Il mercato globale del mais continua a rivestire un ruolo strategico nell’economia agricola mondiale, rappresentando una delle colture più importanti sia per volume sia per versatilità d’uso. Negli ultimi dieci anni, la domanda internazionale ha avuto una crescita costante, aiutata da una serie di fattori, quali: aumento dei consumi delle famiglie e zootecnici; espansione dell’industria dei biocarburanti e crescente esigenza di sicurezza alimentare
Allo stesso tempo, si è registrato un incremento della produzione, per via di tecnologie agricole più efficienti e all’espansione delle aree coltivate in alcune regioni chiave. Tuttavia, il settore deve affrontare numerosi sfide: dai cambiamenti climatici all’instabilità geopolitica, alla volatilità dei prezzi delle materie prime. Ciò influenza la disponibilità e il prezzo del mais a livello globale.
Mais: la classifica dei top ten nella produzione
La campagna produttiva 2024/2025 evidenzia una forte concentrazione della produzione mondiale in un numero relativamente ristretto di paesi. Secondo i dati riportati dall'US Department of Agriculture, i primi dieci produttori coprono più dell’80% della produzione globale, un dato che sottolinea la dipendenza del mercato internazionale da alcune aree geografiche specifiche.
A dominare la graduatoria figurano paesi come gli Stati Uniti, la Cina e il Brasile, mentre l’Unione Europea, l'India, l'Ucraina e l'Argentina, che seguono nella lista, mantengono un ruolo importante ma meno decisivo. Ma vediamo di seguito la classifica dei primi dieci della classe, con indicazione della quantità di tonnellate metriche prodotte nella stagione 2024/2025 e la quota di produzione sul totale.
Stati Uniti - 378,27 milioni di tonnellate (31%)
Gli Stati Uniti restano saldamente al primo posto. Le pianure del Midwest sono un mare di campi perfettamente allineati, frutto di un’agricoltura iper-meccanizzata che non lascia quasi nulla al caso. Qui la resa per ettaro è tra le più alte al mondo grazie a tecnologie avanzate, sementi migliorate e un sistema agricolo che sembra una vera e propria industria. Gran parte del mais prodotto diventa mangime o etanolo, confermando il ruolo centrale degli USA sia nell’alimentare il mondo sia nel suo settore energetico.
Cina - 294,92 milioni di tonnellate (24%)
La Cina produce quasi quanto consuma, e questo la rende un caso unico. Il mais è un pilastro dell’alimentazione animale e dell’industria alimentare del paese, e la domanda continua a crescere. Le regioni del nord-est, immense e fredde, sono il cuore della coltivazione. Negli ultimi anni il Paese ha investito molto nella modernizzazione agricola, cercando di aumentare l’autosufficienza in un contesto globale sempre più complesso.
Brasile - 136 milioni di tonnellate (11%)
Il Brasile è ormai un gigante del mais: pochi decenni fa era un produttore medio, oggi è tra i protagonisti assoluti. La sua forza sta nelle coltivazioni estensive del Cerrado e nel modello del “safrinha”, il secondo raccolto annuale che ha rivoluzionato la produttività. Il clima può essere imprevedibile, ma quando tutto fila liscio, il Brasile diventa uno dei fornitori più importanti per l’Asia e per i mercati globali.
Unione Europea - 59,02 milioni di tonnellate (5%)
La produzione europea è molto variegata. Paesi come Francia, Romania e Ungheria hanno un ruolo chiave, ma devono fare i conti con un clima che cambia in fretta. Le ondate di calore e la siccità mettono a dura prova le coltivazioni, rendendo la produzione più instabile rispetto al passato. L’UE resta comunque un attore importante, soprattutto per il mercato interno.
Argentina - 50 milioni di tonnellate (4%)
Per l’Argentina il mais è molto più di una semplice coltura: è uno dei pilastri della sua economia agricola. Le Pampas offrono terreni fertili, ma il clima è capriccioso e le oscillazioni di resa sono frequenti. Nonostante ciò, il paese rimane tra i principali esportatori globali, grazie a un settore agricolo molto competitivo e legato ai mercati internazionali.
India - 42,28 milioni di tonnellate (3%)
L’India ha una produzione relativamente stabile ma profondamente diversa nel suo approccio. Gran parte del mais è coltivato da piccoli agricoltori, spesso in zone dove l’irrigazione non è garantita. La produttività non è altissima, ma il paese è enorme e la domanda interna è in forte crescita, spinta soprattutto dall’industria avicola e alimentare.
Ucraina - 26,8 milioni di tonnellate (2%)
Nonostante le difficoltà geopolitiche e le interruzioni nelle rotte commerciali dovute al conflitto con la Russia, l’Ucraina continua a essere un produttore fondamentale. I suoi terreni neri, il celebre “chernozem”, hanno una fertilità straordinaria. Quando le condizioni lo permettono, le rese sono ottime. Il Paese resta un attore chiave per l’approvvigionamento di molte nazioni, soprattutto in Medio Oriente e Nord Africa.
Messico - 23,2 milioni di tonnellate (2%)
Il Messico ha un rapporto culturale e storico molto profondo con il mais: è la culla del mais moderno e ancora oggi la gran parte del raccolto è destinata al consumo locale. Una parte significativa della produzione è realizzata in piccoli appezzamenti, spesso in condizioni difficili. Il Paese importa comunque molto del prodotto dagli Stati Uniti per far fronte alla domanda dell’industria alimentare.
Sud Africa - 16,95 milioni di tonnellate (1%)
Il Sud Africa è il principale produttore dell’Africa subsahariana. La produzione è molto legata al clima, con anni eccellenti seguiti da stagioni complicate a causa della siccità. Nonostante le oscillazioni, il Paese riesce spesso a essere autosufficiente e talvolta anche esportatore.
Canada - 15,35 milioni di tonnellate (1%)
Il Canada completa la top ten, grazie al supporto di alcune province, come Ontario e Québec, che hanno sviluppato una produzione solida e in crescita. Il clima più fresco limita la stagione vegetativa, ma le tecnologie e le varietà adatte alle basse temperature hanno permesso alla nazione nordamericana di ritagliarsi un posto stabile nella classifica mondiale.