Il mercato globale del cotone continua a essere uno dei pilastri fondamentali dell’industria tessile mondiale. Nonostante la crescente diffusione delle fibre sintetiche, il cotone rimane insostituibile in molte applicazioni grazie alle sue proprietà naturali, alla versatilità e all’ampia accettazione da parte dei consumatori. La domanda mondiale è influenzata da fattori quali l’andamento economico globale, il livello dei consumi nel settore moda e abbigliamento, le politiche agricole dei principali Paesi produttori e l’evoluzione dei prezzi delle fibre alternative.
Negli ultimi anni, il settore ha vissuto fasi alterne caratterizzate da una crescente sensibilità verso la sostenibilità e dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale della coltivazione, tradizionalmente molto esigente in termini di acqua e trattamenti fitosanitari.
Cotone: la classifica dei Paesi produttori
Guardando alla stagione 2024/2025, emerge un quadro molto vario: ci sono giganti agricoli che producono milioni di balle l’anno e piccoli Paesi che continuano a coltivarlo con fatica, spesso dipendendo dal clima, dall’acqua e da un mercato internazionale sempre più incerto. Vediamo da vicino i principali Paesi coltivatori, attraverso una classifica aggiornata pubblicata dall'
US Department of Agriculture riferita alla stagione 2024/2025. Accanto a ogni nome, è inserito il numero di balle prodotte e la percentuale sulla produzione complessiva.
Cina – 32 milioni di balle (27%)
La Cina guida saldamente la classifica. Gran parte del cotone arriva dalle distese dello Xinjiang, dove le coltivazioni sono enormi e iper-meccanizzate. Il Paese produce tanto e consuma altrettanto, perché la sua industria tessile non ha rivali per dimensioni. È un gigante che, tra tecnologia e pressioni internazionali, continua a dettare il ritmo del mercato.
India – 24 milioni di balle (20%)
In India il cotone è la vita quotidiana di milioni di famiglie. Le piogge imprevedibili possono complicare tutto, ma la forza del Paese sta nel numero enorme di coltivatori e nel ruolo centrale che il tessile ricopre nell’economia. Si tratta di un settore fragile ma vitale, un mosaico di piccoli campi che insieme formano un colosso.
Brasile – 17 milioni di balle (14%)
Il Brasile è il grande “nuovo arrivato” degli ultimi anni. Con aziende agricole immense e tecnologie all’avanguardia, è diventato uno dei produttori più efficienti del pianeta. Gran parte del suo cotone viaggia oltreoceano, soprattutto verso l’Asia, e la qualità è molto apprezzata. La principale economia sudamericana è una storia di crescita rapida e ben pianificata.
Stati Uniti – 14,41 milioni di balle (12%)
Negli USA il cotone è parte della storia. Texas, Georgia e gli altri stati del sud continuano a produrre fibre di alta qualità grazie a tecnologie tra le più avanzate al mondo. Qui ogni fase, dal seme alla raccolta, è un processo quasi scientifico. Nonostante la concorrenza, gli Stati Uniti restano un punto di riferimento globale.
Australia – 5,6 milioni di balle (5%)
L’Australia non produce tanto cotone, ma produce bene. Quando l’acqua non manca, le rese sono tra le migliori del pianeta. Quello australiano è un cotone “di nicchia”, richiesto proprio per la sua qualità. Il Paese esporta quasi tutto il raccolto, e questo lo rende una piccola potenza specializzata.
Pakistan – 5 milioni di balle (4%)
In Pakistan il cotone è fondamentale: sostiene milioni di lavoratori e alimenta l’industria tessile, che è uno dei pilastri del Paese. Ma la coltivazione è difficile a causa di parassiti, caldo estremo e poca acqua. Ogni raccolto è una sfida. Eppure, anno dopo anno, la produzione resiste.
Turchia – 3,95 milioni di balle (3%)
La Turchia unisce produzione agricola e lavorazione dei tessuti in un sistema molto efficiente. Non è tra i Paesi con più terreni coltivati a cotone, ma compensa con un’industria tessile potente e orientata all’export. Le sue regioni calde e soleggiate, soprattutto lungo la costa Egea, sono perfette per questa fibra.
Uzbekistan – 3 milioni di balle (3%)
Per decenni il cotone è stato il simbolo dell’Uzbekistan. Oggi la nazione dell'Asia centrale cambiando molto: meno lavoro manuale, più meccanizzazione e più attenzione alle condizioni lavorative. La produzione resta importante, anche se il Paese cerca di modernizzare completamente il settore.
Argentina – 1,43 milioni di balle (1%)
La produzione argentina è piccola, ma molto radicata nelle regioni del Nord. Qui il cotone è una coltura identitaria, coltivata da generazioni. La concorrenza della soia e il clima non aiutano, ma chi continua a coltivarlo lo fa con una dedizione storica.
Unione Europea – 1,24 milioni di balle (1%)
Il cotone europeo è un affare quasi esclusivamente mediterraneo: Grecia e Spagna. Ha una produzione limitata, ma moderna e ben organizzata. L’UE importa comunque gran parte del cotone che consuma.