Petrolio: l'Arabia Saudita abbandona i tagli per le quote di mercato | Investire.biz

Petrolio: l'Arabia Saudita abbandona i tagli per le quote di mercato

26 set 2024 - 12:00

26 set 2024 - 12:17

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L'Arabia Saudita ha scelto: smetterà di sostenere i prezzi del petrolio tramite i tagli dell'output. Ecco quali sono le prospettive

La strategia dell'Arabia Saudita di tenere bassa la produzione di petrolio nella speranza di far arrivare i prezzi almeno fino a 100 dollari al barile finora non ha pagato. Il greggio si mantiene a fatica nell'intervallo 70-75 dollari e non si vedono per ora segnali convincenti che possa sprintare oltre il limite massimo della fascia. Per questo il Regno è pronto a rinunciare al target che si era dato preparandosi ad aumentare la produzione, hanno riferito le agenzie.
 
All'inizio di ottobre, Riyadh e altri sette membri dell'OPEC+ avrebbero dovuto ridurre i tagli alla produzione che durano da un paio di anni, da quando cioè il calo della domanda cinese ha spinto al ribasso le quotazioni. Tuttavia, lo scivolamento del Brent sotto i 70 dollari al barile ha convinto gli alleati del cartello a posticipare di due mesi la decisione. Secondo le previsioni degli analisti, è probabile che a partire dal 1° dicembre però si assisterà a un periodo prolungato di prezzi più bassi, ma il più grande esportatore di petrolio al mondo avrebbe ormai scelto un cambio di rotta per evitare di perdere quote di mercato.
 
 

Petrolio: l'Arabia Saudita ha bisogno di un prezzo a 100 dollari

Fino ad oggi, l'Arabia Saudita si è caricata sulle spalle la maggior parte dei tagli del cartello, riducendo la propria offerta di 2 milioni di barili al giorno negli ultimi due anni. Questa corrisponde a oltre un terzo della riduzione complessiva dell'alleanza. Attualmente il Regno di Bin Salman sta producendo 8,9 milioni di barili al giorno, al livello più basso dal 2011, se si esclude il periodo clou della pandemia e il momento dell'attacco nel 2019 all'impianto di lavorazione della compagnia petrolifera statale di Abqaiq.
 
Gli sforzi però non sono stati premiati perché nel frattempo gli Stati Uniti hanno aumentato la loro offerta di scisto e la domanda cinese - il più grande consumatore mondiale - ha fatto registrare una forte contrazione. Un altro fattore che ha finito per incidere sui prezzi bassi del petrolio è stato rappresentato dal fatto che alcuni membri dell'OPEC+ come l'Iraq e il Kazakistan hanno pompato più greggio rispetto alle quote a essi assegnate, violando almeno in parte le regole dei tagli.
 
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, l'Arabia Saudita ha bisogno di un prezzo del petrolio vicino ai 100 dollari al barile per equilibrare il suo bilancio. Questa però è una sfida che al momento sembra troppo difficile da vincere. Ed è anche e soprattutto per tale motivo che il Regno sta cercando di diversificare le sue fonti di entrata investendo in una serie di megaprogetti. 
 
 
 

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