L’oro rappresenta da secoli l’asset class finanziaria per eccellenza sulla quale andare quando si registrano tensioni geopolitiche in giro per il mondo. La sua funzione di riserva di valore rende il metallo giallo uno strumento molto sensibile a guerre, crisi finanziarie, economia.
Con lo scoppio della guerra tra Israele e Palestina il metallo giallo è stato riscoperto da un mercato che lo stava progressivamente abbandonando a causa di una politica monetaria della FED capace di portare i tassi di interesse ben oltre il 5%, con nuove prospettive di rialzo e soprattutto rendimenti reali decisamente importanti e superiori al 2%.
Più che i tassi di interesse che permangono elevati, è il timore di un allargarsi delle tensioni in tutto il Medio Oriente ad aver riportato l’interesse sull’oro. Ma sarà quello di inizio ottobre un minimo destinato a reggere, oppure presto vedremo un nuovo assalto a minimi dell’anno posizionati poco sopra 1800 e formalizzati a febbraio?
Prezzo Oro: per parlare di inversione di tendenza serve un ritorno sopra i 1.920 $
La prima considerazione è strettamente legata all’andamento del dollaro. Chi sceglie di entrare sul gold a giudicare dall’andamento degli ultimi 18 mesi (ma non degli ultimi giorni) farebbe bene a coprire il cambio. Infatti l’andamento di EUR/USD e oro è sostanzialmente simile quanto a direzione. Una correlazione positiva elevata insomma.
I ripetuti tentativi del gold di sfondare la resistenza psicologica di 2 mila dollari l’oncia si sono rivelati infruttuosi dal 2020 ad oggi e il ripiegamento sull’onda delle manovre FED sui tassi ha sfiorato il minimo dell’anno. Movimento esemplare tecnicamente parlando. A 1.830 dollari l’oro ha eseguito un movimento a zig zag in cui la prima onda correttiva ha eguagliato la seconda.
La tenuta di questo livello, e a questo punto anche la tenuta di 1,04 da parte di EUR/USD, è stata fondamentale per permettere all’oro di tentare una reazione sull’onda delle notizie arrivate da Israele e che sotto sotto fanno sperare il mercato in una possibilità più concreta di stop nel rialzo dei tassi da parte di Fed e Bce per timori di recessione o credit crunch.
Ma per parlare di inversione di tendenza serve un ritorno sopra i 1.920 dollari per oncia da parte del gold. E questo passo venerdì ha compiuto un balzo in avanti notevole con una lunga candela rialzista avvenuta però in un contesto di forza di dollaro. Un segnale non certamente di fiducia dei mercati alla ricerca della sicurezza.
Queste sono le classiche ipotesi tecniche che fino a prova contraria richiedono conferme di prezzo in apertura di questa settimana per considerare esaurita questa correzione dell’oro. Un affondo sotto 1.830 aprirebbe le porte a quello che sarebbe un obiettivo molto interessante, ovvero 1.740. Qui la seconda gamba correttiva sarebbe pari a 1.618 volte la prima e qui passa la up trend line che guida il bull market dal 2018.
Ma al momento è interessante soprattutto lo scenario bullish con le resistenze offerte dai massimi decrescenti e dalla media mobile di riferimento che potrebbero esercitare una prima opposizione alle speranze del gold. In caso contrario per l'oro si riaprirebbero le porte dei 2 mila dollari l'oncia.
Per il mondo intero la speranza è quella di una salita del metallo giallo legata ad un affievolirsi dell’intensità della politica monetaria e non per l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche. Il termometro giallo ci darà delle risposte nelle prossime settimane. Settimana decisiva quella che ci aspetta.