- La scommessa sulle commodity pronosticata qualche mese fa ancora non si sta rivelado vincente anche se negli ultimi mesi le materie prime hanno guadagnato terreno
- Bene i preziosi, male gli energetici, nel mezzo i metalli: il mercato è decisamente frammentato ed impedisce una crescita organica dell'indice
- Analizziamo il grafico di lungo periodo del Bloomberg Commodity Index ma in Euro. Scopriremo delle interessanti sorprese tecniche
L’articolo risale ormai a diversi mesi fa,ma una delle mie previsioni per questo 2020 fatta alla fine dell’anno scorso quando ancora il Covid-19 era un perfetto sconosciuto, riguardava proprio le commodity. Sarebbe stato quello entrante il decennio delle materie prime mi chiedevo? Al momento la mia previsione non si sta rivelando corretta, è giusto dirlo. O meglio, l’avvento del Covid ha provocato un violento drawdown che lentamente gli indici legati alle materie prime stanno cercando di recuperare con alcuni protagonisti (vedi preziosi) che stanno tirando la carretta.
Ma vediamo prima di tutto nel dettaglio come si sono comportati da inizio anno le principali materie prime divise per tipologia. L’unico segno positivo è raccolto ovviamente dai preziosi con un +28% (dati al 3.8.2020) seguito dai metalli industriali che fanno una sostanziale patta. Materie prime agricole e soft che perdono all’incirca il 10% e poi la vera zavorra degli energetici in calo del 56% rispetto ai valori di partenza del 2020. Tutte performance espresse in Dollari Usa che convertite in Euro peggiorano di circa il 3% per effetto della svalutazione del biglietto verde.
Proprio in questi giorni sotto i colpi del forte calo del Dollaro l’indice Bloomberg Commodity Index ha recuperato e superato la soglia della media mobile a 200 giorni che dopo tanti mesi ha ripreso un’inclinazione positiva. Buon segno, come è un buon segno l’ipercomprato riagguantato dall’indice che raggruppa le principali materie prime. Naturalmente i pessimisti rivedono in questa posizione dell’oscillatore quella di fine 2019 che precedette il grande crollo. Io invece vedo un interesse del mercato maggiore che sta premiando altri settori collegati come quello delle borse emergenti o di valute come il Dollaro australiano.
Agosto può anche favorire una parziale presa di profitto dopo un rally del 20% da fine aprile, ma sono molto curioso di capire come entrerà nell’ultimo quadrimestre dell’anno questa asset di investimento alternativa ormai competitiva per remunerazione (cioè zero) ai bond.
A tal proposito seguo con molta attenzione il Bloomberg Commodity Index in Euro. Il grafico infatti è su scala settimanale e mostra una situazione intrigante. L’indice ha tentato di sfondare la parete inferiore della tendenza ribassista, un tentativo che al momento sembra essere stato respinto ma che se dovesse essere catalogato come trappola per orsi aumenterebbe notevolmente l’appeal delle materie prime.
Il MACD in tal senso conforta offrendo già ora un segnale bullish. Dovesse ritornare sopra zero l’oscillatore avremmo un primo segnale positivo di medio periodo che ci porterebbe a ridosso della resistenza madre che guida il calo dal 2008. Quella sarebbe la prova d’esame “secolare” del decennio per le commodity per tentare di mettere definitivamente da parte la tendenza negativa.