Le oscillazioni selvagge nel mercato dei derivati del gas rischiano di creare una crisi di liquidità tale da fermare il commercio di energia in Europa. L'avvertimento viene lanciato da Equinor ASA, gigante energetico norvegese di proprietà statale, che aggiunge che l'unico modo per evitarlo è quello di coprire da parte dei Governi richieste di margine per 1.500 miliardi di dollari. Una cifra spropositata, che scaturisce da un'inflazione folle e una situazione di incertezza a livello globale che poche volte si è vista nel mercato delle materie prime.
Helge Haugane, Vicepresidente senior di Equinor, puntualizza che il problema riguarda essenzialmente i futures, in quanto il mercato fisico del gas funziona bene. Inoltre, ritiene che la cifra di 1.500 miliardi di dollari per evitare il margin call delle aziende sia addirittura conservativa. Per fornire le garanzie necessarie, le utility stanno ricorrendo a linee di credito molto costose, con l'aumento dei tassi d'interesse. "Il capitale aggiuntivo è denaro morto e legato alle richieste di margine", ribadisce Haugane. "E ciò non è un bene per le aziende che operano", continua, "dal momento che la liquidità nel mercato viene prosciugata". Per questa ragione, "un intervento dell'UE sarebbe sensato per sostenere il trading dei derivati", conclude.
In Europa, Paesi come Svezia, Svizzera e Finlandia hanno seguito l'esempio della Germania, offrendo agevolazioni creditizie alle imprese energetiche per evitare che il caos finanziario mandi la situazione completamente fuori controllo. E ora anche l'Austria si sta muovendo in tale direzione, con la discussione di misure di sostegno per gli agricoltori e le industrie colpiti dagli elevati costi energetici.
Ad ogni modo, nella riunione di venerdì prossimo a Bruxelles da parte dei Ministri dell'Energia dell'UE, il tema della liquidità sarà prioritario nelle argomentazioni sulle misure da prendere per affrontare la crisi energetica. Al riguardo, si studieranno strumenti di emergenza da attuare prima che il contesto generale degeneri ulteriormente. Lo ha ribadito anche Jozef Sikela, Ministro dell'Industria e del Commercio della Repubblica Ceca, che presiederà il meeting nell'occasione. "Gli Stati membri del blocco concordano sul fatto che i mercati e i trader hanno bisogno di più liquidità per funzionare", ha riferito oggi all'agenzia di stampa statale ceca CTK.
Gas naturale: per Equinor price cap inutile
L'altro tema infuocato che sarà al primo posto nell'ordine del giorno di venerdì riguarda il tetto al prezzo del gas. Ancora non vi è molta convinzione tra i Paesi dell'Unione o quantomeno il consenso non è unanime. Il timore è che la misura possa risultare inefficace, lasciando l'Europa al cospetto di un'offerta insufficiente a soddisfare il fabbisogno, senza che la Russia subisca grossi danni potendo questa smerciare il gas attraverso altri canali.
Haugane è scettico in merito al price cap. L'alto funzionario di Equinor ritiene che il mercato del gas naturale sia un fatto globale, quindi non facile da gestire. A suo giudizio, il problema di fondo sta nel deficit dell'offerta e quindi i limiti di prezzo non diminuiranno le tensioni o aumenteranno le riserve.
Quindi, come risolvere il problema? Haugane afferma che l'unica soluzione praticabile nel breve termine sia quella di una riduzione della domanda su larga scala, se la Russia dovesse chiudere i rubinetti. Nel medio termine invece l'Europa dovrà potenziare la capacità di rigassificazione del GNL, sviluppando nel contempo le energie rinnovabili, ha aggiunto Haugane.
In definitiva, nei prossimi mesi all'Europa non rimarrebbe che procedere con il razionamento. A luglio l'UE ha avanzato la proposta di ridurre del 15% la domanda di gas per questo inverno, ma non sono pochi ancora i Paesi membri che mostrano una certa resistenza.