioni di barili al giorno. Pertanto, Biden è seriamente preoccupato del corso degli eventi.
Finora ha sempre reputato Vladimir Putin il principale responsabile dell'alta inflazione con lo scoppio della guerra Russia-Ucraina, quindi la sua azione è mirata a ridurre sempre più l'impatto della Russia sui prezzi dell'energia. In particolare, il Governo americano è particolarmente attento ai prezzi alle pompe di benzina, che nel mese di marzo hanno raggiunto il record di oltre 4 dollari al gallone che resisteva dal 2008.
Petrolio: i precedenti rilasci strategici USA
La Strategic Petroleum Reserve è uno stoccaggio di emergenza che viene gestito dal Governo USA ed è composto da 4 stabilimenti sotterranei cavernosi lungo la costa del Golfo degli Stati Uniti. Secondo i dati della Federal Energy Information Administration, in questo momento i siti dispongono di 568 milioni di barili di petrolio. A novembre e nel mese scorso il Paese ha partecipato insieme da altri membri dell'Internation Energy Agency a un rilascio coordinato di scorte strategiche con lo scopo di colmare il disequilibrio tra la domanda e l'offerta di petrolio nel mercato.
Negli anni scorsi si sono registrati altri interventi di emergenza che hanno fatto affidamento alle scorte. Tipo quello del 2005 a seguito dell'arrivo dell'uragano Katrina, che ha generato interruzioni nell'approvvigionamento; e quello del 2011 quando è esplosa la guerra civile in Libia, che ha comportato un calo delle importazioni dal Paese arabo.
Secondo Bob McNally, consigliere alla Casa Bianca quando vi era George Bush e ora direttore della società di consulenza Rapidan Energy Group, è possibile un'estensione dell'Amministrazione Biden rispetto agli ultimi rilasci, in considerazione del fatto che il rischio che Putin chiuda le forniture non sta scomparendo.
Petrolio: cosa pensano gli analisti sul rilascio strategico USA
Gli analisti tuttavia affermano che l
'impatto del rilascio ulteriore di riserve di petrolio potrebbe essere limitato sui prezzi del greggio, perché i mercati osserveranno maggiormente i segnali che arrivano dalla riunione di oggi dell'
OPEC+, che dovrà decidere sull'offerta globale.
In una nota di ricerca di oggi, Goldman Sachs ha affermato che la mossa di Biden favorirebbe l'equilibrio del mercato petrolifero quest'anno, ma non risolverebbe il problema del deficit strutturale. La banca d'affari statunitense precisa che tutto questo ridurrebbe la quantità di necessaria distruzione della domanda indotta dai prezzi, l'unico modo affinché si ribilanci la situazione del petrolio in un contesto in cui vi è scarsità di riserve e di elasticità dell'offerta.
Goldman sottolinea anche che questo rimarrebbe un rilascio di scorte temporaneo e non una fonte di approvvigionamento persistente per i prossimi anni, quindi il deficit strutturale dell'offerta in corso da anni resterebbe tale.
Robert Rennie, responsabile della strategia di mercato globale di Westpac, afferma che nell'ultimo anno gli USA hanno rilasciato 66 milioni di barili netti di greggio e non sembra che ci sia stato l'effetto di contenere le quotazioni.